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Un’altra nascita ‘sui generis’: Dioniso, il dio dei Baccanali

Nato dalla coscia di Zeus, fu la divinità del vino, dell’ebrezza e della disinibizione

Un’altra nascita ‘sui generis’: Dioniso, il dio dei Baccanali

Dato che la scorsa settimana abbiamo parlato di un caso particolare di figlia nata dal padre: il caso Atena- Zeus, una nostra lettrice ci ha fatto presente con un tweet che lo stesso vale per il dio Dioniso, motivo per cui questa domenica vi parleremo di un’altra nascita sui generis. La nostra storia ha origine a Tebe (un’antica città greca delle Beozia) qui Zeus si innamora di una delle figlie del re Cadmo, ossia Semele. Il mito narra che dopo essersi accoppiata con un misterioso amante Semele rimase incinta; l’amante le aveva confidato di essere niente poco di meno che il padre degli dèi, il divino Zeus, ma la fanciulla non veniva creduta dalle gelose sorelle quando raccontava questa storia, motivo per cui la spinsero a chiedere una prova della sua divinità all’uomo, quando si sarebbe ripresentato. Una notte, mentre giacevano assieme, Zeus promise a Semele che avrebbe accontento ogni sua richiesta, così la fanciulla chiese di poterlo vedere nelle sue sembianze divine; il re dell’Olimpo sapeva bene che gli umani non possono vedere gli dèi quali realmente sono, perché non sono in grado di ‘reggere’ cotanta grandezza, quindi cercò di persuadere Semele a cambiare idea, ma lei era decisa e, in virtù del giuramento fattole, esigeva che lui mantenesse fede al patto. Così, a malincuore, Zeus le apparve in tutto il suo splendore; una splendore simile a quello della folgore, tanto che non solo Semele non poté sopportarne la vista ma ne rimase incenerita. Tuttavia si narra che, prima che anche il suo feto (di già 6 mesi) venisse incenerito, Zeus lo prelevò e con l’aiuto di Hermes se lo fece cucire in una coscia, dove il bambino continuò la gestazione per i 3 mesi rimanenti. Una volta nato, Dioniso (il cui nome vuol dire “giovane figlio di Zeus” o secondo altri “il nato due volte”) divenne il dio dell’euforia, della vite, della rinascita della natura, o meglio ‘spirito libero’ di essa; non è un caso che è sempre rappresentato con pampini tra i capelli, che alludono all’ebrezza, e con un corteo di satiri festanti che lo segue, rappresentanti lo spirito della giovialità e i piaceri della vita. A lui furono dedicati culti ovunque, in particolare dei culti misterici detti Baccanali (dal nome romano del dio, che era Bacco), a cui partecipavano le menadi o baccanti, adepte del dio, che nei giorni a lui dedicati si allontanavano dal contesto sociale, per poi essere, durante i riti, ‘invasate’ dal dio. L’invasamento bacchico consisteva in una perdita di conoscenza, allontanamento della realtà e disinibizione totale dei costumi, al punto che si praticavano anche orge. Per questo motivo, ossia per il loro carattere di capovolgimento delle leggi e delle buone norme, spesso i riti dionisiaci venivano ostacolati, ma… il dio si vendicherà. Come? Lo vedremo domenica prossima…

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Alba Subrizio

Alba Subrizio
«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

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