I libri che liberano le tue emozioni

Lucani nel mondo ed emergenza Covid-19

Coronavirus. La pandemia in Belgio vista dagli occhi di una conterranea

La testimonianza di Maria Stella, un’insegnante materana a Bruxelles

Coronavirus. La pandemia in Belgio vista dagli occhi di una conterranea

Sono molti i giovani lucani all’estero che hanno scelto le tante città europee per vivere le loro esperienze universitarie come l’Erasmus e c’è chi, come Maria Stella, ha fatto di quest’esperienza un punto di partenza per diventare una vera e propria cittadina del mondo. Oggi dopo un Erasmus, un titolo conseguito in Belgio e un’esperienza lavorativa in Canada, vive a Bruxelles e ha voluto raccontare come è cambiata la vita nella capitale più cosmopolita d’Europa dopo la diffusione dell’epidemia. 

Maria Stella, vivi da un po' di anni a Bruxelles dove adesso fai l’insegnante, perché hai scelto questa città?

«L’ho scelta perché la mia prima esperienza di studio all’estero in Irlanda, con il programma Erasmus, era andata talmente bene che non vedevo l’ora di farne un’altra. Così ho deciso di iscrivermi a Bruxelles per la specialistica e senza accorgermene, sono passati sei lunghi anni».

Riguardo la pandemia. Quando si è avuta in Belgio la percezione della gravità dell'emergenza Coronavirus? Quali provvedimenti sono stati adottati dal governo belga?

«In quanto italiana ho avuto questa percezione molto prima dei belgi. La gravità dell’emergenza è stata percepita in tutto il Paese una decina di giorni fa, quando lo stato ha deciso di prendere provvedimenti restrittivi. I provvedimenti adottati dal governo: distanziamento sociale, chiusura di tutti gli uffici e di tutte le attività commerciali all’infuori di farmacie, supermercati, uffici postali e “friterie” (chioschi specializzati nella vendita di patatine fritte, che in Belgio, si sa, sono beni di prima necessità). In generale, lo stato raccomanda di non uscire di casa se non per motivi di prima necessità o per fare attività fisica». 

Com'è cambiata la quotidianità della popolazione dal punto di vista sociale e lavorativo? Come vengono vissute le restrizioni?

«Si lavora da casa e non si fa più vita sociale. Le restrizioni non vengono vissute da tutti allo stesso modo, ovviamente, ma chi le rispetta e resta a casa ha sicuramente la consapevolezza di star facendo lo sforzo necessario per combattere questa pandemia. In quanto insegnante, mi adopero per mantenere i contatti con tutti i miei studenti (che lo ammetto, un po’ mi mancano), per non far spegnere quella passione che li ha spinti a iscriversi a un corso di lingua. Il lavoro si è letteralmente moltiplicato, ricevo messaggi dai miei alunni a qualsiasi ora del giorno e della notte, ma non tutto il male viene per nuocere e senza tutto questo trambusto sono sicura che avrei vissuto molto peggio tutta la situazione».

Hai vissuto la città negli anni degli attacchi terroristici, che pure hanno interessato la capitale belga. Hai osservato dei cambiamenti nella vita quotidiana della città? Riesci a fare un confronto tra quel periodo e quello attuale?

«Non c’è paragone tra l’ansia che si provava nei giorni successivi agli attentati e quella odierna legata al coronavirus. Le strade pullulavano di militari, le metro servivano soltanto le fermate principali e presidiate dall’esercito, vigeva il coprifuoco a partire dalle otto di sera e ogni boato o elicottero in lontananza metteva subito tutti in allarme. Regnava praticamente il terrore. Quello che stiamo vivendo oggi nella capitale è molto meno angosciante, anche se lo ammetto, sentire qualcuno tossire alle tue spalle non era mai stato così stranamente preoccupante».  

Una riflessione sull'Italia. Come è stata raccontata l'evoluzione dell'epidemia in italia? Che percezione si è avuta della gravità della situazione dalla narrazione mediatica? Riesci a fare un confronto tra la narrazione dell'emergenza fatta in Belgio e quella italiana?

«Da italiana residente all’estero, credo che i media italiani abbiano alimentato un panico generale che ovviamente non veniva percepito allo stesso modo dagli abitanti del posto. Fin dall’inizio in Italia si è dato ampio spazio a discussioni sul Coronavirus. I giornali erano pieni zeppi di articoli che avevano un unico tema, il Covid-19, mentre in Belgio se ne è parlato molto meno. La narrazione mediatica qui è stata meno allarmista fin dall’inizio e continua ad esserlo».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

edizione digitale

Insert these parameters on configuration: newsstand_link, newsstand_title

Il nostro network