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Lo studio di Maria Rita D'Orsogna

Terremoti e trivelle petrolifere, ecco le inquietanti relazioni

Le città terremotate a suo tempo sono state parte di concessioni trivellanti. Ed ecco le mappe delle trivelle in Italia e delle enormi concessioni che abbiamo dato in questo paese negli scorsi anni, da cima a fondo, senza che nessuno ne sapesse niente.

Con quale coscienza può l'INGV dire che estrarre metano è una specie di assicurazione contro le trivelle? E se è tutto cosi sicuro perché non mostrano queste immagini alla gente e non dicono loro "tuttapposto" guardandoli negli occhi?  Perche' non bandiamo le trivelle da tutto il suolo nazionale una volta per tutte? Ce ne abbiamo poco di petrolio, è di qualità scadente, scomodo da estrarre e l'era del petrolio è finita da tempo. 

È mattina. E' il giorno di Halloween. C'e' il sole di Ottobre. Sono allo Starbucks sotto casa, con le mie scartoffie, con il petrolio, con i compiti da correggere, con i miei calcoli. C'e' anche un mio amico giornalista che vuole discutere le elezioni americane e le questioni piu' locali con me -- anche a Santa Monica sono arrivati i palazzinari.  Nel frattempo vedo un gatto, un batman, una tirolese. Ci sono le ragnatele arancioni e finte sui muri. E' Halloween, si. Resto da sola. Devo scrivere qualcosa sul terremoto. Devo ma non voglio.  Non voglio essere io a dover mostrare queste immagini. Non sono neanche foto. Sono solo mappe che se uno non sapesse niente dell'Italia e dei terremoti e delle trivelle non ci penserebbe neanche troppo.  Sono mappe delle trivelle in Italia e delle enormi concessioni che abbiamo dato in questo paese negli scorsi anni, da cima a fondo, senza che nessuno ne sapesse niente.  Tutti i paesi del terremoto, Amatrice, Accumoli, Norcia, Spoleto, Arquata del Tronto, Cascia sono sotto i miei occhi, racchiusi in un poligono verde sotto la scritta "concessione cessata". Le citta' terremotate a suo tempo sono state parte di concessioni trivellanti. E no, i terremoti di questi giorni con molta probabilita' non sono dovuti alle trivelle. E' madre natura che ce li ha dati. E ce li dobbiamo tenere. Ma questi poligoni fanno paura, fanno rabbia, fanno male. Li scrollo ad uno ad uno. C'e' la concessione Amatrice, la concessione Accumoli, la concessione Spoleto, la concessione Acquasanta, la concessione Rieti. E poi la madre di tutti i mostri, la concessione Appennino Centro Settentrionale, esplorata negli anni 80. E' cosi grande che va dalla Toscana all'Abruzzo. C'e' dentro pure Firenze! 

Chiudo il computer. Non voglio nemmeno vederlo. Mi sento come quando per la prima volta lessi che facevano fracking a Ribolla, Toscana. Mi sento male. Non voglio questa responsabilita'. Non voglio doverlo scrivere da un computer, sapendo che ci sara' lo sciacallo di turno a strumentalizzare la mia voglia di capire e di mettere le cose in prospettiva. Non voglio pormi piu domande.  E' stato il mio amico Guido Picchetti ad inviarmi i primi messaggi sulla concessione Amatrice mesi fa. Non volevo pensarci troppo. Non volevo essere accusata di sensazionalismo, di tirare in ballo le trivelle, ancora con tutti i morti e le macerie. Ma poi le domande hanno avuto la meglio. Ho avuto voglia di indagare, di sapere. Di fare il mio piccolo giornalismo investigativo visto che in Italia tale mestiere non e' troppo diffuso. Non posso farci niente, e' nella mia natura voler capire. E dopo il terremoto di questi giorni d'autunno, mi ci sono messa e le ho tirate fuori tutte le concessioni dell'Appennino.

E poi oggi 3 Novembre 2016, Michele Paolini e Sandro Vittori, miei virtual-amici, mi mandano un pezzo di cronaca dell'area di Fermo: i buchi rimasti da quell'epoca hanno sputato fango durante questi terremoti. La geologia non dimentica.  E no, le trivelle di 30 anni fa quasi sicuramente non sono responsabili del terremoto di queste settimane. Lo ripeto: non sono le trivelle di 30 anni fa ad avere fatto tremare la terra nel 2016. E questo semplicemente perche' a quel tempo il petrolio fu giudicato scadente, difficile da estrarre, e non conveniente e ci si fermo'.  Certo, fecero esplorazioni, con camionette vibroseis, con scoppi controllati di dinamite e di esplosivi per capire cosa ci fosse nel sottosuolo. Durarono dalla dagli anni '70 fino alla meta' degli anni '90 in tutto il centro Italia. Erano l'Agip, la Chevron, la Compagnia Petrolifera Italiana, ma anche altre ditte dai nomi piu improbabili, come la Società di Navigazione Italo Americana, la Petrex o la Coparem International.  Un giorno indaghero' anche su di loro. Ad ogni click, esce un altro vaso di Pandora.   Ma nessuna di loro, dall'Agip ai navigatori italo-americani, trovo' niente di appetibile e se ne andarono.

Storia finita? No, perche' questo ci porta ad una importante domanda per il futuro in Italia. Rilasciamo concessioni minerarie una dopo l'altra in Italia come se fossero caramelle. E se in Umbria avessero deciso che invece trivellare era cosa conveniente? Quanto peggio sarebbe stato il terremoto di questi giorni? Quante concessioni abbiamo adesso su zone sismiche di cui non cononosciamo niente? Quante concessioni abbiamo adesso in Italia in zone che pensiamo che non siano sismiche e che invece lo sono? Dove le faglie sono dormienti e a noi sconosciute?  Ha senso stuzzicare un territorio ballerino?  Perche' non usiamo il cervello? Solo gli stolti e i negazionisti possono dire che non sussiste una correlazione fra le trivelle e i terremoti. Sono 10 anni che lo scrivo. E non sono conclusioni della D'Orsogna, quanto di enti geologici, di professori di Stanford, di articoli pubblicati su Nature, o dai petrolieri stessi. Dalla California all'Olanda, dall'Oklahoma alla Spagna, dal Regno Unito al British Columbia, dalla Russia all'Alberta sono centinaia i casi di terremoti indotti dall'uomo. Come possiamo pensare che in Italia mai e poi mai? Come possiamo pensare che le cose diventino migliori con le trivelle? Con quale coscienza puo' l'INGV dire che estrarre metano e' una specie di assicurazione contro le trivelle? E se e' tutto cosi sicuro perche' non mostrano queste immagini alla gente e non dicono loro "tuttapposto" guardandoli negli occhi?  Perche' non bandiamo le trivelle da tutto il suolo nazionale una volta per tutte? Ce ne abbiamo poco di petrolio, e' di qualita' scadente, scomodo da estrarre e l'era del petrolio e' finita da tempo. Diciamo che basta. Diciamo che vogliamo guardare al futuro e non sottoterra, da Vercelli a Pantelleria. Al contrario di quello che si possa pensare sono una persona mite e timida. E una parte di me non vorrebbe essere qui. Ma vorrei un megafono per dirlo a tutti. Vorrei andare in tutte le TV d'Italia a dirlo a mie parole, e con i miei occhi, e con la mia logica e con la mia coscienza quel che penso e quel che leggo. E' tutto scritto, e' tutto chiaro. Ed e' solo buonsenso. Come detto, molto molto probabilmente le trivelle non c'entrano niente con i terremoti di queste settimane. Ma di certo, e per il futuro, trivellare rendera' le cose solo peggiori in Italia.

Vogliamo essere propositivi? La prima cosa da fare e' di bandire le trivelle da tutto il suolo nazionale. Non possiamo permetterci niente altro.  E poi, invece di pensare ad accontentare i petrol-amici dei governanti, pensiamo a cose molto piu' umili, basilari ma fondamentali: la messa in sicurezza per tutti, la cura dei nostri borghi, delle nostre scuole, dei nostri ospedali, la solarizzazione del paese. E se proprio vogliamo fare qualcosa di grande, creiamo le condizioni affinche' un Mr. Elon Musk possa venire fuori anche in Italia invece che sempre dover avere a che fare con il Chicco Testa di turno. Ecco, ho scritto. Le immagini sono tutte sopra. Ci ho messo tre giorni e di angoscia per metter tutto in fila. Ciascuno puo' concludere quello che vuole.

(L'articolo e il materiale illustrativo è stato ripreso dal blog di Maria Rita D'Orsogna)

Maria Rita D'Orsogna, Fisico e docente presso l'Università della California, è abruzzese di nascita, si è laureata a Padova in Fisica nel 1996 e dopo aver trascorso del tempo a Milano, Parigi, Chicago e Washington è approdata a Los Angeles, dove vive stabilmente dal 1999.

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