I pensieri dell'Altrove
06.11.2016 - 11:27
Non ci basta mai. Del bene, non si è pieni mai. Dovremmo essere contenti di sapere che c'è il bene, che possiamo aumentarlo, custodirlo, che potremmo spostarlo dal cuore alla voce, dalla testa alle mani. Trasferirlo attraverso la pelle con una carezza, renderlo importante prendendosi in braccio un dolore, una relazione difficile, un distacco. Forse noi non siamo destinati ad essere felici a lungo, ma il bene lo si può mantenere, si può rischiare di investire sul suo capitale innocuo perché le disponibilità sono ampie. Il bene non ha particolari schizzi di colori violenti, non fa sudare di tormento, non approfitta del livore che trovi negli spigoli dell'amore. Non fa cadere in terra, come colpiti da una malattia, le certezze dell'unicità e della esclusività che sono proprie di un rapporto sentimentale passionale. Nel bene trova posto quell'altro tipo di amore che non ha bisogno di anestesie, quello che non fa male con le sue verità sottili e acute come aghi, non somiglia ad una guardia emotiva sempre allertata, ma ad una stanza calda dove andare a riposare quando l'anima sente il freddo e diventa inquieta. Il bene, però, lo si impara da grandi, prima facciamo sempre confusione. È una questione di tempo e di vecchiaia, di affetti nuovi che si aggiungono con una potenza simile ad una pioggia intensa, nutriente, attesa senza saperlo. Una pioggia di gocce aperte alla meraviglia, alla cura, alla morbidezza dei contatti a cuore aperto, senza manipolazioni chirurgiche, senza l'ansia da prestazione, solo gioia rotonda che porta belle notizie lontane. Il bene é un regalo che ci possiamo dare da soli, salvandoci dai predatori della nostra autostima e delle nostre certezze raggiunte da poco. E intanto, per un tempo indeterminato, la fatica dell'amore lasciamola a quelli ancora in lotta ed in difesa, a quelli liberi di festeggiare la vita giovane e sconosciuta, ai ricercatori della passione litigiosa, a chi ha le forze di ospitare le strategie spregiudicate delle vene infuocate, a chi ha lo spazio per sistemare le linee appuntite delle lame, a chi dispone di tempo ampio per curare piccole o spietate ferite. Io sto nel luogo dove preferirei scegliere una strada di semi pianura, senza elementi o meccanismi infidamente corrosivi, senza inciampare nell'eventualità di doversi scontrare, ancora, in battaglie cruente dove tocca sapere di quante possibilità disponiamo ancora per poter sopravvivere. Quando arrivi nel bene, se ci fai caso, vedi la sua forma circolare, cominci a capire dove si sta andando, finalmente si stabilizzano rapporti saldi e costanti con la lucidità. E questo è un bene, un bene che facciamo a noi. Soprattutto dopo che ci siamo accorti di avere zone ancora usurate da violente instabilità e dopo aver bevuto, sicuramente piu di di una volta, quelle inevitabili dosi di veleno in quel seducente flûte che si chiama ordinaria follia.
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