AntichiRitorni
13.03.2016 - 00:50
Gerard van Honthorst, Credo e Solone, 1624.
Solone racconta la vicenda di due fratelli, Cleobi e Bitone, che, in occasione di una festa della dea Era, di cui era sacerdotessa la madre, dato che mancavano i buoi per trainare il carro, si sostituirono agli animali, affinché arrivasse ad officiare i riti per tempo.
Chi è l’uomo più fortunato sulla terra? E quando un uomo più dirsi tale? Sin dall’antica Grecia le risposte sono molteplici: chi possiede amore, ricchezza, bellezza, salute, etc. Ebbene, racconta Erodoto nelle sue “Storie” che il re di Lidia Creso, approfittando della visita del sapiente Solone (evento cronologicamente impossibile nella realtà), dopo avergli mostrato tutte le sue ricchezze e la sontuosità della sua reggia, gli chiese chi fosse l’uomo più fortunato al mondo; certo che Solone avrebbe indicato proprio lui. Ma il legislatore di Atene (non a caso annoverato tra i sette sapienti) indica il nome di uno sconosciuto cittadino, ossia Tello, che dopo aver vissuto una vita assai modesta, dedita al lavoro, circondato dall’affetto di figli e nipoti, era morto combattendo per la patria. Dunque cosa desiderare di più? Dopo, Solone racconta la vicenda di due fratelli Cleobi e Bitone che, in occasione di una festa della dea Era, di cui era sacerdotessa la madre, dato che mancavano i buoi per trainare il carro, si sostituirono agli animali, affinché arrivasse ad officiare i riti per tempo. Quando giunse al santuario, la madre chiese alla dea di concedere ai suoi figli quanto di meglio possa toccare in sorte agli uomini, allora i due giovani furono colti da sonno mortale. Apparentemente l’episodio potrebbe essere letto come un esempio di ingratitudine da parte della divinità ma non era così nella concezione della vita erodotea, per cui per l’uomo essere morto è meglio che vivere; alla luce di ciò la morte non può che essere un premio, specie quando ci risparmia una vita di sofferenze o quando (come nel caso di Tello) giunge a suggello di una vita dignitosa. Il re di Lidia al momento non comprende quanto gli viene detto da Solone, tanto da rimanere sdegnato, ma anni dopo, quando sarà sconfitto e catturato dal re persiano Ciro e condannato al rogo, comprenderà il significato dei racconti di Solone: ossia nessuno può ritenersi fortunato fino a quando non giunge al termine della propria vita, perché prima di allora non può sapere cosa potrebbe accadergli. Inoltre, Erodoto pone l’accento sul fatto che non c’è ricchezza, potere o altro che possa garantire la felicità.
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