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Pensieri dell'altrove

Un giovedì pomeriggio, d'inverno, al mio paese

Un giovedì pomeriggio, d'inverno, al mio paese
Al mio paese, scendere in piazza il giovedì pomeriggio invernale, è come  pensare ad una evacuazione di massa, ma nessuno ti aveva avvisato. Così, ti  ritrovi disinvoltamente a guidare al centro strada, tanto non incroci nessuno,  e a guardarti intorno con uno strepitoso senso di spazio vuoto. Oriente ed occidente, tutto in un galà di solitudine. Nord e molto sud uniti solo in una  fotografia senza troppi soggetti. Punti cardinali senza coordinate, qui la  tecnologia non serve. Ti bastano i lampioni dalle luci gialle, che snobbano e  sfidano il tempo. E lo spazio. La signorina dei tom tom direbbe: “bene, sei arrivato a destinazione, sei in centro. Goditelo”. Il centro. Quando c'è il bar  della piazza aperto, una umanità con la voglia lenta di fare due chiacchiere la  trovi. Quando in inverno il giovedì il bar e' chiuso, la sua saracinesca abbassata ti rimbalza come un calcio, senza troppa eleganza, sulla faccia e  negli occhi. Ti viene da pensare che c'è uno spreco di luci, in tempo di crisi. Ti viene da dire che forse sono più gli abitanti che stanno lassù fra i cipressi. Ma fortunatamente incroci dei cani, e ti senti sollevato. Abbiamo molti cani di nessuno, al mio paese. Affamati, sporchi, in inverno ne vedi  molti di più, e molti che zoppicano, chissà perché. Allora, c'è una risposta di  vita. Meno male. 

Continui il giro, ma dopo un po' la strada finisce e in automatico ti ritrovi sotto casa. Ma la forza del mio paese, in inverno, sta nelle case. So di amiche che sfornano dolci meravigliosi, so di camini accesi, so di anziani come mio padre che si arrabattano e si arrampicano sulle tastiere di un computer  in cerca di un dialogo silenzioso, so di bambini che si incontrano con le loro mamme e giocano (anche le mamme), so di giovani che fanno sogni e programmi per l'estate che verrà'. Per rilanciare un giovedì pomeriggio invernale incapace di generare entusiasmi, bastano le proposte della fantasia, e, a rotazione, la positività delle idee e delle attese. Arriverà di nuovo l'estate, le strade e le stradine di nuovo ingolfate di auto degli amici che vengono 'dal  nord', le luci si moltiplicheranno, e quelle di adesso sembreranno poche, i 
passi e le passeggiate saranno l'opportunità per incontri, saluti,  riconciliazioni. E questa piazza, come la pancia giovane di una donna gravida, partorirà decine di figli sudati, abbronzati, con una gran voglia di riappropriarsi dei loro luoghi della memoria infantile. E ci saranno giochi,  feste, fuochi di artificio, processioni, musiche ad alto volume, cantanti un  po' depressi e molto age' e giovani cantautori in cerca del futuro. Ci saranno  le sedie fuori dai bar e non ci sarà posto per sedere, e poi le bancarelle e  poi le fiere. E l'odore della carne alla brace e le borse taroccate dei vu compra' sui marciapiedi. E poi le mozzarelle che devi prenotare senno' non ne 
trovi, e le vaschette di gelato che finiscono, non te ne accorgi, e le trovi semi vuote nel freezer. Ci sarà tutto questo, e sembrerà un altro posto con  altra umanità. Penso sia la sorte di tutti i nostri piccoli paesi, di avere  questa anima bipolare, premiati in estate da un incremento di tutto, dopo essere  stati colti da una lunga astinenza fredda del niente. E se il freddo ci porta  la neve, tanta neve, come l'anno scorso, i pochii che ora sono  rintanati dietro i vetri, escono ed organizzano una festa al paesaggio imbiancato e si  fanno pupazzi e frittelle. Il paese è così, anche la nevicata importante è un evento incentivante. Ma per adesso il meteo non la prevede. L'unica cosa prevedibile èche domani sarà venerdì, la saracinesca del bar della piazza sarà alzata. E già si sente il profumo del caffè.

 

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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