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28.05.2017 - 08:50
A tale scopo può essere impiegato l’estrattore che riduce i FODMAPs, ma lascia pressoché intatto il valore nutrizionale degli alimenti. Vediamo cosa dicono gli studi pubblicati in letteratura scientifica.
Nella sindrome del colon irritabile si consiglia di seguire una dieta a basso contenuto di FODMAPs (ovvero, gli oligo-, di- e mono-saccaridi, ed i polioli). Alcuni di questi composti sono presenti nei legumi, verdure, ortaggi e frutta, alimenti che svolgono un ruolo importante per la salute. Che cosa si può fare per non escludere questi preziosi vegetali anche nel caso di colon irritabile? A tale scopo può essere impiegato l’estrattore che riduce i FODMAPs, ma lascia pressoché intatto il valore nutrizionale degli alimenti. Vediamo cosa dicono gli studi pubblicati in letteratura scientifica. La sindrome del colon irritabile è un disturbo gastrointestinale funzionale caratterizzato da episodi ricorrenti di dolore/disagio addominale e alterazione della funzione intestinale con episodi ricorrenti di diarrea alternata a stipsi [1]. E' molto comune sia tra i pazienti che si rivolgono al proprio medico di base che nei reparti di gastroenterologia ospedalieri [2-4].
La causa (o le cause) della sindrome del colon irritabile non è nota. Tuttavia, secondo molti pazienti, i fattori dietetici svolgono un ruolo centrale e spesso modificano la loro dieta e/o aggiungono fibre alla loro dieta già prima di consultarsi con il loro medico. E allorquando consultano il proprio medico curante spesso ricevono consigli dietetici. Inoltre, l'aggiunta di crusca di grano oltre a quella introdotta con i pasti giornalieri è una raccomandazione quasi universale nel trattamento della sindrome dell'intestino irritabile [4-5]. Infatti, il consiglio di aumentare il contenuto di fibre nella dieta è dato al 20-36% dei pazienti con sindrome del colon irritabile che vanno dal medico di base. Nel 16% dei casi, i medici delle cure primarie prescrivono fibre ad azione 'farmacologica', come ad esempio lo psyllium [6-7].
Alla luce delle attuali evidenze, però, l'efficacia della fibra nel trattamento dei sintomi della sindrome del colon irritabile è limitata e non concordante. L'effetto dello psyllium sulla stipsi si basava su due studi: quello di Jalihal e Kurian [8] che ha utilizzato una dose di 30 g e quello di Prior e Whorwell [9] con una dose di circa 5 g. La comparazione con altri studi e con un dosaggio più basso potrebbe sottostimare gli effetti di una dose ragionevole di psyllium. I due tipi di fibre, solubili e insolubili, influenzano in modo diverso i sintomi della sindrome dell'intestino irritabile. La fibra solubile era vantaggiosa per il miglioramento dei sintomi globali, mentre la fibra insolubile non era più efficace del placebo e potrebbe, in alcuni pazienti con sindrome dell'intestino irritabile, peggiorare i sintomi rispetto ad una dieta normale. In due studi è stato riscontrato un notevole effetto della fibra solubile sulla riduzione della sintomatologia del colon irritabile. In uno di questi è stata utilizzata una dose ragionevole di psyllium [8]. Toskes et al. hanno utilizzato policarbofil calcico, una fibra sintetica resistente al degrado batterico [10]. La comparazione di questi studi con altri studi che hanno utilizzato lo psyllium in dosi sub-ottimali ha sottovalutato l'effetto di trattamento. Mentre, la prova dell'efficacia della fibra solubile è stata ottenuta dai risultati aggregati. La sindrome dell'intestino irritabile, trattata con questo tipo di fibra solubile, ha riportato un miglioramento di 1,3 volte superiore rispetto ai controlli. L'effetto della fibra solubile sul dolore addominale del colon irritabile, tuttavia, è stato controverso. Infatti, gli studi che hanno riportato sulla misura di esito del sollievo del dolore addominale hanno variato notevolmente e hanno mostrato risultati conflittuali [8-9,11]. Anche l'efficacia della fibra insolubile nel trattamento di pazienti con sindrome da colon irritabile è stata controversa. Gli studi hanno dimostrato che le diete con una grande quantità di fibre insolubili potrebbero in realtà essere peggiori di una dieta normale. Il miglioramento clinico dei pazienti con sindrome dell'intestino irritabile trattati con fibre insolubile non era migliore di quello ottenuto con placebo [12-15]. Il ruolo della fibra nella fisiopatologia della sindrome del colon irritabile rimane poco compreso [16]. Un aumento della quantità di fibra alimentare è una raccomandazione quasi universale nella gestione delle cure primarie della sindrome dell'intestino irritabile [3,5]. Anche le linee guida sulla gestione della sindrome dell'intestino irritabile, per i pazienti che si presentano nell’ambulatorio del medico curante, consigliano un aumento dell'assunzione di fibre in caso di costipazione [5,17]. Tuttavia, vi è un limitato supporto per questa raccomandazione. In sintesi, l'efficacia della terapia con la fibra solubile nei pazienti con sindrome del colon è limitata solo in termini di miglioramento dei sintomi globali o della costipazione. Non esiste alcun effetto della fibra per il dolore addominale presente nella sindrome del colon irritabile. Abbiamo visto come la fibra solubile e insolubile hanno effetti diversi sui sintomi della sindrome del colon irritabile. La fibra insolubile non è probabilmente migliore del placebo e può, in alcuni pazienti, anche peggiorare l'esito clinico. Per lo sviluppo di linee guida di gestione basate sulle evidenze, sono necessari validi studi clinici nei pazienti di assistenza primaria, concentrandosi sull'efficacia e la tollerabilità di fibre solubili e insolubili.
Fin qui la ricerca ha utilizzato la “supplementazione” con fibra alimentare. E come stanno le cose se, invece, utilizziamo gli alimenti vegetali che naturalmente contengono fibra alimentare? Due studi pubblicati in queste settimane hanno trovato risultati interessanti. Nel primo lavoro, in un gruppo di 98 donne con sindrome del colon irritabile la principale fonte di fibra alimentare utilizzata è stata quella del pane e cereali da prima colazione (muesli) arricchiti di fibra. L'intervento di due settimane ha migliorato notevolmente la funzione intestinale e la sintomatologia del colon irritabile, e la sensazione di benessere generale è stata notevolmente migliore rispetto al gruppo di controllo (100 donne) [18]. L’altro studio, condotto da ricercatori dell’Università di Bari, chiarisce che l’approccio dietetico alla sindrome del colon irritabile debba includere una riduzione di alimenti ricchi fibra fermentabile [19]. A tal fine, a nostro parere, non si può pensare di privarci di alimenti importanti, come alcuni legumi, verdure, ortaggi e frutta, i quali anche se contengono i FODMAPs (oligo-, di- e mono-saccaridi, ed i polioli) svolgono un ruolo importante per la salute. A tale scopo può essere impiegato l’estrattore che elimina la fibra fermentabile, ma lascia pressoché intatto il valore nutrizionale. Un lavoro pubblicato in letteratura scientifica ipotizza, per i bassi costi e la buona efficacia estrattiva del succo, l’uso dell’estrattore nelle comunità rurali [20].
Bibliografia
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