AntichiRitorni
12.03.2017 - 01:39
Prometeo è un Titano, Lucifero un angelo (due condizioni semidivine), entrambi disobbediscono ad un ordine del loro dio
Lucifero, un nome che abbiamo sentito più volte, per lo più in contesti religiosi, associato al Maligno. Eppure etimologicamente Lucifero, dal latino lucifer, vuol dire "portatore di luce" e difatti con questo significato lo utilizziamo anche per indicare la prima ‘stella’ del mattino, ossia il pianeta Venere, che dovrebbe essere visibile in cielo già all'aurora, prima ancora che il sole sorga. Ebbene per i nostri antenati Greci e Latini il dio Lucifer (corrispondente latino del greco Phosphoros) era figlio di Eos (l'Aurora) e del titano Astreo (quest'ultimo considerato anche divinità capace di conoscere il destino, leggendolo nelle stelle: l'oroscopo). Talvolta il nome Lucifer era anche utilizzato come appellativo per divinità “portatrici di luce” come Apollo, Diana o Giunone. Orbene, come è possibile che un nome così bello e solare sia stato associato dal cristianesimo al demonio, quando invece Cristo stesso è associato simbolicamente alla Luce? La risposta è nell'errata interpretazione di un passo biblico riferito a Isaia (14, 12-15) dove il profeta apostrofa così il re di Babilonia: «Come mai sei caduto dal cielo, astro del mattino (lucifer), figlio dell'aurora? Come mai sei stato gettato a terra, signore di popoli? [13] Eppure tu pensavi nel tuo cuore: “Salirò in cielo, sopra le stelle di Dio innalzerò il mio trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nella vera dimora divina. [14] Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo”. [15] E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso!». Nei versetti appena letti non c’è dubbio che quella del profeta Isaia sia una metafora con cui si riferisce alla superbia punita di Nabucodonosor che aveva reso schiavo e deportato il popolo di Israele; superbia che fu ‘punita’ quando il regno babilonese fu rovesciato e conquistato dai Persiani di Ciro il Grande e così gli ebrei poterono finalmente tornare alle loro terre. I padri della Chiesa, tuttavia, interpretando in senso figurale e anagogico il passo, intendono che con la perifrasi lucifer si intenda proprio l’angelo ribelle scacciato dal Paradiso e precipitato negli abissi degli Inferi di cui si parla in altri testi della letteratura giudaica (cfr. libro di Enoch). Inoltre, col passare del tempo, ad esempio nel Nuovo Testamento, San Paolo redarguisce che spesso Satana si traveste da “angelo di luce” (2 Corinzi 11,14-15), in virtù del fatto che Lucifero era stato considerato da alcune correnti eretiche come colui che conduce l’uomo fuori dalle tenebre dell’ignoranza (in cui Dio lo vorrebbe) concedendogli il dono del libero arbitrio e delle Verità (che stando a San Paolo è una falsa ‘verità’: una falsa ‘luce’). Cosa vi ricorda? A me tanto Prometeo. Prometeo è un Titano, Lucifero un angelo (due condizioni semidivine), entrambi disobbediscono ad un ordine del loro dio: come Prometeo dona di nascosto il fuoco agli uomini, così Lucifero gli dona la conoscenza del bene e del male; come Prometeo sarà punito con l’essere scaraventato nel Caucaso, legato ad una roccia dove un’aquila gli rode il fegato, così Lucifero sarà scaraventato in una voragine negli abissi della terra. Le analogie sembrano tante. Lungi da me l’addentrarmi in materia di fede, sembrerebbe che in più di una religione il dio non voglia che gli uomini sappiano e conoscano ‘troppo’, perché? E se è vero che in fondo i miti religiosi sono stati scritti da uomini, viene da chiedersi: è la divinità o gli uomini stessi che vogliono mantenere l’umanità nell’ignoranza? A voi le riflessioni.
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