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Pancia piatta? Con i grani antichi!

Diversi lavori hanno trovato che i grani antichi sono efficaci nel colon irritabile, una condizione molto diffusa che causa gonfiore addominale, diarrea o stipsi, e che peggiora la qualità della vita in chi ne soffre.

Pancia piatta? Con i grani antichi!

La terra promessa ad Abramo è quella dove abbonda il vino, l’olio e il grano. Osservando dalle alture del Gargano la piana del Tavoliere ricca di queste colture, che si spingono a punteggiare i monti del subappennino dauno, non si può non saltare alla conclusione di aver ereditato quanto promesso al padre del popolo ebreo. Anche se tali annotazioni esulano dal mio scrivere sul blog domenicale del Mattino di Foggia, vedrete come il ritorno al grano antico possa arrecare sollievo per una sindrome molto diffusa quale è quella del colon irritabile.

Caro mio lettore, mentre del vino e dell’olio ne ho già scritto, relativamente ai profili nutrizionali, oggi mi soffermo sul grano così da completare il “trittico”. E devo dire che, al contrario di vino e olio per i quali c’è una grande “attrazione” e positiva attenzione, per il grano osserviamo una “criminalizzazione”, derivante dalla falsa epidemia percepita della celiachia e della pseudo sensibilità al glutine, dalle paure dei residui (derivanti da tossici ambientali e da scorrette pratiche agronomiche) e alla diffusione dei modelli paleodietetici, ecc. Questa avversione ha convinto tanti a non mangiare più pasta, pane ed altri prodotti da forno ottenuti dal grano, come se fossero l’origine di tutti i malanni.  Tuttavia, di fronte a questa tendenza non si può chiudere gli occhi e, seguendo il detto “vox populi vox Dei” (dal latino «voce di popolo, voce di Dio»)*, occorre appurare quanto di vero in essa possa esserci, anche in riferimento ai risultati di alcuni studi. Però è necessario limitare il nostro campo di indagine per non finire nella trappola del sollevare polveroni. E lo facciamo a partire dal leggere cosa scrivono in proposito Luigi Fontana e Franco Berrino nel libro “La Grande Via”, pubblicato da poco per Mondadori: “Per fortuna oggi molti giovani agricoltori, specie nel Sud Italia, stanno rilanciando la produzione di varietà «antiche» di frumento, come la Timilia, il Russello, il Perciasacchi, il Margherito, il Senatore Cappelli, il Khorasan e molte altre, che hanno una resa minore, ma consentono di risparmiare in fertilizzanti e pesticidi e, verosimilmente, ridurre l’inquinamento dei terreni e delle acque profonde, oltre che promuovere la salute dei contadini e dei consumatori. Alcuni lavori scientifici suggeriscono che la sostituzione dei prodotti a base di grani moderni con quelli antichi potrebbe esercitare azioni benefiche sulla colesterolemia, sullo stato infiammatorio, sul danno ossidativo alle membrane cellulari e sulla funzionalità.

Ebbene, incoraggiati a limitare il nostro campo di indagine, facciamo un tuffo nella letteratura scientifica ed esaminiamo i benefici dei grani antichi su una sindrome molto diffusa, quale è quella del “colon irritabile”. E lo faremo riferendoci all’interessante studio di Francesco Sofi et al. dal titolo “Effect of Triticum turgidum subsp. turanicum wheat on irritable bowel syndrome: a double-blinded randomised dietary intervention trial”, pubblicato sul British Journal of Nutrition (2014), 111, 1992–1999. La sindrome del colon irritabile (molto tempo fa era etichettata con il brutto termine di “colite”) è un disturbo che si manifesta con dolori addominali, associati a diarrea e stitichezza intermittenti. Questa sindrome colpisce circa il 10-20% della popolazione generale [1,2]. I pazienti con sindrome da colon irritabile riferiscono spesso un’associazione del peggioramento dei sintomi con il consumo di prodotti alimentari a base di grano e di quelli lattiero-caseari [3]. Tuttavia, l'importanza relativa del ruolo svolto dai diversi prodotti alimentari nel causare i sintomi dell’intestino irritabile non è ben definita, e gli attuali consigli dietetici sono in gran parte basati sugli effetti dei singoli alimenti o di alcuni nutrienti sulla fisiologia intestinale, piuttosto che su studi controllati [3]. Il colon irritabile è una condizione che ha costi diretti e indiretti elevati [1,2] sia per i soggetti che ne sono colpiti, sia per la sanità pubblica. Inoltre, le persone che soffrono di colon irritabile, nel quale il trattamento convenzionale è spesso inefficace, riferiscono una significativa riduzione della qualità della vita. Pertanto, è di grande importanza comprendere il ruolo dell’alimentazione sotto il profilo di una strategia alternativa a quella attuale per il sollievo dei sintomi [3]. Recentemente, l'interesse della ricerca si è focalizzato sulle varietà antiche di grano, poiché queste sono una ricca fonte di sostanze funzionali dagli effetti benefici sulla salute [4]. Tra le antiche varietà di grano, il Triticum turgidum subsp. turanicum sta emergendo come l’alimento potenzialmente più interessante. A tal proposito, uno studio [5] ha trovato che una dieta di sostituzione con prodotti a base di frumento antico era in grado di indurre miglioramenti significativi nel profilo infiammatorio di una popolazione sana. E’ utile ricordare che diversi lavori sottolineano come il colon irritabile sia una condizione di infiammazione di basso grado associata a cambiamenti nei profili delle citochine [6,7]. Su queste basi, lo studio di Dinan et al. [8] è stato considerato fondamentale nel collegare i cambiamenti nei livelli di citochine con sintomi del colon irritabile, poiché ha dimostrato che un aumento farmacologicamente indotto dei livelli di citochina proinfiammatoria IL-6 era associato all'aumento dei dolori addominali accompagnati da disagio e gonfiore.  Dopo il consumo di alimenti ottenuti con farine di grani antichi, i pazienti hanno sperimentato un significativo miglioramento globale e della gravità dei sintomi correlati al colon irritabile, quali il gonfiore, la distensione e il dolore addominale, con conseguente miglioramento della qualità della vita. Al contrario, nessun miglioramento significativo è stato notato durante il periodo di intervento con le farine da grani moderni. 

Lo studio di Francesco Sofi et al è stato il primo ad evidenziare come una dieta di sostituzione con un 'prodotto di grano antico' sia in grado di arrecare sollievo dai sintomi del colon irritabile e di migliorare la qualità della vita in chi ne soffre, quasi da essere proposta quale trattamento per questo tipo di disturbo gastrointestinale [9]. 


Ma in cosa differisce il grano antico T. turgidum subsp. turanicum da quelli moderni? Sebbene questo grano antico contenga anch’esso il glutine, il suo profilo nutrizionale, in confronto con quello delle varietà più moderne, è migliore nel contenuto di minerali, antiossidanti e di molecole anti-infiammatorie. A queste ultime può essere attribuito un ruolo nella cura del colon irritabile (5).  Lo studio in doppio cieco di Francesco Sofi et al. ha trovato che una dieta di sostituzione con prodotti a base di grano antico, dopo un periodo di 6 settimane, era utile nel migliorare i sintomi nei pazienti con colon irritabile. Inoltre, insieme alla riduzione della frequenza e della gravità dei sintomi, si osservava una significativa diminuzione dei livelli circolanti di citochine pro-infiammatorie (IL-6, IL-17, IFN-g, monociti, proteina-1 chemiotattica e fattore di crescita vascolare endoteliale) . Questo è il primo studio che ha fornito le prove per il ruolo potenziale di un 'alimento di base' nel migliorare i livelli circolanti di citochine in parallelo con i miglioramenti nei sintomi del colon irritabile. La significativa riduzione dei livelli di IL-6 e dei miglioramenti dei sintomi corroborano i risultati di studi precedenti che hanno indicato la IL-6 quale biomarker potenzialmente più interessante tra le citochine coinvolte nella sindrome del colon irritabile [6,10]. Tuttavia, anche se sono necessari ulteriori e più ampi studi prima prima di trarre qualsiasi conclusione certa sugli effetti di alimenti ottenuti da grani antichi nella sindrome del colon irritabile, crediamo che la diffusione di queste colture non possa che fare bene alla nostra terra e alla salute.

 

* Sentenza d’antica tradizione medievale, già citata in Alcuino: si ripete talvolta per significare che opinioni e giudizî popolari, o comunemente accettati, devono o possono ritenersi veri e giusti. Si cita talora anche la sola prima metà della frase per alludere a notizie o opinioni molto diffuse: che lui sia un amministratore disonesto è vox populi. (dal vocabolario online Treccani disponibile all’indirizzo http://www.treccani.it/vocabolario)

Bibliografia
[1] . Ford AC & Talley NJ (2012) Irritable bowel syndrome. BMJ 345, e5836.
[2] . Camilleri M (2012) Peripheral mechanisms in irritable bowel syndrome. N Engl J Med 367, 1626–1635.
[3] . Heizer WD, Southern S & McGovern S (2009) The role of diet in symptoms of irritable bowel syndrome in adults: a narrative view. J Am Diet Assoc 109, 1204–1214.
[4] . Sofi F, Ghiselli L, Cesari F, et al. (2010) Effects of short-term consumption of bread obtained by an old Italian grain variety on lipid, inflammatory, and hemorheological variables: an intervention study. J Med Food 13, 615–620.
[5] . Sofi F, Whittaker A, Cesari F, et al. (2013) Characterization of Khorasan wheat (Kamut) and impact of a replacement diet on cardiovascular risk factors: cross-over dietary intervention study. Eur J Clin Nutr 67, 190–195.
[6] . Clarke G, Quigley EM, Cryan JF, et al. (2009) Irritable bowel syndrome: towards biomarker identification. Trends Mol Med 15, 478–489.
[7] . Bashashati M, Rezaei N, Andrews CN, et al. (2012) Cytokines and irritable bowel syndrome: where do we stand? Cytokine 57, 201–209.
[8] . Dinan TG, Clarke G, Quigley EM, et al. (2008) Enhanced cholinergic-mediated increase in pro-inflammatory cytokine IL-6 in irritable bowel syndrome: role of muscarinic receptors. Am J Gastroenterol 103, 2570–2576.
[9] . Drisko J, Bischoff B, Hall M, et al. (2006) Treating irritable bowel syndrome with a food elimination diet followed by food challenge and probiotics. J Am Coll Nutr 25, 514–522.
[10] . O’Malley D, Cryan JF & Dinan TG (2013) Crosstalk between interleukin-6 and corticotropin-releasing factor modulate submucosal plexus activity and colonic secretion. Brain Behav Immun 30, 115–124.

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F. Michele Panunzio

F. Michele Panunzio

La prevenzione nutrizionale è la più potente medicina, ma non ama la solitudine. Ancelle le sono tutte le altre discipline mediche. Si accontenta di stare in disparte, ma in cuor suo sa di essere la padrona di casa per accogliere tutti. Non è esclusiva, né ha la puzza sotto il naso. Amo la prevenzione nutrizionale, fu amore a prima vista. Scelsi di fare il medico-igienista, ma anche di laurearmi in nutrizione umana, connubio perfetto per la mia professione. La collettività e l’individuo, il gruppo ed il singolo, i sani ed i malati, la prevenzione nutrizionale è per tutti ed è per sempre. Rispondo alle vostre domande, inviatele a: redazione@ilmattinodifoggia.it

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