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Riapertura graduatorie di istituto: parla Giada la docente precaria che si fa portavoce di due gruppi Facebook con decine di migliaia di membri

«Garantire un minimo di tranquillità alle famiglie degli studenti e ai lavoratori della scuola, in un periodo socioeconomico difficile come questo»

Riapertura graduatorie di Istituto: parla Giada la docente precaria che si fa portavoce di due gruppi Facebook con decine di migliaia di membri

Giada Possidente è una docente precaria lucana che in questi giorni si sta occupando della mobilitazione per la riapertura delle graduatorie di istituto. È laureata in Lingue e letterature moderne ed ha insegnato nella scuola secondaria grazie all’invio delle Mad, le famose domande di messa a disposizione. Come tanti non è ancora iscritta alla graduatoria di terza fascia. La maggior parte degli aspiranti insegnanti, in questo ultimo triennio, ha speso ingenti somme per il perfezionamento della propria formazione: master, certificazioni linguistiche e informatiche senza dimenticare l’acquisizione dei ventiquattro cfu aggiuntivi richiesti. La petizione online “Riapertura graduatorie di istituto a giugno 2020”, ha superato le diecimila firme, è stata lanciata il 3 aprile, come reazione di protesta al probabile rinvio della riapertura e aggiornamento della terza fascia al 2021.

Giada ti fai portavoce di due gruppi Facebook "Riapertura e aggiornamento terza fascia docenti" e "Docenti terza fascia 2020". Quali sono le richieste che rivolgete alla Ministra Azzolina?

«Successivamente al lancio della mia petizione sono entrata in contatto con altri colleghi docenti precari e abbiamo creato un gruppo Facebook dal nome "Riapertura e aggiornamento terza fascia docenti". Abbiamo deciso di unire le forze con gli amministratori del gruppo "Docenti terza fascia 2020", che conta circa ventimila membri, lanciando un messaggio univoco sulle pagine social dei politici e inviando una lettera a tutti i Parlamentari e alle testate giornalistiche locali e nazionali. Le due proposte preponderanti in questo momento sono: o rimandare la provincializzazione delle graduatorie e quindi fare tutto come si è fatto negli scorsi aggiornamenti e riaperture, dando la possibilità ai docenti di scegliere venti istituti in cui poter fare supplenza, in modo da accelerare le procedure o provincializzare le graduatorie, snellendo l’iter burocratico per l’approvazione di questo tipo di graduatorie e costruendo una piattaforma online non solo per l’invio delle domande, ma anche per il riconoscimento e la valutazione dei titoli».

Qual è lo scenario che si verrebbe a creare se la riapertura non fosse consentita?

«Il mancato aggiornamento delle graduatorie di terza fascia comporterebbe una penalizzazione per coloro che hanno accumulato punteggi grazie a questi tre anni di servizio e che vorrebbero poter cambiare Provincia. Se non si consentono i nuovi inserimenti, i neolaureati non potranno mettere a frutto tutte le conoscenze e competenze accumulate in questi anni e resterebbero ostaggio del sistema delle Mad. Lo slittamento è ingiustificato poiché il personale di segreteria, con il lavoro agile, può gestire il ricevimento delle domande in forma telematica ed elaborarle tramite procedura Sidi. Non si comprende la ragione per cui i concorsi si espleteranno regolarmente nonostante l’emergenza sanitaria, e l’aggiornamento delle graduatorie per le quali non è previsto nessun assembramento di persone debba, invece, slittare di un anno, vanificando così le aspettative di migliaia di docenti che rendono un servizio fondamentale per la scuola pubblica. Lasciare i neolaureati in balia del sistema delle Mad, poco trasparente e molto spesso anti meritocratico, significherebbe dare un cattivo esempio alle menti del futuro e generare sfiducia in coloro che credono che l’istruzione sia uno dei pilastri fondamentali della democrazia. Se non si dovessero riaprire e aggiornare le graduatorie di terza fascia, il problema resterebbe ugualmente in piedi sia per le segreterie, che si troverebbero a fronteggiare migliaia di Mad, in quanto comunque i 150 mila precari attuali non bastano a coprire le oltre 200 mila cattedre richieste, e sia per gli stessi studenti, che avrebbero un docente non prima di ottobre o novembre e sarebbero inoltre privati del diritto alla continuità didattica, vedendo un susseguirsi di docenti durante l’anno scolastico. Garantire un minimo di tranquillità alle famiglie degli studenti e ai lavoratori della scuola, in un periodo socioeconomico difficile come questo, a causa del corona virus, significherebbe mettere in atto principi di equità e di giustizia sociale, propri di uno stato democratico».

La Ministra parlava di difficoltà a livello burocratico per la ricezione delle domande, gli uffici avrebbero faticato a gestire la mole di documenti in questo momento. Quale sarebbe la soluzione pratica che proponete? L'utilizzo della sola pec?

«Si potrebbe utilizzare la pec, o anche un semplice indirizzo email con in allegato la carta di identità. Esiste anche lo spid, un altro strumento digitale che consente di verificare l’attendibilità dei dati dichiarati. Questi potrebbero essere altri strumenti già disponibili e alla portata di tutti, nel caso in cui non si riuscisse ad elaborare una piattaforma ad hoc, per evitare di doverci recare fisicamente a scuola e creare assembramenti. Le università e i corsi di certificazione online adottano già il sistema di riconoscimento biometrico, un particolare tipo di tecnologia informatica con la funzionalità e lo scopo di identificare una persona sulla base di una o più caratteristiche biologiche; il problema del riconoscimento, che negli scorsi aggiornamenti avveniva alla presenza di un pubblico ufficiale a scuola, si potrebbe tranquillamente risolvere in questo modo. Nell’ipotesi migliore, nella quale si dovrebbe poter tornare a lavorare fisicamente presso le segreterie, considerando che le domande dovrebbero essere lavorate a luglio e agosto, invece, il problema non si porrebbe proprio, in quanto già durante l’aggiornamento delle graduatorie del 2017 la domanda si poteva presentare sia in formato cartaceo, dunque in presenza, che digitale, via pec».

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