I libri che liberano le tue emozioni

AntichiRitorni

Festa degli innamorati? No, festa della fertilità: i Lupercalia

Dagli antichi culti romani a San Valentino. Durante il regno di Romolo, le donne attraversarono un lungo periodo di sterilità; consultato l’oracolo della dea Giunone, questa disse che era necessario che le donne “fossero penetrate da un capro”.

Festa degli innamorati? No, festa della fertilità: i Lupercalia

Nel mese della “februatio” (purificazione), di cui abbiamo parlato la scorsa settimana, la festa più importante erano i Lupercalia, che si celebravano intorno alla metà del mese. Queste feste avevano una duplice funzione: la prima era legata all’etimologia del nome: il termine Lupercalia infatti dovrebbe risalire a lupus (“lupo”) + arcere (“andare a caccia”), in virtù del fatto che durante il periodo più freddo dell’anno c’erano tantissimi lupi affamati che andavano a caccia di ovini; per scongiurare il pericolo che ciò si verificasse si celebravano dei riti in onore di Luperco (o Fauno), dio della fertilità, delle messi e degli armenti. La seconda funzione per cui si celebravano i Lupercalia è sempre legata ai riti di fertilità; difatti racconta il poeta Ovidio, nei “Fasti”, che, durante il regno di Romolo, le donne attraversarono un lungo periodo di sterilità; consultato l’oracolo della dea Giunone, questa disse che era necessario che le donne “fossero penetrate da un capro”. Sappiamo bene che gli oracoli erano spesso oscuri e insidiosi ma i Romani interpretarono correttamente ciò che andava fatto, ovvero sacrificarono dei capri alla dea e gli uomini si rivestirono del manto degli animali, poi, tagliandone la pelle a strisce, ne ottennero delle fruste con le quali rincorrevano e sferzavano le donne. Questo rito, come racconta Plutarco nella “Vita di Romolo”, si svolgeva regolarmente a Roma ogni anno proprio per favorire la fecondità delle donne ed essere di buon auspicio a future nozze (se non erano ancora maritate); per cui ci si recava nella grotta del Lupercale (così chiamata perché la leggenda voleva che qui fossero stati allattati dalla lupa Romolo e Remo, e qui risiedeva il dio Luperco/Fauno), collocata ai piedi del Palatino, dove i sacerdoti del dio, i Luperci, sacrificavano alcune capre e un cane, in più consacravano ogni anno due nuovi sacerdoti tra i patrizi. Poi si compiva il rito delle frustate, che culminava in feste e banchetti. Ancora una volta il cristianesimo non riuscendo a debellare questi antichi culti, cercò di ‘sostituirli’ con qualcos’altro: non è un caso che nel V secolo papa Gelasio I decise di proibire le feste per la fertilità ma propose di dedicare la festa del 14 febbraio a San Valentino martire, vescovo di Terni, divenuto solo nei secoli successivi patrono degli innamorati, ma con l’amore non aveva molto a che fare, se non per il periodo dell’anno in cui cadeva la ricorrenza. Inoltre, non è sempre un caso che queste feste dedicate originariamente a Giunone Purificatrice (poiché il mese di februarius = februare = purificare, era dedicato alla purificazione che precedeva la rinascita del ciclo della natura), si collochino nel mese in cui la Chiesa celebra anche la Purificazione di Maria Vergine.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

Alba Subrizio

Alba Subrizio
«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

edizione digitale

Insert these parameters on configuration: newsstand_link, newsstand_title

Il nostro network