AntichiRitorni
24.07.2016 - 01:04
Quando pensiamo all’eroe greco Ercole siamo abituati a immaginarlo secondo l’iconografia tradizionale con clava e pelle di leone. Proprio il leone è da sempre stato considerato il simbolo della forza e del coraggio, talvolta della ferocia, altre volte della nobiltà, tanto da aggiudicarsi l’appellativo di “re della foresta”. Oggi vi voglio raccontare la leggenda di quel leone che il mitico Ercole aveva ucciso e che poi fu collocato da Zeus tra le costellazioni, da cui il segno zodiacale che ben conosciamo. Tra le dodici fatiche prescrittegli, Ercole doveva uccidere il Leone di Nemea (una città del Peloponneso) la cui pelle era invulnerabile: qualunque freccia toccasse l’animale rimbalzava, qualunque spada veniva spezzata al contatto con esso; ma il nostro eroe – noto al mito per essere simbolo di forza, talvolta anche un po’ bruta – riuscì a stordire il leone a colpi di clava fino poi a strangolarlo con le sue mani, secondo la leggenda narrata da Apollodoro. Per questo motivo Eracle ne porta indosso la pelle e si racconta che proprio in quella città istituì i giochi in onore di Zeus Nemeo. Tuttavia il buon Zeus, che secondo alcune varianti del mito era il padre del leone nemeo (secondo altre lo era Tifone o Ortro), impietositosi, collocò il leone tra le costellazioni celesti. Quella di uccidere un leone a mani nude non è solo una prerogativa dell’eroe greco Eracle ma la troviamo nell’Antico Testamento, precisamente nel libro dei Giudici 14, dove Sansone (un po’ l’equivalente biblico di Ercole, anche fisicamente, solo che lui aveva l’handicap del capello corto), mentre va a Timna per prendere moglie, incontra un grosso e feroce leone che uccide a mani nude; qualche giorno dopo ripassando nello stesso luogo vide che nella carcassa del leone c’erano api che avevano deposto un favo di miele. Non si dimentichi, inoltre, che nella tradizione cristiana il leone è anche il simbolo dell’evangelista Marco, dal momento che si narra che gli apparve un angelo sotto forma di leone; secondo un’altra spiegazione perché il vangelo di Marco si apre con una profezia di Giovanni il Battista: «Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore», interpretando la ‘voce’ come un ‘ruggito’ nel deserto; si badi, peraltro, che è in questo vangelo che Cristo viene presentato nella sua ‘maestà’. E voi, nati sotto il segno del leone, cosa ne pensate?
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