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I pensieri dell'Altrove

Le fredde città del Nord riscaldate dai meridionali

Le fredde città del Nord riscaldate dai meridionali
Alcune città sono belle per definizione. Piene di storia, di austerità, di arte che pare incisa nel loro dna. Ognuna ha il suo carattere, la sua specie, anche i suoi luoghi comuni. Io avevo un pre-giudizio su una città: Torino. Il suo essere così a Nord e così lontana, me la faceva percepire poco "italiana", come una terra di confine con l'Europa 'fredda' (non solo climatica), quell'Europa che in altre parole ci guarda di sguincio e ci snobba un po'. La città era Torino. Dico era perché la prima volta che ci sono andata mi sembrò di impatto solo una città dalla periferia vastissima,"psicologicamente" metalmeccanica e con un centro ristretto, ma una volta in questo centro, cuore della città, mi è sembrato tutto molto accogliente, elegante, gentile. Le piazze, che si aprono una all'altra, sono ampie e piene di echi antichi, sembra che racchiudano e proteggano tutto il bello del 'vecchio' fortunatamente non andato a male. I palazzi sono monumentali, alcuni ricordano strutture asburgiche, altri hanno dei fregi decorativi che danno l'idea di una sostanziosa opulenza passata. Il lungo Po, in giornate fredde ma col sole, si offre come luogo perfetto di incontro con se stessi e appuntamento con una natura morta che abbellisce e addolcisce la vita che scorre, come il fiume. L'altro giorno ero di nuovo in giro e soprattutto qui, come a Milano, a Bologna, Modena, nelle vie più battute e vivaci percepisci chiaramente quanta umanità del Sud sia "salita", quanta sia rimasta e quanta abbia contribuito ad allargare questa città. La senti camminare accanto, ti arriva dritta nelle orecchie, quando dietro un'impostazione forzata e dettata dal bisogno di una veloce omologazione, ti accorgi che la 'lingua' ha il tono e la cadenza del luogo, ma l'accento, la caduta di una vocale, di una consonante, ti dice che gran parte della gente che ti cammina intorno è meridionale. É la fetta cospicua dei nostri conterranei che se n'è andata anni fa, che ha trovato lì una casa, il lavoro, una nuova identità e che, nel  comprensibile tentativo di sentirsi presto un membro della nuova collettività e di essere accettato, impara e pratica dopo già  due settimane, la 'nuova lingua'. E non se la scorderà più, manco a ferragosto quando scenderà dai parenti al paesello, dove peraltro si parla solo in dialetto. È però curioso osservare come invece il settentrionale che, casomai dovesse scendere e rimanere qui da noi per ragioni diverse, non lascerà mai il proprio accento, sarà impermeabile a qualunque contaminazione fonetica e non sarà assolutamente sedotto dalla necessità di acquisire un'uguaglianza linguistica. Quanto  e come cambiano, a secondo delle latitudini, la adattabilità, la permeabilità e la necessità di accettazione. Ma trovo comunque che sia confortante ri-conoscersi fra tanti senza necessariamente conoscersi, trovo molto umano il bisogno di sentirsi tutti insieme parte di qualcosa, sia questa una terra, un mondo, una città su un fiume. Torino è bella, l'Italia è bella, anche quella che soffre di anonimato, di periferia, di pochezza e di dimenticanza. E poi, siamo un popolo singolare e anche divertente, forse un po' provinciale, ma divertente. Dove mai potresti trovare, per esempio, in un aeroporto del Nord moderno ed efficiente, ai confini con l'Europa fredda, un aereo della compagnia di bandiera (con hostess elegantissime griffate Armani e con un pilota uguale Richard Gere) che manca sia a destra che a sinistra della fila passeggeri numero 17?

 

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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