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Operazione del Reparto Operativo di Foggia

Cavallo di ritorno: tra lasagne e appartamenti da pitturare ecco come agiva la banda di Orta Nova

Somme richieste che oscillavano dai 4 mila ai 2 mila euro, e quando la vittima si rifiutava di pagare il ricatto, il gruppo non esitava a distruggere o a cannibalizzare l'auto. Almeno 10 gli episodi contestati nell'arco temporale relativo alle indagini.

Criptico il linguaggio utilizzato dai componenti della banda per indicare che una “trattativa” era andata a buon fine: “Appartamento da pitturare”, oppure “Le lasagne non le vogliono più” ed ancora “La bici ha le ruote sgonfie”.  Carcere per Nicola Sinisi, la mente pensante del gruppo, 43 anni ed Antonio Battaglini 28 anni; domiciliari per Angelo Santoro 36 anni e obbligo di dimora per Michele Labellarte di 42 anni, tutti accusati, a vario titolo, di ricettazione ed estorsione.

Un modus operandi criminale ben collaudato, ognuno con un ruolo ben preciso: dal furto dell'auto, al contatto con la vittima, alla relativa trattativa per la restituzione del mezzo, fino alla riconsegna del veicolo. Ecco come agivano le quattro persone raggiunte da una ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri del Reparto Operativo di Foggia. Carcere per Nicola Sinisi, la mente pensante del gruppo, 43 anni ed Antonio Battaglini 28 anni; domiciliari per Angelo Santoro 36 anni e obbligo di dimora per Michele Labellarte di 42 anni, tutti accusati, a vario titolo, di ricettazione ed estorsione. Il cliché è quello ormai classico: rubano un veicolo e successivamente contattano la vittima per la restituzione dietro il pagamento di una somma di denaro. In questo caso, per il gruppo che operava su Orta Nova, vi era una variante, ovvero erano gli stessi proprietari di auto che si rivolgevano a Sinisi affinché venisse ritrovato il mezzo. L'indagine ha inizio tra giugno e ad agosto 2014 quando nella zona dei 5 Reali Siti si registra un particolare incremento dei furti di veicoli. Grazie ad una serie di attività tecniche i militari sono riusciti a risalire proprio a Sinisi che veniva aiutato nel disegno criminoso da Battaglini. Quest'ultimo nonostante fosse ristretto , per altre vicende agli arresti domiciliari, con spregiudicata freddezza continuava a compiere furti. Altro compito importante era riservato a Angelo Santoro incaricato di restituire il mezzo dopo il pagamento della richiesta estorsiva. Mentre la moglie di Sinisi, Michela Labellarte svolgeva in rpima perrsone le trattative con le vittime. Somme richieste che oscillavano dai 4 mila ai 2 mila euro, e quando la vittima si rifiutava di pagare il ricatto, il gruppo non esitava a distruggere o a cannibalizzare l'auto. Almeno 10 gli episodi contestati nell'arco temporale relativo alle indagini. Criptico il linguaggio utilizzato dai componenti della banda per indicare che una “trattativa” era andata a buon fine: “Appartamento da pitturare”, oppure “Le lasagne non le vogliono più” ed ancora “La bici ha le ruote sgonfie”.

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