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Che fare quando il reflusso dallo stomaco sale e brucia la gola?

Sensazione di bruciore che sale dallo stomaco verso la gola, bocca amara e tosse stizzosa sono i sintomi più frequenti del reflusso gastro-esofageo. Che, nelle forme più gravi, può portare all'adenocarcinoma dell’esofago; in quelle più lievi, a esofagiti, ulcere, sanguinamenti e stenosi

Che fare quando il reflusso dallo stomaco sale e brucia la gola?

 Il reflusso è una delle patologie a più elevata prevalenza, in particolar modo tra gli anziani. Ma davvero non possiamo fare niente di duraturo per “eliminare” del tutto il reflusso gastroesofageo? Eppure in letteratura scientifica i risultati di alcuni studi indicano che cosa è possibile fare con un’alimentazione appropriata.

Sono sconcertato: solo l’8% dei pugliesi consuma almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno (2 di frutta + 3 di verdura al giorno è la quantità raccomandata dagli Organismi di Sanità Pubblica). Una percentuale di poco inferiore a quella italiana. Le conseguenze di questo irrisorio consumo sono davvero tante, una delle quali è il reflusso gastroesofageo, malattia tra le più frequenti. Sensazione di bruciore che sale dallo stomaco verso collo, bocca amara e tosse stizzosa, ne sono i sintomi più frequenti; antiacidi e consigli dietetici le terapie palliative. Il reflusso, nelle forme più gravi può portare all’esofago di Barrett, l’anticamera dell’adenocarcinoma dell’esofago; in quelle più lievi all’esofagiti, ulcere, sanguinamenti e stenosi. Ma davvero non possiamo fare niente di duraturo per “eliminare” del tutto il reflusso gastroesofageo? Eppure in letteratura scientifica i risultati di alcuni studi indicano che cosa è possibile fare  con un’alimentazione appropriata. Ad esempio, mentre il consumo di grassi è associato all’aumento di rischio del reflusso, quello di fibre lo riduce (1). Un’elevata assunzione di fibre riduce l’incidenza del cancro esofageo di un terzo (2) prevenendo la causa più importante di molti casi di reflusso acido: l’erniazione di una parte dello stomaco nella cavità toracica. L’ernia iatale, così come viene denominata questa condizione, capita quando parte dello stomaco è spinta al di sopra del diaframma nel torace. Più del 20% della popolazione soffre di ernia iatale. Al contrario, l’ernia iatale è pressoché sconosciuta nelle popolazioni la cui dieta è prevalentemente a base vegetale, con un’incidenza di un caso ogni mille persone (3). Ciò in ragione del fatto che quest’ultimi hanno un buon transito intestinale e le feci sono morbide (4). Le persone che non mangiano molti alimenti vegetali integrali, invece, hanno feci dure con evacuazioni difficoltose. In tali casi, la pressione addominale spinge lo stomaco ad erniarsi nella cavità toracica attraverso lo iato esofageo del diaframma, con conseguente reflusso acido (5). La stessa pressione addominale, settimana dopo settimana, può causare anche altri problemi, come, ad esempio, i diverticoli, che sono piccole formazioni erniarie dell’ultima parte del colon prima del retto. L’ipertensione addominale, inoltre, può determinare anche un’estroflessione del plesso venoso che circonda l’ano con conseguente formazione delle emorroidi, o delle vene della gamba con la formazioni di varici della safena (6). All’opposto di tutto questo troviamo che passare ad un’alimentazione a base vegetale rende la peristalsi intestinale più efficace nel sospingere il contenuto attraverso il tubo digerente e, quindi, nell’avere un’evacuazione regolare con feci soffici. Inoltre, un’alimentazione a base vegetale riduce la pressione addominale e aiuta lo stomaco a restare al suo posto nella cavità addominale e a non essere estroflesso in quella toracica (7), con conseguente riduzione del rischio del cancro esofageo, una delle forme tumorali maligne con più elevata mortalità. 

Il consumo elevato di fibre non riduce solo la pressione addominale, ma interviene in un complesso meccanismo metabolico che protegge la nostra salute e che affonda le radici nella nostra evoluzione filogenetica. Sappiamo, infatti, dagli studi sull’evoluzione della specie che ha portato gli ominidi a diventare homo sapiens (pensa, ad esempio, alla lunghezza del tubo digerente che supera i 10 metri), che questo processo è stato accompagnato dal consumo di oltre 100 grammi al giorno di fibra (8). Una quantità di circa 10 volte più elevata di quanto mediamente se ne consuma oggi (9). Le fibre, oltre alla regolarità intestinale, sono in grado di legare le tossine, come ad esempio il ferro ed il mercurio, e ad eliminarle attraverso le feci (10). Il nostro corpo è stato disegnato per eliminare prodotti non necessari e dannosi, come l’eccesso di colesterolo ed estrogeni nell’intestino, perché potessero essere espulsi. Ma se non si consumano alimenti vegetali integrali, che sono l’unica sorgente naturale di fibra, i prodotti di scarto possono essere riassorbiti e indebolire l’organismo nel detossificare se stesso. Purtroppo poche persone consumano le 5 porzioni di frutta e verdura al giorno (3 di verdura e 2 di frutta), che sono le quantità minime consigliate. Dal sistema di sorveglianza PASSI (http://www.epicentro.iss.it/passi/dati/frutta.asp), infatti, leggiamo che: “In Italia, circa 5 adulti su 10 consumano non più di 2 porzioni al giorno di frutta o verdura, meno di 4 su 10 ne consumano 3-4 porzioni, mentre solo 1 su 10 ne consuma la quantità raccomandata dalle linee guida per una corretta alimentazione, ovvero cinque porzioni al giorno (five a day). Consumare almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno, come raccomandato, è un'abitudine che cresce con l'avanzare dell'età, è più frequente fra le donne e fra le persone senza difficoltà economiche.Il gradiente geografico è chiaro e mostra che l'adesione al five a day scende significativamente nelle Regioni centrali e meridionali rispetto a quelle del Nord Italia. Nel tempo la quota di persone che aderisce al five a day non aumenta, anzi si osserva una lieve ma significativa riduzione a livello nazionale, dovuta principalmente alla riduzione nel Nord Italia.” Negli USA, solo il 3% raggiunge la quantità raccomandata nel consumo di fibra alimentare al giorno, ed è una delle carenze nutrizionali più importanti (11). Una consolazione: nel periodo 2011-14, la popolazione della ASL di Foggia che consuma 5 o più porzioni di frutta e verdura al giorno si attesta al 17,3%. Questa è la percentuale più elevata in Puglia, ed è anche ben al di sopra di quella italiana (12). Tuttavia, con questi dati sul consumo di fibra alimentare come non stupirsi del fatto che la quasi totalità degli anziani soffrano di reflusso gastroesofageo? Quindi, se vuoi evitare il reflusso (e le altre malattie associate all’ipertensione addominale) non hai che da decidere di seguire un’alimentazione ricca di fibra. 

Abbiamo aperto questo articolo con lo sconcerto e desidero chiudere con una soddisfazione: nel precedente periodo 2007-10, la percentuale di popolazione ASL Foggia che consumava almeno 5 porzioni di frutta e verdura era di appena sopra il 6% (13). Un balzo di 3 volte tanto nella percentuale di popolazione che consuma più frutta e verdura in pochi anni ha dell’incredibile. Un risultato che invita noi tutti a continuare sulla strada intrapresa, anche con questo blog domenicale.

Bibliografia

1. Nilsson M, Johnsen R, Ye W, Hveem K, Lagergren J. Lifestyle related risk factors in the aetiology of gastro-oesophageal reflux. Gut. 2004;53( 12): 1730–5. 

2. Coleman HG, Murray LJ, Hicks B, et al. Dietary fibre and the risk of precancerous lesions and cancer of the esophagus: a systematic review and meta-analysis. Nutr Rev. 2013;71( 7): 474–82. 

3. Burkitt DP. Hiatus hernia: is it preventable? Am J ClinNutr. 1981;34( 3): 428–31. 

4. Burkitt DP, James PA. Low-residue diets and hiatus hernia. Lancet. 1973;2( 7821): 128–30. 

5. Burkitt DP, James PA. Low-residue diets and hiatus hernia. Lancet. 1973;2( 7821): 128–30. 

6. Burkitt DP. Two blind spots in medical knowledge. Nurs Times. 1976;72( 1): 24–7. 

7. Burkitt DP. Hiatus hernia: is it preventable? Am J ClinNutr. 1981;34( 3): 428–31.

8. Eaton SB, Konner M, Shostak M. Stone agers in the fast lane: chronic degenerative diseases in evolutionary perspective. Am J Med. 1988;84( 4): 739–49. 

9. King DE, Mainous AG, Lambourne CA. Trends in dietary fibre intake in the United States, 1999–2008. J AcadNutr Diet. 2012;112( 5): 642–8. 

10. Zhang N, Huang C, Ou S. In vitro binding capacities of three dietary fibres and their mixture for four toxic elements, cholesterol, and bile acid. J Hazard Mater. 2011;186( 1): 236–9. 

11. Moshfegh A, Goldman J, Cleveland l. What We Eat in America, NHANES 2001–2002: Usual Nutrient Intakes from Food Compared to Dietary Reference Intakes. Washington, D.C.: US Department of Agriculture Agricultural Research Service; 2005.

12. Dalla sorveglianza degli stili di vita alle buone pratiche per la salute: I PROGRESSI DELLE AZIENDE SANITARIE PUGLIESI NEGLI ANNI 2011/2014. OER, Osservatorio Epidemiologico Regionale. Supplemento al Numero Anno XVI N.3-4; 79-84.

13. Dalla sorveglianza degli stili di vita alle buone pratiche per la salute: I PROGRESSI DELLE AZIENDE SANITARIE PUGLIESI NEGLI ANNI 2007/2010 46-7. OER, Osservatorio Epidemiologico Regionale. Supplemento al Numero 1/2 - Anno XIII • Marzo/Giugno 2011

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F. Michele Panunzio

F. Michele Panunzio

La prevenzione nutrizionale è la più potente medicina, ma non ama la solitudine. Ancelle le sono tutte le altre discipline mediche. Si accontenta di stare in disparte, ma in cuor suo sa di essere la padrona di casa per accogliere tutti. Non è esclusiva, né ha la puzza sotto il naso. Amo la prevenzione nutrizionale, fu amore a prima vista. Scelsi di fare il medico-igienista, ma anche di laurearmi in nutrizione umana, connubio perfetto per la mia professione. La collettività e l’individuo, il gruppo ed il singolo, i sani ed i malati, la prevenzione nutrizionale è per tutti ed è per sempre. Rispondo alle vostre domande, inviatele a: redazione@ilmattinodifoggia.it

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