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Rondine e Usignolo: due donne nelle tenebre di un mito

Perché la rondine non ha lingua e sembra voli in tondo? Perché l’usignolo canta tristemente? E perché l’upupa dà la caccia a questi uccelli?

Rondine e Usignolo: due donne nelle tenebre di un mito

P.P. Rubens,

Secondo le versioni latine del mito fu Procne ad essere trasformata in una rondine, poiché mantiene una macchia rossastra sulla gola a ricordo della strage compiuta quando era umana.

Perché la rondine non ha lingua e sembra voli in tondo? Perché l’usignolo canta tristemente? E perché l’upupa dà la caccia a questi uccelli? La risposta è antica e macabra, e affonda ancora una volta le sue radici nel mito, in una storia di dolore e morte. Procne (figlia del re di Atene Pandione) andò in sposa a Tereo, re di Tracia. Dopo non molto tempo, però, Tereo è invaso da passione per la sorella di sua moglie, Filomela; dopo averla stuprata con la forza, per timore che la giovane possa rivelare ogni cosa, le mozza la lingua e la rinchiude, annunciando a tutti che fosse morta. Ma Filomela tesse su di una tela tutto ciò che è accaduto e riesce a farla pervenire a Procne, così che sappia che è ancora viva, mutilata e costretta ad essere concubina di Tereo. Le due sorelle, riunitesi, escogitano una terribile vendetta. Ebbene, Procne aveva avuto da Tereo un figlio, Iti, amato dal padre più di ogn’altra cosa, al punto che per punire il marito, la donna non esitò a compiere quella che è l’azione più esecranda per una madre: fece a pezzi il bambino e lo imbandì a banchetto per Tereo. Solo alla fine del pasto il re chiese dove fosse il figlio ed ebbe per risposta «Colui che cerchi l’hai dentro» (stando alla versione del poeta latino Ovidio), dopodiché la sciagurata mostrò al marito ciò che restava di Iti, ossia il suo capo mozzato. Proprio quando Tereo stava per scagliarsi sulla moglie e la cognata per ucciderle, gli dèi, mossi a pietà, trasformarono le due sorelle in uccelli: raccontano Pausania e Apollodoro che Procne fu mutata in un usignolo (il cui canto sembra suonare Ἵτυ, Ἴτυ!, ossia in greco “Iti, Iti!”, lamentando in eterno la morte che ha procurato al bambino), Filomela in una rondine (uccello che non ha lingua); infine, anche Tereo subì l’ornitificazione in upupa (uccello dal becco smisurato come la punta di una lancia, il cui verso sembra risuonare come un ποῦ, ποῦ?, cioè in greco “dove, dove?”, mentre cerca disperatamente il figlio). Secondo le versioni latine del mito fu Procne ad essere trasformata in una rondine, poiché mantiene una macchia rossastra sulla gola a ricordo della strage compiuta quando era umana. In virtù del fatto che, quando era prigioniera, Filomela invocò la protezione della dea Artemide, la rondine è ritenuta nella cultura occidentale una ‘supplice’, e come tale non può essere cacciata; è prova di ciò anche il suo rifugiarsi sotto il tetto degli uomini. Resta, tuttavia, un animale estremamente guardingo rispetto a ogni situazione che metta in pericolo la sua libertà: ad es. si ciba soltanto in volo senza mai toccare terra. Si dice, inoltre, che la rondine sia dotata di una sorta di ‘prescienza’, tenendosi lontana dai luoghi di pericolo. Lutto e pianto sono associati alla rondine anche nella saga egiziana di Iside: la dea, alla ricerca del corpo dell’amato Osiride, si muta in rondine e volteggia lamentandosi attorno al pilastro dove esso è nascosto.

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Alba Subrizio

Alba Subrizio
«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

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