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Coronavirus, le persone grasse rischiano di più?

Quasi la metà della popolazione adulta italiana è in sovrappeso e circa il 10% è obesa. Purtroppo, vi è una associazione significativamente elevata tra obesità e rischio di mortalità per infezione da nuovo-coronavirus.

Coronavirus, le persone grasse rischiano di più?

Quali sono i motivi di tale associazione? Che cosa si può fare per ridurre il rischio? Ebbene, i risultati di due lavori pubblicati da poco su Annals Internal Medicine fanno nuova luce sull’argomento e suggeriscono preziose indicazioni anche per la prevenzione. 

Quasi la metà della popolazione adulta italiana è in sovrappeso e circa il 10% è obesa. Ed è interessante far notare che, non solo scarseggia la consapevolezza di essere in sovrappeso o in obesità, con la tendenza ad avere una falsa percezione al “ribasso” del proprio peso corporeo, ma è altresì bassa e si riduce nel tempo anche l’attenzione dedicata dagli operatori sanitari al problema dell’eccesso ponderale. * Eppure, in epoca di pandemia la letteratura scientifica indica un aumento di mortalità da infezione nuovo-coronavirus proprio tra gli obesi.

Alcuni studi osservazionali, infatti, hanno suggerito che l'obesità è associata a esiti peggiori nei pazienti con COVID-19 [1-5]. E ultimamente due lavori, entrambi pubblicati su “Annals Internal Medicine”, hanno meglio indagato questa associazione. [6-7] Il primo di questi studi ha preso in considerazione circa 2.500 pazienti (età media = 67 anni; 49% ispanici) ricoverati con diagnosi COVID-19 in due ospedali di New York City. [6] L'analisi, dopo stratificazione per fattori demografici e comorbilità, cliniche, ha mostrato che i pazienti obesi, rispetto ai pazienti in sovrappeso, avevano un rischio significativamente più alto per l'esito composito di intubazione o morte a 45 giorni (rapporto di rischio = 1,6). L'associazione dell'obesità con esiti avversi è stata osservata nei pazienti di età inferiore ai 65 anni, ma non nei pazienti più anziani.

L’altro lavoro pubblicato su Annals ha incluso circa 7.000 pazienti ricoverati (età media = 49 anni; 54% ispanici) in nove ospedali della Kaiser Permanente Southern California (KPSC). [7] Dopo la stratificazione per fattori demografici e comorbilità rilevanti, i pazienti gravemente obesi avevano una mortalità a 21 giorni significativamente più alta rispetto agli individui di peso normale (rischio relativo era superiore a 3). Il rischio era più elevato nei pazienti più giovani (età inferiore ai 60 anni) e nei maschi.

Prima di questi due lavori, era acclarato che i determinanti sociali della salute, quali l’etnia, il livello di reddito e il grado di istruzione, erano fattori di rischio sia per l'obesità che per il COVID-19 (8-9). Così come era stata ben descritta in letteratura l'associazione dell'obesità con alcune condizioni croniche, come il diabete, l’ipertensione,le  malattie cardiache e cerebrovascolari. Tuttavia, la relazione dell’obesità con il peggioramento degli esiti del COVID-19 continuava ad essere poco chiara.  Alcuni altri lavori avevano indagato anche come l'aumento del rischio di stati proinfiammatori, protrombotici e la insufficiente meccanica respiratoria polmonare correlata all'obesità, fossero fattori prognostici potenzialmente sfavorevoli in malattie gravi, come l'influenza H1N1, e suggerivano che probabilmente avevano anche un ruolo nel peggiorare gli esiti del COVID-19 (10-14).

L’importanza dei due studi pubblicati su Annals Internal Medicine, i quali congiuntamente hanno analizzato le condizioni cliniche di circa 10.000 pazienti, è di aver trovato un eccesso di mortalità a breve termine negli obesi più giovani ricoverati in ospedale con COVID-19. Ed una possibile spiegazione di tale associazione è che una maggiore massa grassa può portare alla disfunzione immunitaria, ad uno stato proinfiammatorio e alla ipercoagulabilità. Concludendo: dalla letteratura possiamo ricavare l'insegnamento di proteggere maggiormente chi è in sovrappeso o in obesità, una condizione di fragilità che aumenta il rischio di morte per infezione da nuovo-coronavirus.  Quindi, lavare spesso le mani, utilizzare correttamente la mascherina e mantenere la distanza di sicurezza e per ultimo, ma non per importanza, fare la vaccinazione antinfluenzale (quest’anno è più che raccomandata).

Note

* I dati per l'Italia: sovrappeso e obesità. Epicentro. Il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica, a cura dell'Istituto superiore di sanità. https://www.epicentro.iss.it/passi/dati/sovrappeso


Bibliografia

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F. Michele Panunzio

F. Michele Panunzio

La prevenzione nutrizionale è la più potente medicina, ma non ama la solitudine. Ancelle le sono tutte le altre discipline mediche. Si accontenta di stare in disparte, ma in cuor suo sa di essere la padrona di casa per accogliere tutti. Non è esclusiva, né ha la puzza sotto il naso. Amo la prevenzione nutrizionale, fu amore a prima vista. Scelsi di fare il medico-igienista, ma anche di laurearmi in nutrizione umana, connubio perfetto per la mia professione. La collettività e l’individuo, il gruppo ed il singolo, i sani ed i malati, la prevenzione nutrizionale è per tutti ed è per sempre. Rispondo alle vostre domande, inviatele a: redazione@ilmattinodifoggia.it

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