AntichiRitorni
05.03.2017 - 01:03
Continuiamo anche questa domenica a parlare di filosofia con il nostro Platone. Se nella volta precedente abbiamo visto il “mito della caverna”, oggi ricordiamo l’immagine della “biga alata”. Quante volte ci sentiamo propensi a volare - metaforicamente parlando - in cieli più alti? Ad elevarci? Ma poi subentra qualcosa, come una ‘cattiva’ volontà, che ci atterra, ci trascina verso il basso? Così è stato, secondo Platone, anche per la nostra anima, quando questa, prima ancora di incarnarsi, si ‘muoveva’ nell’Iperuranio, ovvero nel Mondo delle Idee, da cui essa proviene. Dobbiamo immaginare la nostra anima come formata da un auriga che conduce un carro a due cavalli (biga) di cui uno è bianco, l’altro è nero. L’auriga rappresenta l’intelligenza razionale, che ha appunto il compito di ‘guidare’; il cavallo bianco è la parte “spirituale” dell’anima che tende a restare nel Mondo delle Idee da cui è stata creata e verso il quale (una volta incarnatasi) tende sempre a ritornare; il cavallo nero invece è la parte concupiscibile dell’anima (formata da brame e passioni terrene) che tende ad ‘atterrare’ questa verso il mondo sensibile. Ora, compito dell’auriga è non lasciarsi ‘deviare’ dal cavallo nero e far sì che entrambi i cavalli restino nell’Iperuranio il più possibile, così che l’anima, una volta assunte sembianze umane, sia quella di una persona saggia. Infatti, anche se, una volta incarnatasi, la nostra psyché dimentica il ‘mondo’ dove è stata creata, tuttavia le Idee che ha visto lasciano una traccia nella memoria inconscia (per cui più ne ha viste durante il periodo prenatale più sarà saggia). Diversamente se l’auriga si lascia subito trascinare verso il mondo sensibile, ecco che la persona in cui l’anima si incarnerà sarà gretta e sciocca. È come diceva Platone? Cercate di ricordare, nella parte più intima di voi, le Idee che avete visto prima di nascere, magari scoprirete una nuova saggezza.
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