Profeti e Sibille
08.12.2014 - 17:42
La moltitudine di visitatori (25.000 circa!) che ogni giorno attraversa le collezioni dei Musei Vaticani, resta rapito dalla moltitudine di capolavori esposti e percorre decine e decine di ambienti, spesso ignaro di quelle magnificenze, fanno invece rotta alla Cappella Sistina. La folle corsa verso il cuore pulsante dei Musei con la volta e il Giudizio di Michelangelo, spesso fanno trascurare altri importanti documenti artistici che pure le collezioni vaticane posseggono gelosamente e rendono fruibili al grande pubblico. È proprio in que’ottica che nell’itinerario abituale del visitatore dopo aver attraversato il Cortile della Pigna (trascurando la statuaria del Chiaramonti) si giunge al Muso Pio-Clementino, vi fa un affaccio nello “scrigno” dell’Egizio, poi di scrocio alla Sala della Biga, e poi si percorrono al volo tre bellissi corridoi, in relatà tre magnifiche gallerie: la Galleria delle Candelabre, la Galleria delle Mappe Geografiche (dove c’è Foggia e pure la ricostruzione della Battaglia di Canne!) infine si giunge nella Galleria degli Arazzi dove sono esposti pezzi eccelsi intessuti a Bruges su cartoni disegnati dagli allievi di Raffaelo (Arazzi della Scuola Nuova), e alcuni – pochi per la verità – arazzi cosidetti “B”, Barberini, nati dal genio del Cardinale Francesco Barberini, nipote di Urbano VIII, che volle una arazzeria tutta romana che ebbe a simbolo di fabbrica proprio l’araldo dell’ape, con sede in via dei Leutari. Superato il braccio delle gallerie si volge verso la Sala Sobieski, chiamata così dal dipinto che occupa la parete nord e raffigurante la vittoria di Giovanni III re di Polonia, sui Turchi sotto le mura di Vienna nel 1683, opera del pittore polacco Jan Matejko (1883). Dopo questa si giunge in uno splendide ambiente quadrangolare, un po’ angusto considerando anche la ressa dei visitatori che qui si “strozzano” ad imbuto tra le porte in attesa di vedere le Stanze di Raffaello da cui distano pochi metri. Ma questa brama di bletà spesso occulta la nostra Sala dell’Immacolata affrescata da Francesco Podesti (1856-65), un piccolo cubicolo da poco restaurato, nella quale sala campeggia l’affresco con la Proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione, che occupa la parete a sud, La discussione sull'Immacolata Concezione, L'incoronazione dell'immagine dell'Immacolata, Storie e figure allegoriche, mentre nella volta, sei ottagoni con la Fede, la Dottrina ed episodi dell'Antico Testamento: Naufraghi con l'Arca di Noè sul fondo; Giaele uccide Sisara; Ester sviene davanti a Assuero; Giuditta con la Testa di Oloferne. L’ 8 dicembre del 1854 a seguito alla proclamazione del dogma da parte di papa Pio IX, si sentì la necessità di decorare con questo tema una stanza dei Palazzi Apostolici. Fu incaricato di questo l’anconetano Francesco Podesti, attivo da molti anni nell’ambiente accademico romano (anche se questo è il suo unico ciclo pittorico sopravvissuto) che intervenne dipingendo le pareti ma disegnando pure le porte e i portelloni delle finestre e le mostre di marmo intarsiato, nonché curando la messa in opera del mosaico romano proveniente da Ostia antica, acquistato per questa sala. Al centro della sala nel 1867 pose infine un mobile-libreria dell'Immacolata Concezione, scrigno dei 110 volumi di traduzioni della Bolla pontificia Ineffabilis Deus, realizzato dalla Ditta francese Christophle (1874 –78). Un retroscena del dipinto riguarda al storia di padre Passaglia che fu l’ideologo del ciclo del Podesti ma che qualche anno dopo un qualche disaccordo con la curia, lasciò la veste religiosa per rivestire i panni lalicali e dedicarsi alla carriera universitaria, pare che lo stesso Podesti rattristato dall’evento chiese al Papa di cancellare il gesuita dall’affresco ed Pio IX gli rispose con che anche i dodici apostoli nell’Ultima Cena erano tutti al loro posto!
edizione digitale
Il nostro network
DREAMLAND PUBLISHING Ltd, - VAT GB179523965
Powered by Miles 33