AntichiRitorni
11.09.2016 - 01:15
Anfora attica del V sec. a.C.
Si torna a parlare di Olimpiadi, e dato che non lo avevamo ancora fatto, voglio raccontarvi del ‘fondatore’ delle famose gare di Olimpia. Si tratta del mitico Pelope, proprio quello da cui prende il nome il Peloponneso (la parte meridionale della Grecia che sembra quasi una grande isola attaccata da un piccolo istmo al continente, per intenderci), che, figlio di Tantalo, fu offerto dal padre al posto della vittima sacrificale agli dèi durante un banchetto. Il motivo? Tantalo voleva saggiare l’onniscienza degli dèi, provando se, pur ubriachi, si fossero accorti che quello che gli era stato servito a tavola era un essere umano; Zeus e gli altri si accorsero subito dell’inganno, eccetto Demetra che, sconvolta dalla perdita della figlia, non badandoci divorò una spalla del ragazzo. Il padre degli dèi punì Tantalo per la sua empietà, fulminandolo all’istante e spedendolo nell’Ade dove fu condannato alla pena di poter vedere acqua e cibo in abbondanza che gli sparivano dalla mani non appena provava ad afferrarli, così da soffrire di un desiderio mai sopito per qualcosa che vedeva ma non poteva ottenere in eterno (si tratta del famoso “supplizio di Tantalo” ripreso da Dante come punizione per i golosi nel Purgatorio). Pelope, invece, venne resuscitato e la spalla mancante gli fu ricostruita in avorio; si narra, allora, che il giovane dalla Paflagonia (sua terra d’origine) si spostò verso la penisola greca, precisamente in Elide, dove il re Enomao, avvisato da un oracolo che sarebbe morto per mano del proprio genero, sfidava tutti i pretendenti della figlia Ippodamia ad una corsa con il carro, per poi, una volta vinti, ucciderli. Pelope si innamorò della ragazza e decise di corrompere l’auriga di Enomao, promettendogli una notte con Ippodamia. Così tolti i perni degli assali del carro, il re morì rovinosamente, mentre Pelope ottenne il regno; tuttavia, una volta ottenuto ciò che voleva, si rifiutò di concedere la propria sposa all’auriga che l’aveva aiutato, affogandolo in una fonte. Per aver infranto il giuramento e ucciso l’uomo che gli aveva salvato la vita Pelope attirò su di sé e sulla propria stirpe la maledizione degli dèi; non è un caso che suo figlio Atreo uccise i figli del fratello Tieste e glieli fece mangiare (sembra un vizio di famiglia!) e che tra i suoi discendenti ci siano Agamennone e Menelao (che conoscete bene per le vicende della guerra di Troia). Ma Pelope non poteva sapere della maledizione che avrebbe colpito la sua stirpe e, sperando di placare l’ira degli dèi, nel 776 a.C. (così narrano gli storici greci) istituì ad Olimpia dei giochi in onore di Zeus, come non si erano mai visti prima. Questi giochi divennero il punto di riferimento per tutta l’Ellade antica.
edizione digitale
Il nostro network
DREAMLAND PUBLISHING Ltd, - VAT GB179523965
Powered by Miles 33