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I dettagli dell'operazione antimafia «'ndrangames» dei carabinieri di Potenza

Le mani del clan Martorano sul mercato dei videopoker

Chi gestiva il giro del gioco online con l'appoggio dei clan. Le accuse agli arrestati e i loro nomi. E sullo sfondo l'omicidio di Donato Abruzzese

Le mani del clan Martorano sul mercato dei videopoker

Fuori dall'affare videopoker Donato Abruzzese, ucciso a Potenza in un agguato da Dorino Stefanutti, il clan Martorano aveva ripreso in mano il mercato. Ecco chi c'era ai vertici dell'organizzazione sgominata ieri dai carabinieri: Donato Lorusso, Antonio Civello, Apostolos Nikolakakis, Francesco Mauro, Salvatore Gerace, Zeno Timpani, Antonio Glorio, Indrit Zeqiri, Yongli Zhang, Salvatore De Lorenzis. Associazione a delinquere transnazionale pluriaggravata, e raccolta dei proventi illeciti del gioco illegale on line attraverso strumenti informatici e telematici. Le indagini si sono svolte tra il 2012 e il 2015, con un coordinamento investigativo con le Dda di Catanzaro e Bologna. Il punto di partenza riguarda le attività illecite del clan di 'ndrangheta che fa capo a Nicolino Grande Aracri - tra gli indagati - di Cutro (Crotone), e i collegamenti con il clan lucano Martorano-Stefanutti. Le slot erano prive delle autorizzazioni dell’Aams (l'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato) e sullo schermo riportavano semplici giochi dimostrativi: accedendo però al sistema criptato attraverso una card in possesso del gestore del locale pubblico, i giocatori entravano nel sistema vero e proprio, criptato e sostenuto da server stranieri, in Olanda, Grecia e negli Stati Uniti, architettato da hacker che potevano anche disattivarlo da un controllo remoto, per eludere i controlli delle forze dell’ordine e cancellare la cronologia delle operazioni. Le slot sono state scoperte in Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli, Toscana, Emilia-Romagna, Umbria, Lazio, Marche, Sardegna, Campania, Abruzzo, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. Secondo le stime degli investigatori, il guadagno annuo ammonterebbe a circa 593 milioni di euro. I clan avevano anche cercato «agganci» in tutto il Paese per ripulire tale massa di denaro sporco. "

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