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Il diabete non si "accontenta" delle raccomandazioni

Le raccomandazioni ed i semplici consigli non funzionano per la prevenzione del diabete mellito tipo-2. Importante, invece, il rapporto tra rischio, esercizio fisico e dieta

Il diabete non si "accontenta" delle raccomandazioni

Il diabete mellito rappresenta il più comune disturbo metabolico nell’uomo. E’ tradizionale classificare il diabete nelle due forme più importanti, quello ad inizio giovanile (tipo-1 o insulino-dipendente) e quello adulto (tipo-2 o insulino-indipendente). Chi è a rischio di diabete di tipo-2 (per la ridotta tolleranza al glucosio o sindrome metabolica), come può accadere, ad esempio, per la persona obesa, riceve una serie di raccomandazioni sulla dieta e sull’attività motoria. Purtroppo, questi consigli non funzionano per la prevenzione, così come emerge da un importante lavoro di review che ha indagato il rapporto tra esercizio fisico, dieta e rischio di diabete di tipo-2, e pubblicato dalla prestigiosa Cochrane Library (1). Lo studio ha avuto un elevato impatto per la comunità scientifica, ma poco per il grande pubblico. Ed è per questo motivo che ne parlo nel mio blog settimanale. Ma ho trovato i risultati della review davvero importanti perchè, non solo testimoniano che la dieta senza l’esercizio fisico, e viceversa, non riduce il rischio di diabete, ma non sono efficaci neanche le semplici raccomandazioni. Allora miei cari, per la prevenzione del diabete-2 è il caso di prendere sul serio ciò che dice la letteratura scientifica, correggere lo stile di vita e lasciare i semplici consigli a qualcun altro.
Quando teniamo il seminario del MED-FOOD ANTICANCER PROGRAM, iniziamo sempre con la frase che ciò che a noi interessa è che i partecipanti al Programma non vengano solo ad apprendere delle semplici nozioni, ma cambino davvero il loro stile di vita. E lo facciamo seguendo quello che la teoria cognitivo comportamentale postula: ciò che si ascolta, si dimentica, ciò che si vede si ricorda, ciò che si fa si impara. Ed il Med-Food è esattamente articolato in queste fasi. I risultati sono davvero sorprendenti. Ma di questo ne scriveremo in un prossimo domenicale, ora torniamo alla prevenzione del diabete.

La review della Cochrane Library ha esaminato otto studi che avevano indagato su esercizio fisico più dieta (2241 partecipanti) e sulle raccomandazioni standard (2509 partecipanti). Altri 2 studi inclusi nella review hanno indagato: uno solo la dieta (167 partecipanti) e l'altro unicamente l’attività motoria (178 partecipanti). La durata degli studi considerati variavano da uno a sei anni. Considerati insieme, l'esercizio fisico più la dieta riducono il rischio di diabete rispetto alle raccomandazioni standard del 37% (RR 0,63, 95% CI 0,49-0,79)*.

Ciò ha avuto anche effetti favorevoli sul peso e la riduzione dell'indice di massa corporea, del rapporto vita-fianchi, della circonferenza vita, della pressione arteriosa, sia diastolica che sistolica, ma nessun apprezzabile calo della colesterolemia e della trigliceridemia. Gli interventi volti ad aumentare esercizio combinato con la dieta sono in grado di diminuire l'incidenza di diabete mellito tipo 2 nei gruppi ad alto rischio. Il diabete mellito è una malattia metabolica derivante da un difetto della secrezione insulinica, dell’azione dell'insulina, o di entrambi. Una conseguenza di ciò è l’iperglicemia cronica (cioè, elevati livelli di glucosio nel plasma) con disturbi di carboidrati, grassi e metabolismo delle proteine. complicanze a lungo termine del diabete mellito includono retinopatia, nefropatia e neuropatia. Il rischio di malattia cardiovascolare è aumentato.
Il Diabete di tipo 2 è il tipo più comune di diabete. Nei paesi occidentali la malattia colpisce fino al 7% della popolazione (2-3). La sua incidenza è associata alla 'stile occidentale', soprattutto in termini di abitudini alimentari e attività fisica (4). Particolare attenzione deve essere rivolta alla crescente incidenza della malattia nei paesi in via di sviluppo di nuova industrializzazione e in cui si sono verificati i cambiamenti dello stile di vita (3). L'obesità e ridotta attività fisica sono associati con lo sviluppo di intolleranza al glucosio e diabete di tipo 2 (5). Gli eventi che portano allo sviluppo della malattia sono principalmente un’anormale secrezione di insulina e di insulino-resistenza. Così, una secrezione di insulina insufficiente combinata con una ridotta capacità di tessuti periferici di utilizzare il glucosio e un aumento della produzione di glucosio da parte del fegato conduce al progressivo sviluppo di iperglicemia (6). Tuttavia, l'esatta sequenza di eventi che portano allo sviluppo del disturbo non è ancora completamente caratterizzato. La progressione da normoglicemia all’iperglicemia conclamata è lenta. Tanto lenta che una percentuale significativa di persone rimane non diagnosticata durante il periodo iniziale della malattia. La maggior parte degli individui obesi con il passare degli anni sviluppa il diabete-2, poiché l’obesità contribuisce ad un ulteriore aumento della resistenza all'insulina (7). Altri fattori noti sono anche associati con la comparsa della malattia, per esempio l’aumento dell’età e la mancanza di attività fisica. E’ stata trovata anche una forte predisposizione familiare. Infatti, parenti di primo grado di pazienti con diabete tipo-2 sono a maggior rischio di sviluppare la malattia (8).

La prevenzione primaria riguarda le attività volte a prevenire il diabete per i soggetti suscettibili o per la popolazione generale. Questo può essere fatto attraverso la dieta e l’esercizio fisico. Questi interventi sono a volte chiamati "interventi di stile di vita”. Ci sono studi prospettici di coorte che hanno dimostrato che una maggiore attività fisica, indipendentemente da altri fattori di rischio, ha un effetto protettivo contro lo sviluppo del diabete di tipo 2 (9-10). Questi studi epidemiologici hanno trovato che i vari livelli di attività fisica regolare una o più volte alla settimana sono stati associati ad una ridotta incidenza di malattia a lungo termine di follow-up (14 anni e cinque anni, rispettivamente), in entrambi gli uomini e donne di diversa gruppi di età (9-10). Pan e altri hanno concluso che la dieta o l'esercizio fisico o entrambi gli interventi hanno prodotto una riduzione del 31% al 46% in termini di incidenza del diabete nel corso di un periodo di sei anni in quelli con alterata tolleranza al glucosio (11). Successivamente quello di Da Qing (11), alcuni altri lavori basati su studi randomizzati e controllati per le persone ad alto rischio hanno rivelato il potenziale delle modifiche dello stile di vita per prevenire il diabete di tipo 2: Il Diabetes Prevention Program (12) è stato uno studio controllato multicentrico randomizzato in gli Stati Uniti. Questo studio ha riportato che l'intervento stile di vita è stato più efficace della metformina (un farmaco che si utilizza per il diabete-2) nel ridurre l'incidenza del diabete in persone ad alto rischio; mentre in Finlandia, il Diabetes Prevention Study ha scoperto che un intervento che ha corretto lo stile di vita ha ridotto il rischio di diabete rispetto ai soli consigli di seguire una dieta e fare attività motoria (13). Un lavoro di meta-analisi di studi randomizzati e controllati ha dimostrato che un intervento stile di vita riduce il livello di glucosio plasmatico a 2 ore da 0,84 mmol / L (95% intervallo di confidenza (IC) 0,39-1,29), e l'incidenza di un anno il diabete è stato ridotto di circa il 50% (rischio relativo (RR) 0,55, 95% CI 0.44 al 0,69) rispetto al gruppo di controllo (14).

Come vedete, non c’è partita: cambiare alimentazione e fare attività motoria non devono restare dei semplici consigli, ma occorre passare dalle parole ai fatti. E questi sono: alimentazione a basso indice glicemico (ricca di cereali integrali, legumi, verdure, ortaggi e frutta) ed attività motoria sostenuta per almeno 3 volte a settimana, per un minimo di 150 minuti settimanali (a frequenza cardiaca tra i 90 e 130 battiti al minuto). Per l’attività motoria, ovviamente è necessario che chi non l’ha mai fatta in maniera così intensa si dia un programma graduale e si faccia consigliare da uno specialista in scienze motorie. Questo saprà graduare l’attività fisica sulla base specifica del soggetto (età anagrafica, condizioni osteo-muscolo scheletriche, ecc.). Quindi, non improvvisate ed evitate il fai-da-te.

* Quando leggete RR, questa sigla sta per “rischio relativo”. Bene, se RR è uguale a 1, significa che non c’è nessun rischio; se è superiore a 1, il rischio è presente; se inferiore a 1, l’effetto è protettivo.
Ad esempio:  se RR = 1,20, significa che il rischio è del 20% superiore (120-100); se RR = 0,80 significa che si ha una protezione del 20% (in questo caso dovete fare 100-80). Vi starete chiedendo, e “cosa significa quel CI 0,49-0,79”? Meglio pazientare un po, aumentare la curiosità e sul prossimo articolo spiegheremo anche il significato di quel “CI”.


Bibliografia.

1 . Orozco LJ, Buchleitner AM, Gimenez-Perez G, Roqué I Figuls M, Richter B, Mauricio D. Exercise or exercise and diet for preventing type 2 diabetes mellitus. Cochrane Database Syst Rev. 2008 Jul 16;(3):CD003054. doi: 10.1002/14651858.CD003054.pub3.
2 . Harris MI, Flegal KM, Cowie CC, Eberhardt MS, Goldstein DE, Little RR, et al.Prevalence of diabetes, impaired fasting glucose and impaired glucose tolerance in U.S. adults. The third national health and nutrition examination survey, 1988-1994. Diabetes Care 1998; 21(4):518–24.
3 . Report of a World Health Organization Study Group. Prevention of Diabetes Mellitus. WHO Technical Report Series. Vol. 844, Geneva: World Health Organization, 1994.
4 . American Diabetes Association. Diabetes 1996: Vital Statistics. Alexandria VA: American Diabetes Association, 1996.
5 . Eriksson KF, Lindgarde F. Prevention of type II (non-insulin-dependent) diabetes mellitus by diet and exercise: the 6-year Malmo feasibility study. Diabetologia 1991;34:891–8.
6 . Lillioja S, Mott DM, Spraul M, Ferraro R, Foley JE, Ravussin E, et al.Insulin resistance and insulin secretory dysfunction as precursors of non-insulin-dependent diabetes mellitus: prospective studies of Pima Indians. New England Journal of Medicine 1993;329:1988–92.
7 . Beck-Nielsen H, Hother-Nielsen O. Obesity in type 2 diabetes mellitus. In: LeRoith D, Taylor SI, Olefsky JM editor(s). Diabetes Mellitus. A fundamental and clinical text. 2nd Edition. Philadelphia: Lippincott, Williams and Wilkins, 2000:567–75.
8 . Rewers M, Hamman RF. Risk factors for non-insulin-dependent diabetes. In: Harris MI, Cowie CC, Stern MP, Boyko EJ, Reiber GE, Bennett PH editor(s). Diabetes in America. 2nd Edition. Washington DC: US Govt. Printing Office, 1995:179–220.
9 . Helmrich SP, Ragland DR, Leung RW, Paffenbarger RS Jr. Physical activity and reduced occurrence of non-insulin-dependent diabetes mellitus. New England Journal of Medicine 1991;325:147–52.
10 . Manson JE, Nathan DM, Krolewski AS, Stampfer MJ,Willett WC, Hennekens CH. A prospective study of exercise and incidence of diabetes among U.S. male physicians. JAMA 1992;268(1):63–7.
11 . LiGW,Hu YH, YangWY, Jiang YY,Wang JP, Xiao JZ, et al.Effects of insulin resistance and insulin secretion on the efficacy of interventions to retard development of type 2 diabetes mellitus: the Da Qing IGT and Diabetes Study. Diabetes Research and Clinical Practice 2002;58:193–200.
12 . Diabetes Prevention Program (DPP) Research Group. The Diabetes Prevention Program(DPP): description of lifestyle intervention. Diabetes Care 2002;25(12):2165–71.
13 . Lindstrom J, Louheranta A, Mannelin M, Rastas M, Salminen V, Eriksson J, et al.The Finnish Diabetes Prevention Study (DPS): Lifestyle intervention and 3-year results on diet and physical activity. Diabetologia 2003;26(12):3230–6.
14 . Yamaoka K, Tango T. Efficacy of Lifestyle Education to Prevent Type 2 Diabetes. Ameta-analysis of randomized controlled trials. Diabetes Care 2005;28:2780–6.

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F. Michele Panunzio

F. Michele Panunzio

La prevenzione nutrizionale è la più potente medicina, ma non ama la solitudine. Ancelle le sono tutte le altre discipline mediche. Si accontenta di stare in disparte, ma in cuor suo sa di essere la padrona di casa per accogliere tutti. Non è esclusiva, né ha la puzza sotto il naso. Amo la prevenzione nutrizionale, fu amore a prima vista. Scelsi di fare il medico-igienista, ma anche di laurearmi in nutrizione umana, connubio perfetto per la mia professione. La collettività e l’individuo, il gruppo ed il singolo, i sani ed i malati, la prevenzione nutrizionale è per tutti ed è per sempre. Rispondo alle vostre domande, inviatele a: redazione@ilmattinodifoggia.it

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