Si inaugura il 29 settembre, a Matera nella Fondazione Sassi, la mostra personale del pittore lucano
27.09.2017 - 12:40
Si inaugura il 29 settembre, a Matera nella Fondazione Sassi, la Mostra personale di Pittura di Roberto Zito.
Molti ritratti, figure esili, eteree. Non vedremo mai, credo, Roberto Zito affrontare altri temi.
Ma queste figure così predominanti, buttate giù con cura quasi maniacale, bastono a rendere nobile la sua arte. L'impiego di una tavolozza ricca che emerge però dai Neri, dai Verde bottiglia, dai Bordeaux, dai Terra d'ombra bruciata è teso al desiderio di conseguire quella grazia ove tutto sembra sacrificato tranne, appunto, la scelta del colore e la ricerca continua di un equilibrio e di un'armonia che, come egli stesso scrive, solo si trovano sul crine, nel mezzo.
Un nuovo realismo che punta diritto all'anima, ove l'intensità delle figure fa sì che esse risultino immobili, drammaticamente ferme, tra scacchiere e parole precipitate che colgono il lieve e quasi statico incedere del tempo. Ma anche in questo scenario così fermo, così drammaticamente immobile, si coglie il sentimento del rappresentato, una grazia che attua uno stile chiaro, definito, che fissa sulla tela una peculiare visione del mondo e dell'universo.
I fondi scuri lasciano emergere volti e corpi che si rischiarano e che paiono attraversati da miriadi di sfumature che partecipano alla vita della composizione, ove ogni figura rivela un'anima nuova.
Roberto Zito, questo giovane ed ancora non abbastanza riconosciuto artista lucano, porta nella sua arte i caratteri peculiari della sua terra: i silenzi; le nature scarne, essenziali; superfici che paiono calanchi privi di vegetazione e lisci di terra arida e lunare; la riflessione e la capacità d'ascolto dei vecchi ortolani e contadini della Lucania che, solitari, "... caduto il sole dimenticavano di ritornare ..." (Leonardo Sinisgalli).
In questa rappresentazione irreale eppure così vivida, la luce, pressoché uniforme, che emerge dagli sfondi scuri dei suoi quadri, fa esplodere i tratti e li apre a sottigliezze più rare.
Roberto Zito dipinge volti e figure ma cerca in fondo un suo luogo.
Attraverso la rappresentazione dell'uomo egli cerca piuttosto un punto, l'esatto centro di costellazioni lontane, ove fermarsi e stazionare - in pace e in perfetto equilibrio - ed ove ognuno, per il tramite delle sue opere, riesca ad intravede anche la propria anima come fosse una recondita preziosità.
Come non essere d'accordo col professor Vittorio Sgarbi quand'egli, nella prefazione al Catologo, afferma : Le Figure di Zito risultano immerse in una realtà altra, lontana da qualsiasi nostra esperienza e percezione sensibile. Un incessante peregrinare altrove, oltre l’apparenza fisica delle cose.
Un altrove che Amedeo Modigliani ha indagato più di chiunque altro, attraverso i suoi dipinti di figure sole e solitarie la cui anima riusciamo a ritrovare anche nel lavoro di Roberto Zito, il quale sembra dare seguito all’interessante lezione di Modigliani (...).
Zito inoltre sperimenta, ricerca quello che non trova, fino a raggiungere l’informale e, in opere come Rosso che scende, si misura con le plastiche rosse di Alberto Burri; e, ancor prima, attraverso le tele nere di Costellazioni e diagonali, intende sfidare, ricucendolo, il taglio di Lucio Fontana, padre del Movimento Spaziale. Bucando e tagliando la tela, Fontana, porge il suo sguardo oltre ad essa, e ci apre la via verso l’infinito. L’infinito delle Costellazioni, che lo stesso Zito intende ricucire con una nuova sostanza dell’arte, fatta di funi tirate dal tufo di Matera, luogo in cui ha origine la Civiltà, e scenario, oggi, di una nuova e vibrante poesia.
Una Mostra, quella di Matera, che merita d'essere visitata e che è stata organizzata in collaborazione di enti e istituzioni (la fondazione Matera Basilicata 2019 - la Fondazione Sassi - la Bcc di Basilicata - la Regione e i Comuni di Potenza, Matera e Laurenzana - alcuni sponsor privati) il cui merito è quello d'aver dato la possibilità a questo artista di presentarsi al suo pubblico e, chissà, forse d'esser arrivati in anticipo su qualcosa di mirabile che, siamo certi, il futuro ha già in serbo per lui.
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