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Il vino dà alla testa o no?

La letteratura scientifica è discordante circa gli effetti protettivi del vino rosso nei confronti delle malattie neurodegenerative, come la Malattia di Alzheimer ed il Parkinson.

Il vino dà alla testa o no?

Mio zio era un grande estimatore di vino rosso, ma non delle evidenze scientifiche. E lì dov’è ora, non la prenderà certo bene per questo articolo. Purtroppo, caro zio gli studi sono studi e non possiamo non attenerci alla regola del raccontare le cose come stanno anche se non concordano con i nostri gusti e preferenze. Ma, così come ci ha abituati il metodo scientifico di ipotesi e confutazioni, siamo pronti a modificare le nostre tesi qualora le evidenze siano differenti.
Per esaminare il rapporto tra vino rosso e cervello ci siamo tuffati in un articolo di revisione pubblicato agli inizi di agosto 2016 [1], il quale ha preso in considerazione gli studi epidemiologici che hanno indagato sui presunti effetti neuroprotettivi del vino rosso.
Innanzitutto, fanno notare i ricercatori, il vino rosso è uno degli alimenti della Dieta Mediterranea, la quale ha tra gli effetti benefici proprio la salute cognitiva [2-3]. Dopotutto, gli studi sembrano suggerire che una elevata aderenza alla Dieta Mediterranea sia associata ad una riduzione del rischio di moderato declino cognitivo e di Malattia di Alzheimer, e ad una riduzione della progressione del declino cognitivo nelle persone già colpite dall’Alzheimer [4-6].
Un’analisi aggregata dei risultati di 5 studi, esaminando la Dieta Mediterranea con un follow-up di almeno di 1 anno, ha rilevato che i soggetti nel terzile superiore del punteggio di aderenza alla Dieta Mediterranea hanno avuto una riduzione del 33% del rischio di moderato declino cognitivo e di Malattia di Alzheimer rispetto a quelli nel terzile inferiore. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi prospettici di coorte e altri studi randomizzati e controllati per indagare meglio questa evidenza [7].
Tralasciando la Dieta Mediterranea e passando a considerare le bevande alcoliche, un loro uso leggero-moderato (1-3 unità al giorno) era significativamente associato ad un basso rischio di qualsiasi tipo di demenza (con una riduzione del 42%) e del 71% di riduzione per quella vascolare nei soggetti di oltre 55 anni [8]. In modo simile, vi era un più basso rischio (-54%) di demenza tra i più anziani che bevevano da 1 a 6 unità ogni settimana in raffronto con gli astemi [9]. Analizzando nello specifico il ruolo del vino rosso, è da tempo stata proposta un’associazione inversa tra consumo moderato di vino e sviluppo della demenza negli anziani [10].
Questa associazione è stata supportata da uno studio di coorte (Copenhagen City Heart Study) condotto negli anziani di oltre 65 anni, nel quale è stato trovato che un’assunzione settimanale o mensile di vino rosso, ma non di altre bevande alcoliche, era associata ad un più basso rischio di demenza, inclusa l’Alzheimer; suggerendo che alcuni composti del vino possono ridurre la comparsa della demenza [11].
Uno degli studi più citati ha preso in considerazione la quantità di vino rosso assunto nel corso di 3 anni da una coorte di 3.777 soggetti di oltre 65 anni. Un consumo moderato di 3-4 bicchieri al giorno (250-500 mL al giorno) di vino rosso era associato ad una riduzione del rischio di quattro volte di sviluppare la Malattia di Alzheimer o di demenza rispetto ad un consumo inferiore o di nessuna assunzione [10]. Nonostante un'associazione complessivamente positiva del consumo di vino rosso con una migliore salute cognitiva, è ancora discutibile l’ipotesi di incoraggiare il consumo di vino rosso al fine di evitare la demenza. Sono necessari larghi studi prospettici di coorte e ulteriori studi controllati-randomizzati per chiarire bene i termini di tale ipotesi.
Per quanto riguarda il Parkinson, una assunzione abituale di flavonoidi è stata associata alla protezione dal Parkinson. Più precisamente, i maschi del quintile superiore nell’assunzione di flavonoidi avevano un rischio di Parkinson del 40% più basso rispetto a quelli del quintile inferiore. L’assunzione di alimenti ricchi di flavonoidi, incluso il vino rosso, era particolarmente associato ad un più basso rischio di Parkinson [11]. Considerando il rapporto Dieta Mediterranea e rischio di Parkinson, una ridotta probabilità (-14%) di esordio precoce per età del Parkinson (OR 0.86; 95% CI, 0,77-0,97) è stata associata ad un punteggio più alto di aderenza alla Dieta Mediterranea [12].La maggior parte degli studi epidemiologici disponibili non supportano l'associazione tra alcol o consumo di vino e il rischio di Parkinson [13-14].
Sulla base dei dati epidemiologici disponibili è, comunque, ancora prematuro incoraggiare gli anziani a bere regolarmente vino rosso per la prevenzione delle malattie neuro-degenerative associate all’età. Inoltre, ogni messaggio di sanità pubblica deve tenere conto del rapporto rischi-benefici associato ad un eccessiva assunzione di etanolo presente nel vino, che può avere effetti avversi per la salute, come l’intossicazione alcolica, l’ipertensione, la cardiomiopatia, l’ictus e il cancro orale [15-16].
Per finire, l’analisi epidemiologica della relazione tra consumo di vino e declino mentale è complessa, ed è altamente improbabile che un singolo fattore possa avere un ruolo importante [17]. Le principali limitazioni negli studi epidemiologici che valutano l’assunzione di vino rosso e dei suoi nutrienti nella malattia neurodegenerativa sono: l’ipotesi che l’assunzione di vino resti costante ed invariata durante tutto lo studio; i fattori di confondimento dietetici, come ad esempio il tè, che è ricco di polifenoli; l’estrema variabilità nel profilo della composizione di polifenoli del vino rosso e la mancanza di strumenti affidabili per la diagnosi di Alzheimer e Parkinson [18-19].
Tuttavia, quando si tratta del consumo di alimenti così diffusi come il vino rosso, e dell’aura magica che li circonda, la ricerca epidemiologica osservazionale, anche se costosa ed impegnativa, è indispensabile per sostenere la necessità di studi di intervento progettati per studiare le associazioni tra vino rosso e neurodegenerazione legata all'età. Le semplici raccomandazioni, quindi, non bastano. Hanno il sapore pilatesco del dire e non dire. Mentre sono necessari ulteriori studi epidemiologici osservazionali e sperimentali.


Bibliografia

1 . Caruana M, Cauchi R, Vassallo N. Putative Role of Red Wine Polyphenols against Brain Pathology in Alzheimer's and Parkinson's Disease. Front Nutr. 2016 Aug 12;3:31.
2 . Vassallo N, Scerri C. Mediterranean diet and dementia of the Alzheimer type. Curr Aging Sci (2013) 6:150–62.
3 . Iriti M, Varoni EM. Melatonin in Mediterranean diet, a new perspective. J Sci Food Agric (2015) 95:2355–9.
4 . Scarmeas N, Stern Y, Tang MX, Mayeux R, Luchsinger JA. Mediterranean diet and risk for Alzheimer’s disease. Ann Neurol (2006) 59:912–21.
5 . Scarmeas N, Stern Y, Mayeux R, Manly JJ, Schupf N, Luchsinger JA.Mediterranean diet and mild cognitive impairment. Arch Neurol (2009) 66:216–25.
6 . Knight A, Bryan J, Murphy K. Is the Mediterranean diet a feasible approach to preserving cognitive function and reducing risk of dementia for older adults in Western countries? New insights and future directions. Ageing Res Rev (2016) 25:85–101.
7 . Singh B, Parsaik AK, Mielke MM, Erwin PJ, Knopman DS, Petersen RC, et al. Association of mediterranean diet with mild cognitive impairment and Alzheimer’s disease: a systematic review and meta-analysis. J Alzheimers Dis (2014) 39:271–82.
8 . Ruitenberg A, Van Swieten JC, Witteman JC, Mehta KM, Van Duijn CM, Hofman A, et al. Alcohol consumption and risk of dementia: the Rotterdam Study. Lancet (2002) 359:281–6.
9 . Mukamal KJ, Kuller LH, Fitzpatrick AL, Longstreth WT Jr, Mittleman MA,Siscovick DS. Prospective study of alcohol consumption and risk of dementia in older adults. JAMA (2003)
10 . Orgogozo JM, Dartigues JF, Lafont S, Letenneur L, Commenges D, Salamon R,et al. Wine consumption and dementia in the elderly: a prospective community study in the Bordeaux area. Rev Neurol (Paris) (1997) 153:185–92.
11 . Truelsen T, Thudium D, Gronbaek M, Copenhagen City, Heart S. Amount and type of alcohol and risk of dementia: the Copenhagen City Heart Study. Neurology (2002) 59:1313–9.
12 . Gao X, Cassidy A, Schwarzschild MA, Rimm EB, Ascherio A. Habitual intake of dietary flavonoids and risk of Parkinson disease. Neurology (2012) 78:1138–45.
13 . Alcalay RN, Gu Y, Mejia-Santana H, Cote L, Marder KS, Scarmeas N. The association between Mediterranean diet adherence and Parkinson’s disease. Mov Disord (2012) 27:771–4.
14 . . Hernan MA, Chen H, Schwarzschild MA, Ascherio A. Alcohol consumption and the incidence of Parkinson’s disease. Ann Neurol (2003) 54:170–5.
15 . Palacios N, Gao X, O’reilly E, Schwarzschild M, Mccullough ML, Mayo T, et al. Alcohol and risk of Parkinson’s disease in a large, prospective cohort of men and women. Mov Disord (2012) 27:980–7.
16 . O’Keefe JH, Bhatti SK, Bajwa A, Dinicolantonio JJ, Lavie CJ. Alcohol and cardiovascular health: the dose makes the poison…or the remedy. Mayo Clin Proc (2014) 89:382–93.
17 . Varoni EM, Lodi G, Iriti M. Ethanol versus phytochemicals in wine: oral cancer risk in a light drinking perspective. Int J Mol Sci (2015) 16:17029–47.
18 . Gillette-Guyonnet S, Secher M, Vellas B. Nutrition and neurodegeneration: epidemiological evidence and challenges for future research. Br J Clin Pharmacol (2013) 75:738–55.
19 . Coley N, Andrieu S, Gardette V, Gillette-Guyonnet S, Sanz C, Vellas B, et al. Dementia prevention: methodological explanations for inconsistent results. Epidemiol Rev (2008) 30:35–66.

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F. Michele Panunzio

F. Michele Panunzio

La prevenzione nutrizionale è la più potente medicina, ma non ama la solitudine. Ancelle le sono tutte le altre discipline mediche. Si accontenta di stare in disparte, ma in cuor suo sa di essere la padrona di casa per accogliere tutti. Non è esclusiva, né ha la puzza sotto il naso. Amo la prevenzione nutrizionale, fu amore a prima vista. Scelsi di fare il medico-igienista, ma anche di laurearmi in nutrizione umana, connubio perfetto per la mia professione. La collettività e l’individuo, il gruppo ed il singolo, i sani ed i malati, la prevenzione nutrizionale è per tutti ed è per sempre. Rispondo alle vostre domande, inviatele a: redazione@ilmattinodifoggia.it

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