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Qual buon vento? Zefiro, Borea, Euro e Noto

Figli della dea Aurora, ecco chi erano secondo il mito

Qual buon vento? Zefiro, Borea, Euro e Noto

W. A. Bouguereau, Flora e Zefiro, 1875

Tutti conosciamo la cosiddetta Rosa dei Venti, ovvero la famosa stella a otto punte che spiega, anche ai più profani in materia, la provenienza e la direzione dei principali venti. Cos’è poi il vento?

Il vento tra i capelli può essere piacevole e offrire un certo ristoro dall’afa pungente, poi c’è il vento caldo, che sembra ‘cuocere’ la pelle nelle giornate d’estate, e poi c’è quel vento gelido che causa raffreddori e malanni che, se poi si aggiunge anche la pioggia, diviene davvero insopportabile. Tutti conosciamo la cosiddetta Rosa dei Venti, ovvero la famosa stella a otto punte che spiega, anche ai più profani in materia, la provenienza e la direzione dei principali venti. Cos’è poi il vento? Secondo la definizione scientifica il vento è il movimento di una massa d'aria atmosferica da un'area con alta pressione (anticiclonica) ad una di bassa pressione (ciclonica). Eppure tante sono le ‘sensazioni’ e le ‘emozioni’ prodotte dal vento, se a lui pittori, poeti, musicisti hanno dedicato tante delle loro opere. Si dice che già Omero indicasse l’esistenza di quattro venti, provenienti da ciascuno dei quattro punti cardinali, vediamo dunque quali erano. Secondo la mitologia greca i venti erano figli del titano Astreo e di Eos, dea dell’aurora: il primo era Borea (detto anche Aquilone), personificazione del vento del Nord, forte e impetuoso, di lui si dice che rapì e sposò la figlia del re di Atene, Orizia; secondo alcune varianti del mito sarebbe caduta da una montagna a causa di una folata di vento, ma il dio la rese sua sposa, trasformandola nella  brezza leggera che segue il violento vento settentrionale; secondo Ovidio sua sede è la Scizia (terra che allora era collocata a Nord). Il secondo è Noto (detto anche Austro) che, come spiega il poeta Esiodo nella “Teogonia”, era il vento del Sud, il più caldo, spesso accompagnato dalla pioggia, tanto che era rappresentato come pregno d’acqua. Il terzo era Euro, il vento proveniente da Levante, si dice che spiri subito dopo l’Aurora e, a differenza dei suoi fratelli, è assai più moderato; Ovidio nelle sue “Metamorfosi” ritiene che questo vento ‘abiti’ il paese dei Nabatei (cioè l’odierna Arabia). Il quarto è Zefiro, che spira da Ovest, su questo vento ci sono tante credenze: secondo gli antichi Greci viveva in una caverna in Tracia ed era abbastanza violento, si dice che si unì all’arpia Celeno, dalla quale generò due cavalli immortali, attribuiti all’eroe Achille. Si racconta, inoltre, che fu sua la colpa della morte di Giacinto, giovinetto amato sia da Apollo che da Zefiro, che per invidia deviò il lancio di un disco che colpì il ragazzo e lo uccise, di qui la trasformazione di Giacinto in un fiore. Per i Romani, invece, Zefiro era un vento leggero che annunciava la primavera; è sulla scorta di questa credenza che lo vediamo spesso associato alla ninfa Clori (detta anche Flora), dea dei fiori. E voi, da quale vento preferite farvi trascinare?

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Alba Subrizio

Alba Subrizio
«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

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