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20.08.2017 - 10:15
Ed alcuni recenti clinical trials in doppio-cieco suggeriscono il suo possibile utilizzo per contrastare il declino cognitivo e potenziare la memoria a breve e a lungo termine.
Una delle più antiche fonti storiche che menziona la Salvia è quella del Papiro Ebers (1500 aC), manoscritto risalente al regno della XVI dinastia egizia del sovrano Amenofi I, nel quale è indicata come rimedio per il prurito. Altre fonti riferiscono che nell'antico Egitto la Salvia era utilizzata anche per trattare i disturbi dello stomaco, per il mal di denti e l’asma (www.britannica.com). I seguaci di Ippocrate hanno elogiato le sue qualità emostatiche e tonificanti, nonché i benefici sulle mestruazioni; invece, Plinio, Dioscoride Pedanio e Galeno l’hanno raccomandata come rimedio per la febbre e le contrazioni uterine, per la tosse, la raucedine, per gli spasmi muscolari e le ulcere.
Il nome Salvia deriva dal latino “salvare” che significa guarire, ma anche essere sano. Il nome della specie officinalis attribuito alla Salvia si riferisce, invece, al suo utilizzo quale rimedio medicale. La comune Salvia viene menzionata nel "Capitulare de villis" di Carlo Magno (circa 790) e nel IX secolo, il monaco al chiostro di Reichenau di Constance, Valafrido Strabone, le dedica l’apertura del poema didattico "Hortulus" - conosciuto anche con “Liber de cultura hortorum”, nel quale descrive le piante medicamentose del suo orticello monastico (oggi ricostruito a Reichenau) - con queste righe: "Per prima cosa la salvia brilla, è gradevole al gusto, è molto potente ed utile anche come bevanda; è utile per la maggior parte delle malattie umane ed è consumata per una giovinezza più verde". La Scuola Medica di Salerno (XI secolo) affermava che "Salvia salvatrix, naturae conciliatrix" - "Salvia, in ver sei salvatrice, di natura emulatrice"* Insomma, c’era abbastanza “letteratura” perchè Re Ludovico I Wittelsbach (1786-1854) facesse piantare la Salvia officinale nel proprio "giardino dei semplici", ovvero delle erbe medicamentose.
La Salvia appartiene alla famiglia delle Lamiaceae ed è diffusa in tutto il mondo. La composizione esatta di micronutrienti e la quantità di antiossidanti presenti nella salvia dipenderà, così come abbiamo già accennato per il rosmarino (vedi blog del 16 luglio 2017**), dalla pianta, dalla specie [1-4]. L'attività antiossidante della salvia è legata alla presenza di molecole come il carnosolo, l’acido carnosico, il rosmanolo e l’acido rosmarinico. Tra questi, l’acido rosmarinico è stato segnalato come uno dei più importanti per l'attività antiossidante [5]. Nell’estratto estratto fluido della salvia, sono stati identificati in grande quantità i fenoli epirosmanolo e iso-rosmanolo [6]. Un altro antiossidante della Salvia è l'Acido Salvianolico, dimero dell’acido rosmarinico, con forte attività anti-radicali liberi per il DPPH (1,1-diphenyl-2-picrylhydrazyl) e per il superossido [7]. Gli acidi Salvianolico A e B, abbondanti nel danshen, detto anche Salvia cinese (Salvia miltiorrhiza), hanno mostrato di avere in vitro effetti anti-aterosclerici per l’azione combinata di riduzione del colesterolo ed antiossidante [8]. In Cina, il danshen è comunemente utilizzato per le patologie cardio e cerebro-vascolari. [9] Un lavoro recente ha trovato che l’acido Salvianolico A blocca la risposta infiammatoria mediante l’interferenza con la via di segnalazione del Fattore Nucleare kB (NF-kB), limitando anche lo stress ossidativo e promuovendo l’espressione proteica associata alla neurogenesi [10] Mentre un altro studio, dell’anno scorso, ha suggerito che l’acido Salvianolico B può attenuare la risposta infiammatoria indotta da una dieta con un elevato contenuto di grassi mediante l’attivazione del sistema di protezione del fattore eritroide-nucleare 2 (Nrf2) [11].
Ma la Salvia ha degli effetti sul “cervello” che la rendono ancor più interessante. Già nell’antica Grecia, patria della filosofia e del buon “uso” della Mente, si conoscevano le proprietà di potenziare la memoria e di prevenire il declino cognitivo della salvia. A distanza di millenni dall’antica medicina ellenica, diversi studi hanno indagato i possibili utilizzi della salvia sul cervello e le funzioni cognitive. Qui, però, occorre entrare in dettagli più specifici sul possibile ruolo dei componenti della Salvia. Le due specie più comuni di Salvia, Salvia officinalis e Salvia lavandulaefolia, condividono una composizione simile. In entrambe è presente il tujone monoterpenoide (anche se la Salvia lavandulaefolia ne contiene meno) [12], che è potenzialmente tossico e antagonizzante del recettore del GABAA, uno dei due recettori per il GABA (acido γ-amminobutirrico) presenti a livello del sistema nervoso***. I componenti attivi comuni comprendono diversi composti polifenolici e una gamma di monoterpeni (ad esempio 1,8-cineole, borneolo di terpeneolo, limonene, camphor a-pinene e geraniolo) [13-14]. Quest'ultimo gruppo esegue un modello complesso di effetti ecologici, tra cui la deterrenza neurotossica per alcuni insetti fitofagi e l'attrazione degli insetti simbiotici. Per l’impollinazione e gli scopi difensivi indiretti, i monoterpeni inibiscono la colinesterasi e svolgono, quindi, un ruolo sia nell'attrazione che nella deterrenza [15]. Gli effetti di potenziamento della memoria esplicati dalla salvia sembra siano dovuti alla capacità dei suoi monoterpeni di impedire la degradazione dell’acetilcolina, un importante neurotrasmettitore cerebrale. In vitro, infatti, sia gli oli essenziali che gli estratti idroalcolici della salvia sono stati in grado di inibire due colinesterasi, quali l'acetilcolinesterasi umana [14,16-18] e la butirrilcolinesterasi [17]. Tale inibizione avveniva anche in vivo nei cervelli di roditore dopo somministrazione orale [19]. Un certo numero di studi in doppio cieco, controllati con placebo, randomizzati e bilanciati su uomini sani hanno mostrato un miglioramento della memoria a breve e lungo termine [21-23], della funzione di attenzione/esecuzione [23-24] e dell'umore [22,24] dopo singole dosi di estratti di salvia o di oli essenziali inibitori della colinesterasi. Lo studio più recente ha indagato gli effetti di un olio essenziale monoterpenoide di Salvia lavandulaefolia con alti livelli di 1,8-cineole in grado di inibire l’acetilcolinesterasi ad un decimo della concentrazione precedentemente osservata. Le singole dosi somministrate negli adulti sani hanno mostrato di migliorare l'attenzione, la memoria a lungo termine, la memoria di lavoro, le prestazioni dei compiti esecutivi e di aumentare la vigilanza soggettiva [15]. Un singolo trial, a doppio cieco e controllato con placebo, in una piccola coorte (30 soggetti) di pazienti affetti da Malattia di Alzheimer ha anche dimostrato un miglioramento della funzione cognitiva (misurata mediante la scala di valutazione delle malattie di Alzheimer, sottoscala cognitiva) e della funzione comportamentale (Clinical Dementia Rating) a seguito della somministrazione di una tintura madre di estratto alcolico di Salvia officinalis [25]. L'impiego della Salvia officinalis e lavandulaefolia per contrastare il declino cognitivo e migliorare la memoria sembra, quindi, essere promettente al pari del danshen per gli effetti anti-aterosclerotici.
Note
* La Scuola Salernitana: ossia precetti per conservare la salute. Poemetto del secolo XI. Ridotto alla sua vera lezione e recato in versi italiani dal Cav. P. Magenta. Pavia. Presso Luigi Landoni, 1835.
** Memoria di ferro? Ci vuole il Rosmarino! http://www.ilmattinodifoggia.it/blog/f--michele-panunzio/32448/memoria-di-ferro-ci-vuole-il-rosmarino.html
*** Recettori GABAergici A e C (da: Medicinapertutti.it)
Bibliografia
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