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8 marzo? Ah, già: la festa delle banane

Perché una giornata dedicata solo a noi? Ma dedicata a che?

8 marzo? Ah già: la festa delle banane

Se deve esserci una dedica, però, questa splendida giornata di immensa gioia deve essere, per coerenza, dedicata anche a tutti quegli stupri che avvengono ogni giorno ed ogni notte...

La Vera parità, la Vera uguaglianza, la Vera dignità rispettata potrebbe cominciare, per esempio, dal disfarsi di questa "festa". Perché una giornata dedicata solo a noi? Ma dedicata a che? Forse alle differenze degli stipendi, ai ruoli non assegnati nei 'cerchi magici' del potere, alle funzioni negate nella politica, negli apparati statali, nella finanza, in tutti quei luoghi dove si decide? Se deve esserci una dedica, però, questa splendida giornata di immensa gioia deve essere, per coerenza, dedicata anche a tutti quegli stupri che avvengono ogni giorno ed ogni notte, a tutte quelle disgraziatissime bambine di otto/nove anni che vengono date in spose e crepano, come fiori schiacciati, per emorragie e lesioni disumane, a tutte quelle violenze fisiche e psicologiche domestiche e nei luoghi di lavoro, alle mazzate che spezzano le ossa, all'acido che sfigura, all'isolamento a cui ti spinge uno stalker, alla sottomissione silenziosa, al terrore di essere uccisa. E molte, troppe, sono quelle che stanno stese in un cimitero, con tanti fiori e tanta pena collettiva. Strozzate, accoltellate, bruciate, soffocate, sparate. Molte fatte sparire come cose buttate, peggio che scarti schifosi nella spazzatura più puzzolente. Poi, però, stasera ci dovremmo accontentare della euforia fanciullesca per una gita premio intorno ad un giro di una pizza mediocre ed una birra. E, mò me lo scordavo, dovremmo anche provare gratitudine per il sofisticato tocco di classe: il tavolo infiorato di mimose delicate, anche queste, manco a dirlo, sono "dedicate". Tanto, da domani torniamo nei ranghi: ciabattine e cena pronta, figli da seguire, genitori da accudire, mariti da capire, datori di lavoro da sopportare, liti da stemperare e un quintale di frustrazioni da assorbire, proprio come quella familiare carta da cucina in rotoloni-economia, abituata efficacemente ad asciugare pure pianti fluviali. Ma cancelliamola 'sta cavolo di 'festa', potrebbe essere la prima differenza che marcherà la necessità di non volere, almeno in questo senso, nessuna differenza. Andiamo a pranzo e a cena lo stesso con le amiche, se ci va, ma come un'occasione scelta da noi per incontrarci e stare bene per un giorno, una sera; come un'espressione di libertà banale, non una speciale operazione di finta emancipazione di genere. È tutta una forzatura anacronistica e, secondo me, un tentativo patetico per dimostrare alla società che anche noi siamo gruppo, che siamo autonome, indipendenti, che non dobbiamo chiedere permessi. Ma l'equivoco è appena prima della dimostrazione, se si ha ancora il bisogno di dover dimostrare. Insomma, io non vorrei più sentirmi come una povera crista o come una scimmia in una riserva, a cui viene gettata una volta all'anno una bella banana come dono generoso perché la suddetta scimmia ha fatto ciao ciao con la manina e il balletto con tanto di sculettamento finale.. Vi voglio bene, un abbraccio a tutte. E a tutti. ( p.s. non ho scelto a caso la banana. ho voluto proprio essere sarcasticamente irriverente)

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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