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I Pesci, Venere, Afrodite e Gesù… miti e simboli di una costellazione

Stando a Ovidio, Afrodite e il piccolo Eros si trasformarono in pesci; secondo un’altra versione la dea chiese aiuto alle divinità acquatiche, per cui furono inviati due pesci che, in ricompensa dell’aiuto offerto, furono collocati tra le stelle del cielo.

I Pesci, Venere, Anfitrite e Gesù… miti e simboli di una costellazione

Si ricorderà, inoltre, che tra i primi cristiani un pesce stilizzato era simbolo per indicare Cristo. Non è un caso, dunque, che la Quaresima, cada proprio nel periodo in cui il Sole attraversa il segno zodiacale dei pesci

Siamo giunti ormai all’equinozio di primavera, durante il quale il Sole attraversa l'equatore celeste per passare nell'emisfero boreale, passando per la costellazione dei Pesci. A chi sono dedicati questa costellazione e il rispettivo segno zodiacale? Ancora una volta la spiegazione affonda le sue radici nel mito; un mito ancestrale per la precisione che risale a prima della creazione del pantheon olimpico così come lo conosciamo. Si tratta della cosiddetta “Titanomachia”, cioè la battaglia dei Titani, di cui abbiamo parlato a proposito del segno del capricorno (http://www.ilmattinodifoggia.it/blog/alba-subrizio/24437/Dalla-Titani-al-dio--capricorno.html). A quanto pare i Titani, figli di Gea (la Terra), erano stati inviati per spodestare Zeus dal suo trono; tanto erano mostruosi che tutti gli dèi (eccetto la coraggiosa Atena), spaventati, camuffarono le loro sembianze in quelle di animali per potersi nascondere. Ebbene – stando a Ovidio (“Metamorfosi”) – per sfuggire al mostruoso Tifone, Afrodite e il piccolo Eros, che la mamma portava in braccio, si trasformarono in pesci; secondo un’altra versione (tramandata sempre da Ovidio ma nei “Fasti”) la dea chiese aiuto alle divinità acquatiche, per cui furono inviati due pesci che, in ricompensa dell’aiuto offerto, furono collocati tra le stelle del cielo. Secondo un’altra versione, riportata dal mitografo Igino, un uovo cadde nell’Eufrate e due pesci lo portarono a riva, dove fu covato da alcune colombe: da qui nacque poi la bellissima Afrodite. Tuttavia sempre a questa costellazione è legato un altro mito, contenente sempre una ‘metamorfosi’: quello della divinità siriaca Atargatis, che i Greci chiamavano Derceto. Quest’ultima, essendo rimasta incinta suo malgrado, dopo aver abbandonato la sua bimba (che sarà la celebre regina Semiramide), cercò la morte in mare, gettandosi da una rupe; tuttavia Poseidone la trasformò per metà in un pesce, creando – di fatto – la prima donna sirena. Altro mito, associato sempre al segno dei pesci, è quello di Anfitrite. Come narra Omero, il dio del mare, Poseidone, si invaghì della bella ninfa che, tuttavia, oppose resistenza, fuggendo presso Atlante, al di là delle Colonne d’Ercole; il dio, pertanto, inviò due pesci (probabilmente dei delfini) per convincerla a tornare e a sposarlo. Dato l’esito fausto dell’‘ambasciata’, Poseidone premierà i due pesci collocandoli nel firmamento. Si badi che al pesce è stata associata sin dai primi anni del cristianesimo l’immagine di Cristo stesso; si ricorderà, infatti, che, per nascondersi dai persecutori e riconoscersi tra loro, i cristiani usavano disegnare un pesce stilizzato. La spiegazione è da ricondurre al fatto che in lingua greca la parola ‘pesce’ si scrive Ἰχθύς (ichthùs), che era l’acronimo di  Ἰησοῦς Χριστός Θεoῦ Υιός Σωτήρ (Iesùs Christòs Theù Yiòs Sotèr), ossia “Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore”. Non è un caso, dunque, che la Quaresima, se non anche la Pasqua, cada proprio nel periodo in cui il Sole attraversa il segno zodiacale dei pesci. Se accettiamo l’origine della costellazione da Afrodite ed Eros, è indubbio che i Pesci sono simbolo di rinascita ma anche di amore e fecondità.

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Alba Subrizio

Alba Subrizio
«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

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