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Nel corso dell'esecuzione del blitz non ci sono stati sequestri di armi

Giro di estorsioni e kalashnikov a Monte Sant'Angelo: otto i responsabili

Tutto è partito dall'omicidio di Ivan Rosa ucciso a Monte il 19 marzo 2014. Nel corso delle intercettazioni ambientali i militari hanno potuto udire spari di pistola ed armi che vengono scarrellate.

I militari hanno dato esecuzione ad ordinanza applicativa di misure coercitive, emessa dal GIP del Tribunale di Foggia su richiesta della Procura della Repubblica di Foggia, nei confronti di: Antonio Rosa, 42 anni (custodia cautelare in carcere); Bartolomeo Rignanese, 42 anni, (custodia cautelare in carcere); Matteo Di Biase, 36 anni, (custodia cautelare in carcere); Raffaele Rignanese, 33 anni ( arresti domiciliari); Michele Scirpoli 44 anni (arresti domiciliari); Raffaele Vivoli 28 anni ( arresti domiciliari); Angelo Carbonelli, 53 anni (obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria); Francesco Quitadamo, 57 anni, (obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria)


Un'indagine nell'indagine nata a seguito dell'efferato omicidio di Ivan Rosa avvenuto il 19 marzo 2014, che ha permesso di svelare non soltanto un giro di estorsioni con la tecnica del cosiddetto cavallo di ritorno, ma anche di consegnare alla giustizia otto persone accusate a vario titolo di furto aggravato, estorsione, porto e detenzione di armi. E' l'esito dell'operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia che hanno dato esecuzione ad ordinanza applicativa di misure coercitive, emessa dal GIP del Tribunale di Foggia su richiesta della Procura della Repubblica di Foggia, nei confronti di: Antonio Rosa, 42 anni (custodia cautelare in carcere); Bartolomeo Rignanese, 42 anni, (custodia cautelare in carcere); Matteo Di Biase, 36 anni, (custodia cautelare in carcere); Raffaele Rignanese, 33 anni ( arresti domiciliari); Michele Scirpoli 44 anni (arresti domiciliari); Raffaele Vivoli 28 anni ( arresti domiciliari); Angelo Carbonelli, 53 anni (obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria); Francesco Quitadamo, 57 anni, (obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria). Il gruppo, di cui faceva parte il defunto Ivan Rosa, poteva anche contare sull’impiego e la disponibilità di armi. Nello specifico l’attività d’indagine permetteva di accertare che Ivan Rosa, Raffaele Vivoli, Bartolomeo Rignanese, Raffaele Rignanese e Matteo Di Matteo si erano impadroniti di varie attrezzature agricole, quali trattori, motoseghe ed aratri, nonché due fucili calibro 12, asportati da una masseria di Cagnano Varano, occultando poi il tutto in località Bosco Quarto di Monte Sant’Angelo. Successivamente costringevano i due fratelli agricoltori vittime del furto a consegnare loro la somma di 7.000 euro, per rientrare in possesso di parte dei propri beni asportati. Gravi indizi di colpevolezza sussistono, invece, a carico di Antonio Rosa in ordine al porto ed alla detenzione di fucili kalashnikov in concorso con Matteo Di Biase, materiale esplosivo custodito in concorso con il fratello, ed un numero imprecisato di pistole. In particolare, Antonio Rosa è gravemente indiziato di aver detenuto quel fucile kalashnikov utilizzato per danneggiare il 1° marzo 2014, con l’esplosione di circa 30 colpi, l’autovettura e la saracinesca del garage in uso a Bisceglia Giampiero, Dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Monte Sant’Angelo. Per quell’evento è imputato, in altro procedimento penale, Bartolomeo Rignanese ed emergevano gravi indizi che a concorrere nel reato ci fosse stato anche il defunto Ivan Rosa. Dall’indagine emergeva, inoltre, che Antonio Rosa possedeva altre armi, in particolare fucili e pistole, che formavano l’oggetto di una trattativa per la vendita a terzi.  Sono, infine, ritenuti anch’essi responsabili di aver detenuto illegalmente armi Angelo Carbonelli, Francesco Quitadamo e Michele Scirpoli. In particolare quest’ultimo deteneva una pistola per conto di Antonio Rosa, già appartenuta al fratello Ivan prima di essere ucciso.

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