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Hope Company: un parco dei fiori in Basilicata

A Lagopesole il progetto di Alessandro Cracas conquista gli animi con distese fiorite, musicisti e cibo e vino lucani biologici: «L’idea nasce dal bisogno di esprimere la bellezza della nostra terra. Noi della Hope crediamo che sia necessario immaginare nuove prospettive per l’agricoltura. Vogliamo creare parchi permanenti aperti al pubblico e mutevoli perché mai uguali all’anno precedente»

Via Imperatore, Lagopesole, Avigliano. Questa l’esatta collocazione di un luogo che offre, in un paesaggio perlopiù spoglio, uno scorcio di pura magia. Da Hope Company il silenzio è totale e intervallato solo dai commenti di meraviglia dei visitatori e dal sentore dei loro passi sul terreno. Se è vero che la Basilicata si contraddistingue per il suo “verde,” è pur vero che chi ha ideato Hope Company ha letto negli amanti dell’aria aperta un’esigenza: vivere un’esperienza di contatto con la natura priva di ogni distrazione, in uno spazio intimo in cui ognuno è libero di ammirare, raccogliere fiori e scattare un’istantanea sulla scia delle sensazioni e senza la pressione dettata dallo scorrere del tempo.
Intervista ad Alessandro Cracas, fondatore e rappresentante legale della Hope Company.
Hope Company ha abilmente introdotto nel territorio lucano un modo alternativo di interagire con il contesto natura. Come nasce l’idea?
«L’idea nasce dal bisogno di esprimere la bellezza della nostra terra e di realizzare le nostre fantasie. Passiamo intere giornate ad immaginare cose che non esistono. Partiamo sempre dai nostri gusti, dalle nostre passioni, per poi fantasticare su cose che molte volte non hanno una bontà economicamente rilevante, ma che ci deliziano la mente. Inutile negarlo, viaggiare, essere curiosi, studiare nuovi sistemi e paesaggi, apprezzare ed amare ciò che con mano non puoi toccare, sono i concetti alla base del nostro processo creativo».
Un’immensa distesa di tulipani ha inaugurato l’iniziativa di Hope Company per poi lasciar spazio, con il passare delle stagioni e il cambio delle temperature, ad un altro fiore, inesauribile fonte di buon umore, il girasole. Una scelta casuale?
«La scelta dei girasoli non è assolutamente casuale. Fin dal 2018 sono presenti all’interno della nostra azienda; l’obiettivo era quello di unire la bellezza del girasole e l’utilità dei suoi semi. Successivamente ne abbiamo compreso il potenziale estetico e abbiamo deciso di aprire un parco in modo che tutti potessero godere della loro bellezza. Noi della Hope crediamo che sia necessario immaginare nuove prospettive per l’agricoltura, senza per forza scoprire la materia oscura, in modo da arginare le speculazioni finanziare fatte a qualsiasi livello. L’agricoltura non è la catena di montaggio adottata da Ford, ma le consuetudini degli attuali sistemi economici obbligano gli imprenditori agricoli ad agire in questa direzione, perché compressi tra una pressione fiscale importante e la mancanza di liquidità per via delle difficoltà di accesso al credito e, secondariamente, delle fluttuazioni del mercato. Proviamo solo ad immaginare un nuovo alfabeto».
Musica, buon vino e cibo rurale. In quale atmosfera Hope vuole immergere i suoi fruitori?
«Noi qui alla Hope ci ispiriamo costantemente ai concetti di libertà, bellezza non artefatta, sostenibilità, il tutto condito con un pizzico di arte, non a caso all’interno del Sunflower Park abbiamo disegnato un cuore di oltre 20.000 metri quadrati ed un albero che adoperiamo come parco primaverile ― ogni ramo ha un colore differente per via delle tante varietà di tulipani e narcisi che selezioniamo con cura ogni anno. Inoltre abbiamo allestito le nostre piazzette relax con materiali di riuso in totale armonia con il paesaggio circostante, senza impattare negativamente su una delle cose più importanti che abbiamo o, per meglio dire, di cui siamo temporaneamente custodi: Madre Terra. Alla suggestiva passeggiata, che ha come sfondo il castello di Lagopesole, si va ad aggiungere la possibilità di bere e mangiare lucano biologico a metro zero e ascoltare musicisti seduti su di una panchina o su di un covone di fieno che suonano le loro idee. La magia di un attimo vissuto sotto un tramonto roseo può decisamente prendere una piega magnifica. Vorremmo far vivere ai nostri clienti un’esperienza basata sulla condivisione delle cose semplici, che stimolano la fantasia e fanno bene all’essere».
Il Sunflower ha chiuso il suo 2021 salutando i suoi “hoppini” sui canali social. Cosa prevede la prossima avventura?
«Non possiamo svelarvi molto, ma sicuramente possiamo dirvi che non rimarrà l’unico parco progettato e realizzato da noi della Hope Company. Vogliamo creare parchi permanenti aperti al pubblico e mutevoli perché mai uguali all’anno precedente, così da generare sempre nuovi stimoli per noi, ma soprattutto per i nostri clienti. Il nostro sogno è creare uno spazio aperto da aprile ad agosto, unico nel suo genere e nei concetti. L’obiettivo è quello di continuare ad investire qui, in Basilicata, perché è casa nostra, ma a noi ispira la diversità del mondo». Chi visita Hope Company può raccogliere il fiore che preferisce, portarlo a casa e magari ripiantarlo, così da preservare un ricordo e un pezzetto di verde.

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