I libri che liberano le tue emozioni

AntichiRitorni

La grotta simbolo di rinascita ma anche location di passioni irrefrenabili

Il “regressus ad uterum”, la morte, la resurrezione, la vita. E non è un caso che nel libro VI dell’“Eneide”, l’eroe scenda negli Inferi attraverso una grotta situata vicino Cuma.

La grotta simbolo di rinascita ma anche location di passioni irrefrenabili

Un ‘mistico’ ritorno allo stato primordiale dell’essere; a contatto con la Grande Madre (la terra) l’uomo ritrova se stesso, affronta le sue paure, dà sfogo ai suoi intimi istinti… Ecco perché nella letteratura antica era spesso location di amori ‘liberi’…

Ieri mattina mi è capitata sotto gli occhi la foto di una cavità naturale, credo una grotta, e la mente è corsa subito al roccioso promontorio del Gargano che in questa stagione ‘sfodera’ le sue bellezze selvagge come non mai; bellezze tra le quali si trovano per l’appunto anche numerose caverne e antri naturali che mi hanno riportato alla mente i miti antichi che le vedono spesso protagoniste. In particolar modo, il primo giorno di lezione all’università, il mio docente aprì il corso di latino con un’iscrizione tratta dall’"Anthologia Latina": «Iason Medeam in antro deverginavit» (ossia “Giasone deflorò Medea in una grotta”), e il buon Giasone non era il solo, se si pensa che già Virgilio aveva scelto la location-caverna per gli amori adulterini di Enea e Didone; prima ancora, Euripide racconta come il dio Apollo possedette Creusa in una grotta ai piedi dell’Acropoli, e infiniti potrebbero essere altri esempi… Orbene, la caverna è da sempre stata vista come emblema di amori illeciti, meta soprattutto di passioni irrefrenabili; perché? La risposte possono essere molteplici se si tiene conto che il primo significato associato a questa immagine è quello del ‘rifugio’; si badi che è proprio qui che i primi ominidi avevano fissato il loro ricovero contro le intemperie e i pericoli vari. D’altra parte la caverna è associata anche a luogo per eccellenza di insidie e pericoli, poiché non si sa cosa può nascondere nei suoi antri, ed è stata scelta nell’immaginario popolare come anello di congiunzione con le viscere della terra, ossia come ‘canale’ privilegiato per raggiungere l’Oltretomba; non è un caso che nel libro VI dell’“Eneide”, l’eroe scenda negli Inferi attraverso una grotta situata vicino Cuma.

In virtù di ciò, notiamo come la caverna sia vista nell’immaginario antico come simbolo di salvezza/vita e al contempo di pericolo/morte, ma anche, proprio per questo, di ‘rinascita’: eh già! Tra tutti i simboli a cui è stata associata, la grotta è anche – e soprattutto – allegoria dell’utero materno, tanto che si parla di “regressus ad uterum”, ovvero un ‘mistico’ ritorno allo stato primordiale dell’essere; a contatto con la Grande Madre (la terra) l’uomo ritrova se stesso, affronta le sue paure, dà sfogo ai suoi intimi istinti… Ecco perché – ora ce lo spieghiamo – nella letteratura antica era spesso location di amori ‘liberi’… Anche la tradizione cristiana abbraccia l’allegoria della grotta-rinascita: non a caso il corpo mortale di Gesù Cristo viene rinchiuso in un «sepolcro scavato nella roccia», da cui, proprio come dal grembo materno, il Salvatore tornerà alla vita ma sotto una nuova forma… E voi? L’avete trovata la vostra grotta? Per Pasquetta il consiglio è di andare alla ‘riscoperta’ del nostro territorio, con qualche escursione nei luoghi più solitari, a contatto con la natura, magari (chissà) scovando qualche anfratto dove potrete entrare in contatto con la vostra parte più ‘segreta’…

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

Alba Subrizio

Alba Subrizio
«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

edizione digitale

Insert these parameters on configuration: newsstand_link, newsstand_title

Il nostro network