AntichiRitorni
01.01.2017 - 04:23
Questa antichissima divinità indoeuropea, certamente pre-olimpica, era inizialmente accomunata ad Artemide, successivamente assume altre due connotazioni
Comincia il nuovo anno, sarà foriero di buone notizie? Chi può dirlo… ma la notte di fine anno ha sempre un qualcosa di ‘magico’, dovuto ad un ciclo che si conclude e ad uno nuovo che comincia. Dopo tanti articoli dedicati a culti, rituali e dèi dell’antica Grecia, ho deciso di parlarvi di una delle divinità più emblematiche e contraddittorie, ossia Ecate. Ecate la Triforme dea, Ecate dai tre volti, dalle tre ‘essenze’, una e trina. Questa antichissima divinità indoeuropea, certamente pre-olimpica, era inizialmente accomunata ad Artemide, successivamente assume altre due connotazioni: Ecate è appunto “triforme”, perché ha tre “facies” (= aspetti, sembianze), ovvero è associata ad Artemide, quale dea dei boschi, a Selene come ‘luna’, e a Persefone come dea dell’Oltretomba, essendo Ecate una divinità ‘psicopompa’, cioè capace di viaggiare tra mondo terreno e ctonio, tra i vivi e i morti (poteva accompagnare le anime nell’aldilà, ma anche riportare nell’aldiquà i defunti). Proprio in virtù di queste sue tre sembianze, Ecate era considerata una dea oscura e misteriosa; di lei ci parla il poeta Esiodo, nella sua “Teogonia”, dove narra fosse figlia del titano Perse e della dea Asteria (che significa “stella”) e che era, inoltre, considerata protettrice dei trivi (cioè gli incroci) dove era spesso collocata una sua statua: di qui l’epiteto ‘Trivia’, affinché potesse proteggere e guidare i viandanti. È pur vero, però, che proprio nei crocicchi si pensava si radunassero gli spiriti dell’Aldilà o i demoni, motivo per cui la fama della dea fu presto associata al mondo ctonio, con particolare afferenza ai riti di magia nera; non è un caso che Ecate fosse la dea per antonomasia invocata dalle maghe (si pensi a Medea e Circe) per i loro rituali o da coloro che volevano compiere una maledizione. Era il ‘tramite’ tra il mondo sotterraneo e quello in superficie, al punto che le famose “tabellae defixionum” (= tavolette di maledizioni) erano avvolte in una lamina di piombo (materiale non a casa ‘conduttore’) e conficcate con un chiodo nel terreno dei cimiteri, affinché la ‘richiesta’ ivi contenuta arrivasse velocemente ad Ecate.
Tra gli attributi della divinità c’erano la torcia, atta a far luce nelle tenebre, il coltello, per dividere i due regni, le chiavi, quale guardiana delle soglie, e soprattutto i cani neri; non a caso il cane-simbolo dell’Oltretomba era Cerbero, anche lui rappresentato con tre teste. Questa dea era anche connessa con i cicli lunari: accostata ad Artemide/Diana come luna nuova, a Selene come luna piena e col nome di Ecate come luna calante; ecco perché a lei si doveva il ciclo lunare e i sacrifici in suo onore potevano essere compiuti solo nei giorni di luna piena. A testimonianza che il suo culto fosse antichissimo e non solo greco, vi è il fatto che nel mito viene riconosciuta come dea già venerata presso popoli ‘barbari’: si pensi proprio ai Colchi di cui faceva parte Medea, collocati presso il Mar Nero. Non solo. Anche in Egitto troviamo una divinità simile, perlomeno nel nome: la dea-levatrice Heket o Hekat che presiedeva alla nascita del Sole, nonché alla morte e allo germogliare dei semi; ovvero ella era connessa con il concetto di morte e rigenerazione ‘ciclica’ proprio come Ecate. Si badi, peraltro, che in antico egizio “Heka” era il termine per indicare la magia. Se le avete tentate tutte e non sapete più a che santo rivolgervi, allora non sarà il caso di provare con Ecate? Vi lascio una splendida preghiera presente nel “Faust” di Goethe (II parte, 7901-7909):
Tu che età non tocca, eterna
Dea che hai tre nomi e tre forme
nella sventura del mio popolo ti invoco,
Diana, Luna, Ecate!
Tu che dilati i cuori profonda e pensosa,
Tu che quieta riluci violenta e occulta,
abisso orrendo apri le tue ombre,
senza magia si riveli il tuo antico potere!
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