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Essere un albero per un giorno. «La foresta che cammina» è il carnevale ecologista di Satriano di Lucania

Il 18 e il 19 febbraio 2023, in provincia di Potenza, avrà luogo uno dei carnevali più antichi e identitari della Basilicata. Chiunque voglia può indossare una maschera e farsi portatore di un messaggio ecologista. Tra i protagonisti: il Rumita, l’orso, il capo orso, la zita, La Quaresima e tanti altri

Non vi è uomo al mondo che non abbia sentito l’esigenza, specie in un periodo in cui le tematiche sostenibili sono al vertice delle priorità, di ritrovare o instaurare per la prima volta un legame saldo ed intimo con la natura che lo ospita. C’è un luogo in Basilicata che dona la possibilità di immergersi completamente e senza freni in questo rapporto primordiale ed è Satriano di Lucania. È qui, infatti, che si terrà il Carnevale di Satriano. Una manifestazione della durata di due giorni, 18 e 19 febbraio, organizzata per l’undicesimo anno dall’associazione Al Parco. Questo Carnevale è anche noto come “La foresta che cammina”, poiché il verde invade lo spazio in modo pacifico ma potente: ben 131 uomini vegetali, i Rumiti ― uno per ogni comune della Basilicata ― sfileranno, insieme. Sarebbe un privilegio chiedere a chi inventò questa maschera e le altre cosa lo mosse a farlo ma sarebbe anche impossibile perché questo carnevale ha radici secolari. Si tratta di una tradizione antichissima che Il Mattino ha approfondito in ogni suo aspetto con l’assessore a Tradizioni e senso di comunità Rocco Perrone.
Il Carnevale di Satriano di Lucania più di altri si è dimostrato al passo con i tempi e lo si intuisce dal nome scelto per la manifestazione, “La foresta che cammina”, che racchiude propositi ecologisti. Tra le maschere in cammino, infatti, vi sono i Rumita (uomini vegetali, alberi vaganti). Tutti sono invitati ad indossare un costume realizzato interamente in edera; cosa significa per una persona divenire per un giorno albero?
«Indossare il Rumita, diventare uomo albero per un giorno, è un’esperienza suggestiva e quasi mistica. Chiunque ha vestito i panni del Rumita durante “La foresta che cammina” e mi riferisco soprattutto a chi non è di Satriano ha raccontato di aver vissuto un viaggio sensoriale. Il Rumita cammina in mezzo agli altri suoi simili e ha ben poca visibilità in quanto è completamente ricoperto da edera. Vive in questa condizione per circa due ore e mezzo; è una maschera muta e, quindi, sta in silenzio ma al contempo è circondato da musica e da persone che ballano e cantano. È un’esperienza molto forte».
L’Orso (l’Urs), il capo orso e La Quaresima sono altre tre figure simbolo di questo carnevale. Chi sono e quale personalità celano sotto la maschera?
«L’interpretazione delle maschere cambia nel corso degli anni, è in continua evoluzione perché la nostra è una tradizione viva. La maschera dell’orso veniva usata in passato per vendicarsi di un torto subito, per risolvere conflitti in modo legale senza ricorrere a soluzioni estreme. Durante il carnevale potevi, quindi, pianificare e mettere in atto un dispetto. È capitato che l’orso in passato abbia superato la linea di confine tra legale ed illegale e per questo fu impedito alla maschera di coprirsi il viso durante il carnevale e perse, così, l’anonimato; a seguito di avvenimenti di questo tipo nacque la maschera del capo orso. Qual è la sua funzione? Il capo orso garantisce per l’orso. L’orso ad oggi ha la maschera sul viso e, quindi, nessuno sa chi ci sia dietro, il capo orso (a viso scoperto) lo tiene a bada e fa da garante. L’orso per via della sua fisicità e del modo in cui si muove all’interno delle sfilate è associato alla natura indomabile, il capo orso è il controllore di questa componente selvaggia. La Quaresima è una maschera diffusa, presente in una quarantina di comuni lucani. Il suo significato è un terno al lotto, se si chiede ad ogni Quaresima “Tu cosa raffiguri?” ognuna dà una risposta diversa. La Quaresima è una donna vestita di nero. Secondo una prima interpretazione rappresenterebbe una persona che piange la morte del carnevale. In alcuni casi ha in testa un oggetto, può trattarsi di una culla o di un tavuto (cassa da morto). La culla protegge un bambino concepito durante il precedente carnevale e, a tal proposito, una filastrocca recita “O scigl o scigl non sacc manc a chi è figl”. Nel tavuto riposa il carnevale morto, giunto al suo termine».
Per lungo tempo il Rumita fu la raffigurazione di chi non ebbe voglia o disponibilità di emigrare e visse una vita di ristrettezze. Costretto alla ricerca di viveri si aggirava fra le case di Satriano, celando la sua identità sotto strati di edera. Al Rumita si contrapponeva l’orso, colui che face ritorno in paese dopo essersi arricchito in territorio estero, spavaldo e prepotente. Come anticipato, oggi, il simbolismo delle due maschere è mutato. Nel 2023 il Rumita e l’orso come si inseriscono?
«Nel 2023 il Rumita rappresenta la natura calma, accogliente che ci rilassa e fa stare bene e l’orso la natura selvaggia, indomabile che sa essere anche cattiva».
Nel programma si dedica ampio spazio al “Festeggiamento della Zita”. Alla messa in scena di un insolito matrimonio partecipa un corteo di ospiti. La peculiarità è che le donne vestono da uomini e viceversa. Come nasce questa idea ed, al pari delle altre, è portatrice di un messaggio?
«La zita, così come il Rumita, è una maschera di cui non conosciamo la paternità, ci è stata data in eredità. Probabilmente questo festeggiamento è legato alla parte più allegorica del carnevale con lo scambio dei ruoli e con l’intenzione di sovvertire un po’ l’ordine costituito».
“La foresta che cammina” si autodefinisce un “evento green”: verranno boicottati i bicchieri monouso; il materiale promozionale verrà stampato su carta a marchio Fsc; sarà prestata massima attenzione alla raccolta differenziata; i bar e i locali interessati dalla sfilata nei giorni del carnevale avranno a disposizione bicchieri biodegradabili; verranno utilizzati prodotti di stagione a filiera corta e a km zero e verranno piantati alberi in collaborazione con le scuole del paese nell’ambito di progetti di educazione ambientale per compensare le emissioni di CO2. Come il territorio ha reagito a questa deviazione sostenibile? Cosa si potrebbe fare per assicurare tutto l’anno una maggiore attenzione al tema?
«Portando l’esempio dei bicchieri riutilizzabili (i bicchieri acquistati durante il Carnevale di Satriano devono essere riutilizzati durante tutto l’arco della giornata) possiamo dire che l’inizio non è stato semplice ma adesso, dopo dieci anni, la comunità si dimostra aperta e consapevole. Molti esprimono, rispetto a questa iniziativa, parole di apprezzamento. Utilizziamo il carnevale come modello, alle migliaia di persone che arrivano cerchiamo di trasmettere una visione ecologica. Per fortuna negli ultimi anni si è affrontato con maggiore forza il tema della plastica usa e getta; dal 2014 abbiamo scelto di usare solo piatti e posate compostabili. La nostra idea è di sensibilizzare attraverso il Carnevale; durante l’evento sarà allestita un’isola ecologica presso cui sarà possibile differenziare la spazzatura e saranno presenti due persone, due informatori ecologici, che aiuteranno a differenziare e spiegheranno dove gettare cosa».

Il Carnevale di Satriano non vuole che chi vi fa visita sia solo un comune spettatore. Infatti, i non satrianesi che vogliono indossare una delle maschere identitarie di questo evento sono inviati a farlo seguendo il regolamento disponibile sul sito web ufficiale, su cui è consultabile il programma completo. È una tradizione che si apre a tutti, chiunque voglia può indossare una maschera e farsi portatore di un messaggio ecologista.

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