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Hypnos, il dio del sonno: chi era e dove risiedeva

Fratello di Thanatos, la Morte, era collocato alle porte degli Inferi sotto un olmo. Non è un caso che l’albero scelto per custodire i sogni sia proprio un olmo, dal momento che questa pianta era cara agli antichi per la meditazione e la divinazione

Hypnos, il dio del sonno: chi era e dove risiedeva

Con la stanchezza degli ultimi giorni, tutto ciò che desidero da tempo è una sana dormita. Nella frenetica vita di ogni giorno sempre più si tendono a trascurare le ore di sonno e, sebbene sia vero il detto che “chi dorme non piglia pesci”, tuttavia una la mancanza di sonno può portare ad effetti devastanti per la nostra salute; lo aveva capito – nel mito – anche il buon Zeus che, come racconta Frontone, dopo aver creato il giorno e la notte, il cielo stellato e il mare, decise che gli uomini non avrebbero potuto vivere a lungo senza concedere loro la capacità di addormentarsi. Così creò una nuova divinità: Hypnos (Sonno), figlio della Notte e fratello di Thanatos (ossia la Morte); di qui la famosa locuzione latina «consanguineus Leti Sopor» («il sonno è fratello della morte») come osservava Virgilio. Questa parentela era già evidenziata da Omero ed Esiodo che ritenevano Sonno e Morte addirittura ‘gemelli’. È Virgilio invece che colloca la dimora di Hypnos nel vestibolo dell’Ade, ossia gli Inferi per i latini; al punto che si è soliti dire che “il sonno è l’anticamera della morte”. Davanti la porta dell’Orco, difatti, il poeta latino, autore dell’Eneide, narra che vi fosse un olmo oscuro sotto le cui foglie abitano i “somnia vana” (ovvero i sogni fallaci). Non è un caso che l’albero scelto per custodire i sogni sia proprio un olmo, dal momento che questa pianta era cara agli antichi per la meditazione e la divinazione, motivo per cui possedeva un che di trascendentale, che poneva in comunicazione il mondo reale con quello mistico, e ciò avveniva proprio attraverso i sogni. Nonostante le associazioni poco felici, direi che invece Hypnos è il dio che più di tutti ho invocato in questi giorni; certamente il più amato.

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Alba Subrizio

Alba Subrizio
«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

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