Maternità divine, la mostra Sculture lignee della Basilicata dal Medioevo al Settecento
26.03.2018 - 21:51
Il festoso canto del Magnificat risuona in terra lucana sin da tempi antichissimi. Sin da quando la fama dell’”Umile Ancella” chiamata da tutti “Beata”, insinuandosi lungo i sentieri di campagna, attraversando i villaggi e raggiungendo le alture più alte dei monti, ha fatto breccia nel mondo della materia diventando pietà mariana. Fiorita dapprima attraverso immagini sulla nuda roccia, sulle pareti delle chiese, su tavole di legno, quella pietà, piano piano, ha assunto la tensione tridimensionale della scultura, arrivando a identificare ogni paese, ogni comunità, con la sua “Madonna” assimilata pienamente alla quotidianità della vita terrena. Semplici statue lignee hanno cominciato a catturare la devozione popolare facendosi spazio nel cuore degli uomini fino a diventare veri simulacri di preghiera. Statue che rappresentano, oggi, un immenso patrimonio di fede e di arte. Un patrimonio unico, custodito nelle chiese e nei complessi monumentali, per il quale la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Basilicata ha stilato un catalogo e reso possibile il restauro. Non solo. Ha anche ideato insieme all’Agenzia di Promozione Turistica una mostra, curata da Elisa Acanfora, docente di Storia dell’Arte Moderna dell’Università della Basilicata intitolata «Maternità divine. Sculture lignee della Basilicata dal Medioevo al Settecento» Mostra che ha portato a Firenze queste importanti testimonianze sacre della storia e della tradizione lucana.
La mostra si è conclusa lo scorso 24 marzo con un larghissimo successo di pubblico.
Nel Sacrario della Basilica di Santa Croce un corpus di sedici opere lignee provenienti da varie diocesi della Basilicata. Molte a grandezza naturale, alcune mai esposte. La romanica «Madonna col Bambino in trono» da Banzi; la magnifica «Madonna col Bambino in trono» detta Santa Maria Infelice da Rapolla; la “Madonna col Bambino” da Marsico Nuovo; la monumentale “Madonna col Bambino e Sant’Anna” da Stigliano, la seicentesca «Madonna delle Grazie» di Nicola Fumo da Tursi; la maestosa «Madonna di Loreto» e la dolcissima «Madonna col Bambino» di Giovanni Marigliano, detto «Il Michelagnolo de’ Napoletani”, entrambe da Tito; la raffinatissima «Madonna orante» della Bottega dei Moranzone da Calciano, la «Sacra Famiglia di ritorno dalla fuga in Egitto» di Michele Perrone da Ruvo del Monte. E ancora la “Madonna” del monastero di Santa Maria d’Orsoleo di Sant’Arcangelo, la più antica. Quelle di Armento, di Viggiano, di San Martino d’Agri e di Guardia Perticara. Infine le “Madonne Vestite”: la “Madonna col Bambino” da Matera e la “Madonna Immacolata da Muro Lucano.
Un esercito di donne-statue, bellissime e intense, che ha restituito al grande pubblico aspetti culturali, storici e artistici tipici della Basilicata. Ma anche simboli veri, che sprigionano grande forza espressiva e spirituale, ricollegando la maternità, quella più alta, di Maria, alle radici della vita, quasi una via per raccordare la terra al cielo. Un allestimento di grande bellezza che ha saputo ben testimoniare la qualità dell’arte sacra di Basilicata.
L’evento è stato patrocinato dal Comune di Firenze - Ufficio Unesco e dall’Opera di Santa Croce di Firenze.
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