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Pensieri dell'altrove

Il compleanno? Dipende da come ti scontri col tuo calendario

Il compleanno? Dipende da come ti scontri col tuo calendario

Si sta sempre bene, prima di essere ammalati. E si è sempre giovani, fino a quando non vai a tamponare contro un giorno del calendario e ti accorgi che i compleanni che verranno non saranno tanti quanti ne hai alle spalle. È lì, di fronte ad una data, che ti senti un po' aggredito, ma sei disarmato. È curioso come da ragazzini l'ansia di arrivare ai diciotto anni ti fa vedere il tempo come un nemico lento, vivi in una condizione di attesa, pur avendo la potenza della giovinezza e la prospettiva esuberante degli anni vivaci. Più in là, un giorno, scopri che la maggiore età l'hai lasciata da un pezzo. Che sei grande. Che hai fatto scelte importanti e  improrogabili, che hai moltiplicato il tuo 'io', che hai dato il benvenuto al pianto vero, che hai capito cos'è l'applicazione della elasticità del pensiero e della pazienza, che hai salutato tanta gente, e che i coriandoli di carnevale, ora, sui capelli tinti, non li sopporti più. I compleanni da giovani sono il pretesto per andare a sbattere contro le braccia di chiunque, in una ubriacatura di protagonismo sano e prepotente. Da grande, se possibile, quel giorno ti nascondi. Ma non al tuo piccolo mondo che conosce la data, ti nascondi da te, dai tuoi occhi, dal tuo peso cambiato, dal tuo viso che è diventato severo ed impegnato verso un'espressione che prevede consapevolezze. Eppure, in modo inverso, più sei grande e più avverti vulnerabilità ed incertezze. Intolleranze e insufficienze. Mi è'capitato spesso di sentire, con una certa amarezza, che non tutti siamo gratificati o realizzati, restano zone d'ombra nelle radiografie del nostro vissuto. Forse ci saremmo aspettati di più da noi stessi, ma le circostanze, i fatti, hanno tracciato rette divergenti dai progetti e dalle ambizioni originali. Ecco, il tuo compleanno  resta un appuntamento che appartiene alla tua storia, al tuo destino, ai tuoi ricordi. E ai tuoi bilanci. Non c'è cosa più deteriorabile della memoria, ma  quel giorno c'è una sorta di allenamento spontaneo per rammentare situazioni, odori, persone, città. Inevitabile la nostalgia del tempo andato, ogni tempo aveva la sua musica, le sue facce, i suoi vestiti. O solo una voce. Ho sempre pensato che in quel giorno tutti, ma proprio tutti, si aspettano una piccola magia. L'anima è 'troppo esposta alla emotività, il desiderio di una magia rilascia una piccola dose di anestetico che ti toglie la paura di non averla. Affidi al desiderio la parte bambina di te, e in questa isola trova spazio l'immaginazione, una speranza, un sogno ancora possibile. Senza desideri, muore la fantasia e la possibilità di una qualsiasi progettazione che produce energie per il nostro cervello. Io adesso, per i miei compleanni, non faccio più feste. Non compro il maglioncino nuovo o la borsa. Non sono interessata alla spesa, piuttosto ad un consolidamento dei miei affetti, ad una commozione dentro ad un abbraccio, alla sorpresa per una telefonata, ad uno sguardo che parla senza equivoci, ad una stretta di mano che sento autentica e solida. L'importante è che sia una giornata senza ferite e senza graffi. L'unica unghiata è ammessa sulla torta, che voglio morbida e piena di cioccolata, così mi regalo tante endorfine gratis. Domani, è un altro giorno. E, fra due giorni, il mio compleanno.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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