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La mamma è sempre la mamma: ecco come nacque Zeus

Rea, la madre degli dèi, fu la prima nel mondo antico a ricevere il culto di Grande Madre, nonché una specie di festa della mamma

La mamma è sempre la mamma: ecco come nacque Zeus

A prescindere da dove abbiano avuto origine la venerazione e il culto della mamma (dall'antica Grecia a Roma, alla Siria, alla religione cristina), noi non possiamo che ringraziare tutte le nostre madri che, anche se non sono 'divine' per statuto, 'santità' e devozione le hanno più che guadagnate!

Oggi è la festa della mamma, associata non a caso al mese mariano per eccellenza (maggio) per ricordare la Madre delle madri, quella di Gesù, incarnazione di Dio. Anche nell'antichità esisteva qualcosa del genere? Ebbene sì, solo che nell'antica Grecia colei che era considerata la 'madre' per antonomasia, la Grande Madre (subito dopo Gea = la Terra) era Rea, la madre di tutti gli dèi, la madre di Zeus. Raccontiamo allora questo antico mito teogonico. All'inizio c'era Urano, questo era l'essenza stessa dell'universo, il cielo stellato; da Urano e Gea nacque Cronos, "il Tempo", che spodestò il padre dalla guida dell'universo e ne prese il comando. Temendo che anche uno dei suoi figli potesse spodestarlo, come lui aveva fatto col padre, decise di mangiarli tutti nel momento in cui la sua sposa Rea generava. Così, appena quest'ultima partoriva gli dèi, Cronos li ingurgitava, e dato che erano per natura immortali, non morivano ma restavano intrappolati dentro il padre. Questa la sorte che toccò a Poseidon, Marte, Era, Demetra, Ade... e così via; ma se è vero che la mamma è sempre la mamma, Rea pur di salvare almeno uno dei suoi figli, preferì tradire il suo sposo e dio in nome di un amore più grande: quello materno. Fu così che riuscì a nascondere l'ultimo nato, Zeus. La dea si rifugiò, infatti, sull'isola di Creta, dove riuscì a nascondere il nascituro, che fu allattato dalla capra Amaltea, e diede a Crono un fagottino che in realtà avvolgeva solo delle pietre. Cresciuto di nascosto a Creta, una volta divenuto adulto, Zeus affrontò il padre, lo sconfisse e liberò tutti i suoi fratelli, facendo di Era la sua sposa e affidando a ciascun fratello il controllo di varie 'aree' dell'universo: il mare a Poseidon, il regno dei morti ad Ade, etc., tenne per sé il controllo sulla terra e sull'Olimpo, diventando il nuovo padre degli dèi. Tornando a Rea, la Grande Madre, a Roma venne venerata con il nome di Opi, sposa di Saturno, e talvolta associata all'antichissima divinità Cibele, dea delle messi e della rinascita della natura. A prescindere da dove abbiano avuto origine la venerazione e il culto della mamma (dall'antica Grecia a Roma, alla Siria, alla religione cristina), noi non possiamo che ringraziare tutte le nostre madri che, anche se non sono 'divine' per statuto, 'santità' e devozione le hanno più che guadagnate!

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Alba Subrizio

Alba Subrizio
«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

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