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Pensieri dell'Altrove

Il "solito" paese in cui sogni di cambiare

Il "solito" paese in cui sogni di cambiare

Al mio paese il mattino presto non ha molti rumori. In questo periodo si sentono le rondini, i cani che abbaiano (ma quelli sempre), qualche 'caccia' che vola a bassa quota e ti fa spaventare e gli uccelli che preparano i nidi. Quando esco da casa i raggi del sole sono ancora timidamente caldi, lungo le strade trovo parcheggiati i sacchi del pattume della differenziata, scanso i soliti, appunto, sei/sette cani, trovo in giro le solite persone che fanno le solite cose. Da noi non ci sono semafori, perché non c'è traffico da regolare, quindi fai presto (anche troppo) a raggiungere il 'centro'. Ed è' tutto li: frutta, pane, latte, giornali, detersivi, medicine. Tutto in uno sguardo solo, o se proprio ti vuoi allargare e vuoi fare il megalomane, due sguardi. A me piace scendere presto, mi piace vedere i negozianti che si inforcano gli occhiali, organizzano la merce, si mettono i grembiuli e che ti dicono 'buogiorno' con l'entusiasmo e il punto interrogativo del primo mattino. Avverti che si trova lo spazio e la voglia di regalarsi due chiacchiere. Dopo la notte si ha la necessità di ristabilire i contatti con gli altri umani per poter dare la continuità alle individuali imprese quotidiane della vita. A me piace offrire il caffè perché ancora c'è l'aria della colazione in giro e la predisposizione a cominciare bene qualunque cosa, mi piace vedere la piazza vuota e pensare che dopo, quando io mi ritirerò, diventerà più vivace. Meno spazi vuoti perché riempiti dalla gente, dalle macchine, dai bambini che non vanno ancora alla scuola materna, perché qui da noi non c'è l'asilo nido, e quindi escono con le loro giovani mamme. Da un paio d'anni nel mio paese abbiamo l'obbligo di un senso unico che ci fa fare giri più lunghi, a molti ha dato fastidio la disposizione, a me è piaciuta perché mi sono cullata l'idea che il mio paese si stesse 'cittadinezzando', che il moderno traffico non veniva ben assorbito dalla strada principale, che avremmo avuto ingorghi, che avremmo dovuto stare in fila..poi mi è piaciuta perché in questo modo, facendo più strada, è come se ti facessi un giro panoramico generale. E puoi scegliere se andare in su, verso nord, o in giù, dipende dal tuo umore mattutino. Insomma, torni a casa e sei contenta che hai salutato tutto il paese con un litro di latte e due insalate nei sacchetti.. Stamattina sono scesa come sempre, come sempre gli  stessi giri, la  stessa spesa, gli stessi visi. Mi sono accorta dell'aria tiepida, della contentezza che può dare l'arrivo di una stagione nuova, del desiderio di iniziative e progetti che può ispirare il sole. C'era il solito, paesano silenzio. E un moscone, che in questo sereno silenzio ronzava attorno alla mia busta di carne macinata. Ho provato la  calma e il benessere temporaneo che ti danno le cose conosciute e comprovate, quelle senza novità disastrose, quelle che appartengono ai riti ormai vecchi delle tue abitudini, quelle che ti identificano nella tua vita di tutti i giorni, quelle che danno un senso biologico alle consuetudini… E, nonostante tutto, mi sono detta “ok, va bene così”. Carpe diem, cogli l'attimo, fra dieci minuti forse tutto può cambiare. E ho salutato, indulgente come non mai, il moscone che ballava sulla mia busta di carne macinata.

 

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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