AntichiRitorni
12.08.2017 - 23:29
Stelle e ammassi di stelle… ci sono quelle cadenti (in realtà meteore) e ci sono quelle che ‘a gruppi’ formano ‘immagini’, disegni, che gli antichi prima di noi avevano notato e a cui attribuivano leggende. La scorsa settimana una nostra lettrice ci ha chiesto di parlare di Andromeda, questo nome – così come quello di Cassiopea – è per lo più noto grazie all’omonima costellazione, ma chi erano queste due mitologiche donne? Il mitografo Apollodoro racconta che Cassiopea, regina d’Etiopia e madre di Andromeda, si fosse vantata di essere più bella delle Nereidi (secondo Igino invece aveva detto che sua figlia fosse la più bella), per cui si era macchiata di hybris, ovvero di empietà e superbia nei confronti degli dèi, suscitandone l’ira e la conseguente vendetta. Fu così che Poseidone inviò un terribile mostro marino a devastare ogni cosa; il re, non sapendo che fare, consultò l’oracolo del dio Ammone, che vaticinò che l’ira del dio del mare sarebbe stata placata solo se la bella Andromeda fosse stata sacrificata al mostro. Sebbene a malincuore, il re fece legare l’amata figlia ad una roccia prospiciente il mare, come vittima sacrificale. La fine della fanciulla sembrava ormai segnata ma il fato volle che passasse di lì l’eroe Perseo (che se ne stava tornando a casa tutto contento per aver appena ucciso la Gorgone Medusa) in groppa al suo cavallo alato Pegaso. Inutile dire che fu amore a prima vista! «Appena la vide, legata per le braccia a una dura roccia (se non fosse stato che una brezza leggera le agitava i capelli e tiepido pianto le stillava dagli occhi, l’avrebbe scambiata per una statua marmorea), inconsciamente se ne infiammò, rimase sbigottito, e incantato alla vista di tanta bellezza disse: “O tu che non meriti queste catene, ma solo quelle che uniscono tra loro gli innamorati smaniosi, dimmi, te lo chiedo, il nome di questa regione e il tuo, e perché sei legata così”» narra il poeta latino Ovidio nel IV libro delle sue “Metamorfosi”. Di certo Perseo non poteva tollerare che cotanta bellezza finisse divorata da un mostro, per cui uccise l’essere marino e liberò Andromeda, facendone sua sposa. In seguito da lei gli nacque il figlio Perse. Si narra poi che alla loro morte madre e figlia, per volontà della dea Atena, siano state collocate tra le stelle: così abbiamo la costellazione di Cassiopea e Andromeda (vicino a quest’ultima c’è anche quella di Perseo). Al di là di ciò, mi è piaciuto raccontare questa storia per un particolare sottolineato dal poeta Ovidio, nell’opera intitolata “Ars amatoria”: «Ad Andromeda non fu mai rinfacciato il colore della pelle da colui che aveva ai piedi le veloci ali» per evidenziare che Perseo amò la sua sposa oltre ogni cosa… eh già, dal momento che, lui di origine frigia e lei di stirpe etiope, Perseo e Andromeda sono forse la prima coppia mista dell’antichità (sebbene nei dipinti – tutti d’età rinascimentale in poi – sia rappresentata bianca). Tale cosa allora suscitava molti meno scandali di oggi, se si deve ancora combattere contro il pregiudizio del colore della pelle…
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