L'analisi di Giampiero D'Ecclesiis
30.05.2017 - 21:01
La mediocrità è una condizione diffusa, non a tutti noi è concesso di eccellere, non a tutti noi la natura, la vita, il caso, forniscono le medesime occasioni, opportunità di crescita. Il genere umano si è sempre sviluppato attraverso gli spunti forniti dai migliori e il lavoro dei molti.
La mediocrità non è una condizione umiliante è grazie agli spunti dei migliori che si fanno scatti in avanti ed è grazie al lavoro costante dei mediocri che si mettono a frutto.
Io sono un mediocre, sono quello che in una bella canzone di Ligabue è un mediano. Non ho il tocco magico di Maradona né la bordata potente di Gigi Riva, ma so correre avanti e dietro per il campo dannandomi l'anima al servizio di chi finalizza il gioco. Guai se un terzino o un mediano smettessero di lavorare per la squadra e pensassero agli applausi e ai cori dei tifosi, diventerebbero inutili e dannosi per la squadra aumentando in maniera esponenziale il rischio di un autogol.
Il mediocre che pensa di essere eccellente è la peggiore calamità di comunità piccola come la nostra, in cui il lavoro di chi eccelle talvolta è sgradito, quasi mai compreso e la logica del “Chi gne vo' !” dilaga, l'illusione di non essere mediocri ottunde menti già ottuse e costruisce nemici da abbattere.
E' esattamente quello che è accaduto ieri sera a quella che fu “La Storica Parata dei Turchi” a Potenza (foto reportage di Gianfranco Vaglio).
Quello che è andato in scena è stato un polpettone lunghissimo, caotico, che ha stravolto in buona parte tutto il buon lavoro fatto negli anni scorsi da chi aveva pensato di trasformare la sfilata in Storica Parata, da chi si era ripiegato sui libri cercando di dare una visione, una prospettiva, un'interpretazione non basata sulla grandezza del proprio ego ma su quello che era possibile desumere da documenti, cronache e storie, della “Parata dei Turchi”.
Sarebbe lungo elencare quello che non mi è piaciuto, già dall'inizio della Sfilata (insisto a chiamarla così) con quei ragazzini in abiti cinquecenteschi sul carretto siciliano si era capito cosa sarebbe stata, poi quell'inutile ripetersi di sbandieratori dietro i gonfaloni delle porte, i cavalli posti immediatamente dietro i tamburi, nervosissimi e a tratti ingovernabili. Il desiderio di moltiplicare i figuranti fino a rendere la “Sfilata” ingovernabile, il tutto al servizio non di un fine ma del desiderio di apparire di una sola persona. Di cancellare, stravolgere, mettere il proprio sigillo.
La storia è semplice: un Sindaco da' incarico ad un'esperta (vera, di quelle scrivono e pubblicano su riviste scientifiche), di quelle (poche) che hanno incarichi di rilievo nel mondo della ricerca italiana, di occuparsi della Parata, ad essa si uniscono altre persone tra cui un autentico esperto di costruzioni sceniche, un autentico progettista di grandi eventi e, insieme ad altri, viene pensato e proposto un disciplinare che organizza, codifica, regolamenta la Parata.
Ad esso viene allegato il codice interpretativo, ossia la logica che ha ispirato la ricostruzione e in esso si vara la costituzione di un Comitato Scientifico che avrebbe dovuto avere la funzione di allestire, organizzare, aggiornare via via i riferimenti della Parata, al fine di renderla un evento non solo bello ma asoprattutto significativo dal punto di vista culturale.
Dell'ultimo disastroso mandato del Sindaco Santarsiero questo è l'unico utile lascito alla Città di Potenza.
Il lavoro fatto in quegli anni è stato immane, non solo dal punto di vista organizzativo ma anche di ricerca, valorizzazione, studio: Libri come “Edizione straordinaria – I Turchi in prima pagina” oppure come la pubblicazione dell'inedito di Guido Spera “La processione dei turchi di Potenza”, senza contare alcuni interessanti convegni con studiosi ed esperti che sono venuti a Potenza ad arricchire la discussione culturale, hanno dato il segno di un approccio serio, professionale, competente all'argomento, incorniciato da una rassegna fotografica storica a testimonianza della Parata fin dai primi anni '60.
Ma naturalmente il mediocre quando si trova di fronte alla forza di chi eccelle soffre, si agita, agisce in maniera sotterranea, casomai andando a titillare il piccolo ego del cosiddetto esperto locale, oppure degli oramai anziani soloni di epoche passate, tanto prodighi di interventi sul giornale quanto stitici di contributi scientifici e assolutamente assenti in sede di confronto diretto.
Non che io non sapessi già tutto questo, non che non avessi già visto come per i nuovi assessori alla cultura la demolizione del lavoro fatto sulla parata fosse la crociata più importante, ma confesso che ieri sera, davanti allo stadio, vedendo lo stravolgimento di tutto quello che di buono era stato fatto negli anni passati, di quello che aveva portato la “Storica Parata dei Turchi” a diventare Patrimonio d'Italia per la tradizione e, l'anno successivo, ad essere indicata come Meraviglia d'Italia dal forum giovani italiano, ho sofferto.
Naturalmente tutto questo al mediocre che soffre la sua condizione e che vorrebbe eccellere non interessa, Lui non si pone il problema di cosa deve demolire per avere il suo spazio e neanche di cosa deve trasgredire.
Avevamo detto Disciplinare della Parata, non un documento qualsiasi, una vera e propria Delibera di Consiglio Comunale che mi pare sia stata approvata all'unanimità, che prevede, per esempio all'articolo 4 che “...le attività di coordinamento e la gestione della Parata stessa sono affidate ad un Comitato Tecnico Scientifico costituito da n. 5 membri, di cui almeno uno esperto di storia ed uno esperto nella gestione di eventi culturali” e, all'articolo 9 che “Le proposte di variazione e aggiunte al presente disciplinare devono essere approvate dal Consiglio Comunale almeno 6 mesi prima della Parata per diventare operanti per l’anno in corso”.
L'allegato parte integrante della Delibera di Consiglio spiega in dettaglio come la Parata è costituita, come va in scena e come è costruita, non c'è alcun riferimento al tripudio di sbandieratori tanto cari evidentemente alla nuova gestione.
Mi domando e domando ai consiglieri comunali, le modifiche fatte sono state approvate dal Consiglio Comunale? Qualche amico tra i Consiglieri Comunali ce l'ho e mi è stato detto che nulla di tutto questo è stato fatto.
Per i curiosi, per quelli a cui di tanto in tanto va di parlare senza fare la fatica di documentarsi, consiglio di darla un'occhiata al link che permette di leggere cosa è il disciplinare, come è composta la parata e, pensate un po', anche quali siano le motivazioni delle scelte fatte.
(http://www.comune.potenza.it/attachments/article/3269/Disciplinare_Parata_turchi.pdf).
In tutto questo mi piacerebbe capire che ruolo ha avuto il “Comitato Scientifico” in carica, quale il suo pensiero -se ne ha uno-, quali le sue considerazioni. La mia sensazione, magari sbagliata, è che ottenuto ciascuno il suo piccolo lumino per rischiararsi, ha lasciato che l'Assessore disponesse, gestisse, facesse a suo piacimento.
Ed ecco qui partorita la versione della “Sfilata”, non mi va di chiamarla “Parata”, di quest'anno, la restaurazione di una visione un po' paesana, per la quale più è lunga e più fai bella figura – magari c'è un che di psicoanalitico in questo-, nella quale è necessario demolire tutto, per mettere il proprio sigillo.
Ora per carità, essendo tra quelli che i libri li leggono e non li conservano nello scantinato, so bene per aver letto i bei libri cui facevo riferimento prima, che ad ogni edizione è seguita una polemica, e da quell'osservatore disincantato che sono della realtà, non mi sfuggono le manipolazioni, per esempio, le pagine e pagine dedicate dalla Gazzetta del Mezzogiorno alla Parata riuscendo a non citare mai, neanche per caso, la Dottoressa Antonella Pellettieri, Dirigente di Ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche, e il gruppo che ha reso la Parata quello è stato negli ultimi anni fino al triste epilogo di ieri sera. Oppure il senso dei numerosi interventi susseguitisi per dire, senza farlo esplicitamente, che il lavoro fatto non andava bene, oppure non era stato sufficientemente “includente”, intendendo che non si era andati a fare doveroso omaggio agli anziani del Sinedrio chiedendo la loro benedizione.
Mio Dio! Che ho fatto! Ho nominato l'innominata, avranno tremato gli scranni polverosi del Sinedrio? Chi se ne frega.
Alla Dottoressa Pellettieri, all'Ing. Paternò, a Gerardo Viggiano, al compianto Don Gerardo Messina vanno i sensi della mia stima, della mia riconoscenza per l'ottimo lavoro fatto, poco protetto e troppo sfruttato per ricavare lustro personale dalla politica, troppo esposto alle invidie e alla Potenza dei mediocri. Immagino siano dispiaciuti e da semplice cittadino, prima che da amico di alcuni di loro, mi permetto di ricordare che il lavoro dei mediocri se lo porta via il tempo, le buone cose lasciano traccia. Sempre.
Guai a rassegnarsi alla Potenza dei mediocri.
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