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Quante volte ti sei chiesto: «Che cosa posso mangiare?»

Anche nei pazienti oncologici, la prevenzione nutrizionale fa la differenza. Semplici consigli ricavati dalla letteratura scientifica possono ridurre il rischio di recidive e migliorare la sopravvivenza a lungo termine.

Quante volte ti sei chiesto: «Che cosa posso mangiare?»

Molto spesso, un senso di estrema solitudine avvolge coloro ai quali viene diagnosticato un cancro. E alla domanda “che cosa posso mangiare?” cercano in dottor-internet le risposte, che puntualmente arrivano, ma spesso completamente errate.
Ad esempio, nelle prime fasi di chemioterapia, ai pazienti che si preoccupano per la perdita di peso, molti siti web consigliano l’assunzione di integratori alimentari con «aminoacidi ramificati» oppure un aumento del consumo di carne. Pertanto, gli aminoacidi ramificati attivano l’oncogene mTOR e aumentano la crescita tumorale; mentre, il consumo eccessivo di carne, ricca in acido arachidonico, aumenta l’infiammazione cronica e stimola la produzione del fattore di crescita cellulare IGF-1. [1]
Una lieve riduzione del peso corporeo, al contrario, non deve destare particolare preoccupazione. Il sovrappeso, infatti, ha un valore prognostico negativo ben documentato per alcuni tumori (come ad esempio, per: mammella, intestino, pancreas, stomaco, prostata, vescia ed endometrio); invece, un modesto dimagrimento può ridurre il rischio di recidive, come ad esempio accade per il tumore della mammella con appena due chilogrammi di perdita di peso. [2-3]
I risultati di alcuni studi scientifici concordano nel consigliare di evitare il latte e la dieta proteica perché aumentano la sintesi del fattore di crescita tumorale IGF-1 e riducono la IGFBP2, che regola la biodisponibilità del IGF-1 [4]. L’insulina, sempre secondo le evidenze, è un fattore di crescita tumorale e promuove la sintesi di altri fattori di crescita. La prevenzione nutrizionale nei pazienti oncologici, quindi, deve mirare a tenere bassa la glicemia (promuove il rilascio - in termini scientifici si dice “increzione” - dell’insulina da parte del pancreas), della quale le cellule neoplastiche hanno estremo bisogno per moltiplicarsi [5].
Anche se la glicemia è “normale”, i pazienti oncologici che hanno valori superiori a 100 mg/100 rispetto a quelli con valori inferiori a 90 mg/100 ml hanno una prognosi peggiore per diverse forme tumorali (mammella, fegato, intestino, polmone, collo dell’utero, prostata, linfomi Hodgkin e linfomi non-Hodgkin, leucemie infantili, e glioblastomi cerebrali) [6]. Ma occorre tenere bassa anche l’insulinemia perché un suo elevato livello peggiora la prognosi in alcune forme tumorali, come accade per il colon e la mammella. [7]
L’altro pilastro della prevenzione nutrizione per i pazienti sopravvissuti al cancro mira a tenere bassi i livelli di crescita tumorale (come l’IGF-1) e ad aumentare, invece, quei fattori che ne limitano la biodisponilibilità, ad esempio, del IGF-1.
Come tenere bassa la glicemia, l’insulinemia, l’IGF-1 e aumentare i fattori che regolano la biodisponibilità di quelli pro-neoplastici? Come prendere quattro “piccioni con una fava”? Basta solo consumare una piccola porzione di legumi ogni giorno. Con appena due porzioni a settimana di legumi si riduce del 25% l’incidenza del cancro della mammella [8]. Ma non basta.
Come per la glicemia, anche la Proteina C-reattiva (meglio conosciuta con l’acronimo PCR ed espressione dello stato infiammatorio cronico) seppur nei valori considerati normali, ma verso il limite superiore dell’intervallo, è un indice di prognosi peggiore per molte forme tumorali (Prime vie aereo digestive, Rinofaringe, Esofago, Stomaco, Intestino, Pancreas, Polmone, Osteosarcomi, Sarcomi tessuti molli, Mammella, Prostata, Vie urinarie, Gliomi cerebrali, Linfomi non-Hodgkin) [8].
Oltre ad una piccola porzione di legumi ogni giorno, quali sono i consigli nutrizionali per i pazienti oncologici? Innanzitutto, fare un’alimentazione a basso indice e carico glicemico, consumando cereali integrali ed evitando alimenti contenenti le farine bianche e gli zuccheri semplici; mangiare ogni giorno verdure, sia cotte che crude, ortaggi, frutta secca e semi oleaginosi. Gli alimenti di origine animale vanno consumati in modesta quantità ed è meglio ridurre/evitare la carne rossa a causa dell’elevato contenuto di acido arachidonico, precursore della cascata infiammatoria. E la frutta? Qui entra in gioco l’ultimo pilastro della prevenzione nutrizionale in oncologia.
Per quanto riguarda la stringente raccomandazione di “evitare gli alimenti contenenti poliamine”, ai pazienti oncologici si consiglia di non consumare la frutta che ne contiene elevate quantità, come ad esempio: gli agrumi (succhi di arance), i kiwi ed i frutti tropicali. Ma anche evitare i pomodori (gli alcaloidi delle solanacee attivano l’ornitina-decarbossilasi con aumento delle poliamine), le melanzane ed i peperoni. Questo pilastro fonda la sua ragione d’essere sul principio di precauzione. Molti studi hanno trovato, infatti, che nei malati di tumore, vi è una elevata concentrazione di poliamine plasmatiche ed urinarie. Ed, inoltre, in quelli che hanno valori più elevati, la prognosi è peggiore ed una dieta ricca di poliamine aumenta il rischio di recidive [9]. Nei malati di cancro alla prostata in stadio avanzato che non rispondono a trattamento ormonale, la sopravvivenza aumenta sensibilmente se si associa una dieta povera di poliamine con l’assunzione di “neomicina” (antibiotico che abolisce la produzione di poliamine da parte della flora batterica intestinale)[10]. Negli animali da laboratorio, una alimentazione senza poliamine è vantaggiosa per due motivi: da un lato, diminuisce la crescita e la diffusione metastatica dei tumori indotti sperimentalmente; dall’altro, migliora l’efficacia della chemioterapia [11].
Questi semplici accorgimenti di prevenzione nutrizionale possono fare la differenza.

Note per la consultazione della bibliografia.
Per motivi di spazio ho dovuto accorpare le voci bibliografiche e di questo me ne scuso con i miei lettori. I lavori, inoltre, se non diversamente citati, sono indicati con il nome del primo autore, l’abbreviazione della rivista scientifica, così come indicizzata su PubMed, e l’anno di pubblicazione.

Bibliografia
[1] Liu K.A., 2014, Cancer Metab, 2:6; Protani M, 2010, Breast Cancer Res Treat, 123: 627. Dignam J.J., 2006, JNCI, 98: 1647; Haydon A.M.M., 2006, Gut, 55: 62; Shibakita M., 2010, Hepatogastroenterology, 57: 62Yuan C., 2013, J Clin Oncol, 31:4229; McWilliams R.R., 2010, Cancer, 116: 5054; Li D., 2009, JAMA, 301: 2553; Wu X.S., 2013, World J Gastroenterol, 19: 4596; Gong Z., 2007, Cancer, 15: 1192; Ma J, Lancet Oncol, 9: 1039; Møller H., 2015, Int J Cancer, 2015,136:1940; Kluth L.A. 2013, J Urol, 190: 480; Arem H., 2013, JNCI, 105: 342.
[2] Muti P, Stanulla M, Micheli A, Krogh V, Freudenheim JL, Yang J, Schünemann HJ, Trevisan M, Berrino F. Markers of insulin resistance and sex steroid hormone activity in relation to breast cancer risk: a prospective analysis of abdominal adiposity, sebum production, and hirsutism (Italy). Cancer Causes Control. 2000 Sep;11(8):721-30
[3] Chlebowski RT, Blackburn GL, Thomson CA, Nixon DW, Shapiro A, Hoy MK, Goodman MT, Giuliano AE, Karanja N, McAndrew P, Hudis C, Butler J, Merkel D, Kristal A, Caan B, Michaelson R, Vinciguerra V, Del Prete S, Winkler M, Hall R, Simon M, Winters BL, Elashoff RM. Dietary fat reduction and breast cancer outcome: interim efficacy results from the Women's Intervention Nutrition Study. J Natl Cancer Inst. 2006 Dec 20;98(24):1767-76
[4] Norat T, Dossus L, Rinaldi S, et al. Diet, serum insulin-like growth factor-I and IGF-binding protein-3 in European women. Eur J Clin Nutr. 2007 Jan;61(1):91-8. Epub 2006 Aug 9; Crowe FL, Key TJ, Allen NE, et al. The association between diet and serum concentrations of IGF-I, IGFBP-1, IGFBP-2, and IGFBP-3 in the European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition. Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2009 May;18(5):1333-40.
[5] Berrino F, Bellati C, Secreto G, Camerini E, Pala V, Panico S, Allegro G, Kaaks R. Reducing bioavailable sex hormones through a comprehensive change in diet: the diet and androgens (DIANA) randomized trial. Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2001 Jan;10(1):25-33
[6] Contiero P., 2013, Brest Cancer Res Treat, 138: 951; Minicozzi P., 2013, Eur J Cancer, 49: 3881; Siddiqui A.A., 2008, Dig Dis Sci, 53: 2846; Yang Y., 2013, Cancer, 119: 1512; Hosokawa T., 2013, World J Gastroenterol, 19: 249; Abe H., 2013, world J Gastroenterol, 19: 78; Luo J., 2012, Lung Cancer, 76: 242; Lee J., 2009, Gynecol Oncol, 116: 459; Lamkin D.M., 2009 Cancer, 112: 1021; Wright J.L., 2013, Prostate Cancer Prostatic Dis, 16: 204; Shilling R.F., 1984, J lin Oncol, 2: 828; Cai Q., 2013, Br J cancer, 108: 380; Chiu B.C., 2006, Cancer Epidemiol Biomarkers Prev, 15: 2348; Sonabend R.Y., 2009 J Pediatr, 155: 73; Derr R.L., 2009, J Clin Oncol, 27: 1082; Seyfried T.n., 2010, Nutr Metab, 7: 7; Champ C.E., 2014, J Neurooncol, 117: 125; Mayer A., 2014, Strahlenter Onkol, 190: 933
[7] Goodwin P., 2002, JCO, 20: 42; Wolpin B.M., 2009, J Clin Oncol, 27: 176
[8] Berrino F. Il cibo dell'uomo. La via della salute tra conoscenze scientifiche e antiche saggezze. FrancoAngeli. Milano, 2015
[9] Vargas AJ, Wertheim BC, Gerner EW, Thomson CA, Rock CL, Thompson PA. Dietary polyamine intake and risk of colorectal adenomatous polyps. Am J Clin Nutr. 2012 Jul;96(1):133-41
[10] Cipolla BG, Havouis R, Moulinoux JP. Polyamine reduced diet (PRD) nutrition therapy in hormone refractory prostate cancer patients. Biomed Pharmacother. 2010 May;64(5):363-8.
[11] Sarhan S, Knodgen B, Seiler N. The gastrointestinal tract as polyamine source for tumor growth. Anticancer Res. 1989 Jan-Feb;9(1):215-23. Quemener V, Moulinoux JP, Havouis R, Seiler N. Polyamine deprivation enhances antitumoral efficacy of chemotherapy. Anticancer Res. 1992 Sep-Oct;12(5):1447-53.

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F. Michele Panunzio

F. Michele Panunzio

La prevenzione nutrizionale è la più potente medicina, ma non ama la solitudine. Ancelle le sono tutte le altre discipline mediche. Si accontenta di stare in disparte, ma in cuor suo sa di essere la padrona di casa per accogliere tutti. Non è esclusiva, né ha la puzza sotto il naso. Amo la prevenzione nutrizionale, fu amore a prima vista. Scelsi di fare il medico-igienista, ma anche di laurearmi in nutrizione umana, connubio perfetto per la mia professione. La collettività e l’individuo, il gruppo ed il singolo, i sani ed i malati, la prevenzione nutrizionale è per tutti ed è per sempre. Rispondo alle vostre domande, inviatele a: redazione@ilmattinodifoggia.it

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