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Vertumno e Pomona, il frutto dell’amore non è mai stato così dolce

La leggenda ovidiana narra di come il dio assunse le sembianze di una vecchia per ‘piegare’ la fanciulla ritrosa. La sua festa era il 29 ottobre

Vertumno e Pomona, il frutto dell’amore non è mai stato così dolce

A. Bloemaert, Vertumno e Pomona, 1600 ca.

Si tratta di una storia antica tanto quanto il mondo: uno insegue, l’altro fugge, ma Vertumno era un dio e forse qualche arma in più di un comune mortale l’aveva. La vicenda è narrata dal nostro Ovidio

Lui è Vertumno, lei è Pomona; lui è innamoratissimo di lei, che però non ha alcuna intenzione di concedersi a chicchessia. Come fare allora? Si tratta di una storia antica tanto quanto il mondo: uno insegue, l’altro fugge, ma Vertumno era un dio e forse qualche arma in più di un comune mortale l’aveva. La vicenda è narrata dal nostro Ovidio (poeta del I sec.) che, nel XIV libro delle sue “Metamorfosi”, racconta dell’escamotage con cui l’abile dio riuscì a conquistare la bella dea. Vertumno era una divinità di origine etrusca, assorbita dai Romani, che presiedeva ai cambi di stagione (del resto il suo nome deriva dal verbo latino “vertere”, ossia ‘rivoltare’, ‘cambiare’), mentre Pomona, come suggerisce lo stesso nome, era la dea protettrice dei frutti (da “pomum” = frutto), rappresentata spesso come una donna ‘prosperosa’ e ‘abbondante’. Pare che la dea respingesse qualunque uomo, non permettendo a nessuno nemmeno di avvicinarsi, motivo per cui - dopo essersi travestito da mietitore, da soldato, da pescatore e chi più ne ha più ne metta – Vertumno assunse i panni di una vecchia. In questo modo riuscì dapprima ad avvicinare la fanciulla con una serie di complimenti, poi, una volta carpitane la benevolenza, cominciò a farle un discorsetto: «Anche la vite, che si abbandona abbracciata all’olmo, se non gli fosse unita, per terra giacerebbe afflosciata. Ma a te l’esempio di questa pianta non dice nulla ed eviti l’accoppiamento, non ti curi di congiungerti. […] Ma se vuoi essere saggia, se vuoi maritarti bene e ascoltare questa vecchia che ti ama più di tutti questi, e più di quanto tu creda, non accettare nozze banali e scegli come compagno di letto Vertumno. Sul suo conto posso garantirti io: lui non si conosce più di quanto lo conosca io. Non vaga qua e là frivolo per il mondo, mondanità niente, e non fa come tanti che s’innamorano d’ogni donna che vedono: tu sarai la sua prima e ultima fiamma e a te sola dedicherà tutta la sua vita. Considera poi che è giovane e da natura ha il dono della bellezza, che ha l’abilità di trasformarsi in ogni aspetto: ordinagli l’impossibile, all’ordine diverrà ciò che vuoi». Detto ciò, il dio riassunse le sue sembianze, apparendo più sfolgorante che mai, e Pomona fu vinta da amore. Vertumno e Pomona erano non a caso le divinità preposte ai cambi si stagione, per cui ogni periodo dell’anno è caratterizzato da frutti diversi; la loro storia tuttavia è anche una similitudine del matrimonio: la vite che si appoggia all’olmo, ossia la donna che ha bisogno di un sostegno (l’uomo) per poter prosperare; oltre a ciò è interessante anche la scena di seduzione, con il classico ricorso alla ‘comare’ che parla bene del candidato di turno (in questo caso è il dio che tesse le proprie lodi). Orbene, in amore vince la sincerità? O forse qualche stratagemma per carpire la fiducia della persona amata è utile? Vertumno docet.

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Alba Subrizio

Alba Subrizio
«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

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