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Sant'Antonio, il falò di una tradizione che ogni anno dura un giorno

Sant'Antonio, il falò di una tradizione che ogni anno dura un giorno

I falò di Sant'Antonio che si festeggia a Rocchetta Sant'Antonio

Oggi al mio paese è festa. Le campane suoneranno allegre. Non come nella settimana scorsa che tristissimamente ogni giorno hanno accompagnato qualcuno di noi fra i cipressi lassù. Suoneranno allegre e uniranno un popolo, una tradizione, un rito antico. Ci si affeziona, alle cose ripetute. Danno stabilità e senso di continuità, si va veloci nei gesti perché si sa cosa fare e danno la superficiale convinzione che per chi c'è, niente è cambiato. Al mio paese è' festa. E a ricordarcelo ci sarà l'arrivo del Vescovo, i falò in onore di Sant'Antonio, i pasticcini a casa del sindaco prima e in Comune dopo. Ci sarà la banda, che porterà fra le stradine la percezione di una gioia collettiva e condivisa. Riti antichi che avranno in tempo reale la diffusione di immagini sul web, in rete, così che la divulgazione sia più vasta ed allargata, così che l'emigrato senta un pezzo di cuore che batte 'ruccatan', e riconosca nelle foto tizio, caio o sempronio. Quanta gente nuova e diversa, quante voci cambiate, quante facce moderne, in una tradizione che si ripete uguale ma vede tutto cambiato. Resta solo il fuoco, uguale a se stesso. Il suo calore e l'ancestrale paura di bruciarsi. Restano i tragitti percorsi con le fiaccole in mano, restano, ancora solo per oggi, le luminarie di Natale che solo da noi restano ancora accese. Il resto, intorno, cambia. Le case, gli alberi, i sindaci, i preti, i pensieri. Ma si aspetta la festa. Come un appuntamento in cui contiamo chi è restato, come una occasione per volerci bene, come una scaramanzia, come un compleanno per il paese. Come un abbraccio circolare che diversamente non ci sapremmo dare. E continueremo a fare gli osservatori un po' pettegoli: quest'anno poca gente, no quest'anno più dell'anno scorso... e questo discutere darà, in forma elegante, la misurazione, come per un termometro, della popolarità e dell'amabilità di un sindaco. Va bene così, se questo fa bene. Se fa ritrovare una identità, una coesione, una reale partecipazione. Ma che non duri solo un giorno.. Era così, che, il giorno del 16 gennaio1993, la pensavo anch'io. Quando anche a casa nostra arrivò la banda, arrivarono i vigili, arrivò tantissima gente, arrivarono i pasticcini, arrivò il vescovo. E, frastornata e felice, accolsi con gioia  ed entusiasmo il mio paese a casa mia... e fu bello vederlo salire le scale, come se si andasse a trovare un amico. E poi, dopo 'il bicchierino', invitare l'amico a scendere insieme. Ah, quanta vita è passata...

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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