I pensieri dell'Altrove
03.01.2016 - 10:01
Il sorgere del sole sul Monte Purga (Velo Veronese). Foto di Sigfrido Corradi
Il mattino presto ha gli occhi stretti, perché fa freddo e perché forse non ha dormito. Ci guarda da lontano come fossimo corpuscoli umorali in movimento, ci assegna in misura impari l'energia nella tazzina di caffè e l'agitazione in dosi generose perché ci vuole bene e ci vuole reattivi per ogni occasione. Il mondo assorbe i nostri respiri tiepidi, l'aria nei polmoni al mattino presto punge, a me fa venire la tosse, ma che c'entra, io ho la tracheite cronica e sono pure quasi anziana. Dicevo che punge per dire che le prime ore del giorno sono travolgenti e cazzute, non chiedono permessi per farsi luce e non sono indulgenti ed intime come quelle del tramonto. Sono le ore degli uomini d'azione, non quelli dalle parole miti e delle contemplazioni mistiche, tutt'al più sono le ore delle immagini, e infatti le foto più esclusive sono quelle del sole che sorge, imponente signore del giorno e dei giri del mondo. I primi mattini di un anno appena cominciato sono i più interlocutori e i più sfacciati, noi facciamo domande al cielo, timidi e preoccupati, la luce ci risponde con l'insolenza di chi se ne frega e dice: io sono qui, faccio il mio mestiere, ti do l'inizio, una semi benedizione collettiva e la strada piena di buche, ora veditela tu. Poi ti do un calendario nuovo, date da organizzare, vita da spolpare, rapporti da sistemare, felicità da corteggiare, pensieri da smistare. Ti do l'integrità delle intenzioni e lo sbaraglio delle azioni, la puntualità del tempo e l'affannoso impegno di viverlo se non con un'allegria costante, almeno con un minimo di coraggio. Ti riempio di storie da disegnare e e ti svuoto le mani da sogni inutili da conservare, ti getto in pasto a sentimenti che devi saper riconoscere, masticare, addomesticare o dimenticare. Ti regalo le ore, le ire, le probabilità e le delusioni, gli impatti veloci con la gioia e gli allineamenti favorevoli degli astri sul tuo segno zodiacale. Ti affiderò persino delle intuizioni da interpretare e la cura di doverle adeguatamente applicare. Che vuoi di più? Niente. In effetti, niente. Il programma è un terrazzo a picco su un oceano che dà le vertigini, la vista è così indefinita che per un momento mi sento io stessa ospite della mia stessa vita e lo spazio è così impreciso e vuoto che speriamo non mi inghiotta... Intanto è un mattino presto, così presto che ci sono solo io. Vedo gli occhi a fessura di un giorno nuovo di un gennaio nuovo di un anno nuovo. Eppure, non so, ma a me sembra sempre tutto così straordinariamente ordinario, percettibile ed imperfetto. Quasi conosciuto, familiare ed antico. La vera novità pericolosa e audace, cucita stretta agli orli di un perenne conflitto nell'incomprensibile, restiamo ancora noi.
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