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I pensieri dell'Altrove

Quelle notti dell'anima senza fondotinta

Quelle notti dell'anima senza fondotinta

La conferma che stiamo qui, che viviamo i nostri giorni, che ci arrangiamo nelle esperienze nuove, ci viene data dalla scansione delle stagioni che passano e da quelle che arrivano. Il tempo cronologico che si mescola ai tessuti della nostra storia e costruisce i fatti, aggiunge gli elementi che diversificano le vite, sottrae minuti ma moltiplica i bisogni di essere compresi, di non sentirsi troppo soli, o sempre troppo in colpa. L'anima si stanca, dopo una nuova salita chiede aria e riparo, acqua per lavarsi e silenzi per asciugarsi. Aspettiamo la vita ma ne abbiamo paura, siamo pieni di paure. Certe volte penso che, nel profondo, siamo e rimaniamo come tanti bambini fragili, costretti ad un permanente maquillage da scena pesante, quei trucchi spessi e coprenti che devono resistere alle luci del palcoscenico, quei fondotinta così oleosi e densi da sembrare bitume colorato di rosa per levigare le lesioni. Certe volte la voce vorrebbe gridare aiuto, ma con il tono innocente e spaventato di quando giocavamo a nascondino e ad un certo punto l'amico si era nascosto così bene che non lo trovavi più, certe volte le mani vorrebbero parlare, come quando parlavano con le mani della mamma, spesse volte il trucco pesante ed oleoso cede alle paure e scopre le facce pallide, insonni, vere, come quelle dei malati che aspettano le preghiere e le medicine giuste per guarire da una malattia. Che gioco strano, che facciamo noi piccoli falsi adulti, sempre al seguito dell'inquietudine, trasformiamo le persone in funzioni, l'amore in dolore, le situazioni in opportunità perfette di finzioni, di segreti, di implosioni, di corrosioni. E siamo pieni di cose che di notte vogliono uscire fuori dal gioco-inganno, ma come i bambini timorosi abbiamo paura di raccontarle perché temiamo le punizioni. Alcune cose parlano da sole, altre lasciano indizi come scie di sangue, altre escono ma non fai in tempo a raccoglierle perché fuggono via come dopo una lunga prigione afflittiva e ingiusta. Che gioco strano, quanti bambini soli, quante paure certe. E le stagioni passano, fra reticenze ed ammissioni, fra una canzone e un'onda che non torna indietro, fra l'incoscienza e un girotondo, uno stordimento e un sogno, un distacco e un bacio. Che giochi crudeli. Ma poi ad un certo punto, per fortuna o per disgrazia, arriverà il "Game over". Definitivo e chiaro, risolutivo ed invincibile. Si, poi arriverà.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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