Diritti
17.05.2020 - 11:43
Il 17 maggio, data di celebrazione della Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, ha assunto un valore storico per la comunità Lgbti - lesbiche, gay, bisex, trans e intersessuati. Ad oggi sono trascorsi trent’anni da quando l’Organizzazione mondiale della sanità rimuoveva l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie, determinando che l’orientamento sessuale è identitario della persona e non riconducibile ad alcuna patologia o devianza. La presidente Arcigay Basilicata, avv. Morena Rapolla commenta così il vecchio traguardo: «Trent’anni dopo si continua a perpetrare un silenzioso stillicidio dei diritti delle persone Lgbti, oggi ancora più sole e marginalizzate a causa della pandemia». Un’amarezza che affonda le radici in statistiche purtroppo attuali. «Stante gli ultimi report di Ilga Europe, International Lesbian and Gay Association Europe - spiega Rapolla - nella Rainbow Europe Map, che monitora 49 paesi tra Europa e Asia centrale dal 2009, l’Italia oggi si posiziona tra gli ultimi paesi europei nella tutela dei diritti Lgbti. Infatti, rispetto al 2018, il suo indice si è abbassato dal 27% al 22%. Guidano la classifica Malta 89%, Belgio 73% e Lussemburgo 73%. Gli indicatori presi a riferimento riguardano il riconoscimento dei diritti civili, la presenza di leggi contro i crimini d’odio, l’educazione nelle scuole e le tutele sanitarie e sociali». Fra gli obiettivi che l’associazione Arcigay persegue a carattere nazionale la piena uguaglianza e, quindi, il riconoscimento della genitorialità gay e lesbica e un urgente cambiamento normativo. Ha subito un arresto legislativo, causa Coronavirus, la proposta di legge contro l’omo-bi-transfobia avanzata dal deputato Alessandro Zan. La “legge Zan” andrebbe ad estendere la già esistente legge Mancino - che punisce ogni forma di violenza e discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali - anche all’orientamento sessuale e all’identità di genere. «È preoccupante - afferma Rapolla - che l’Italia sia l’ultimo Paese tra i fondatori dell’Unione Europea a non avere una legge che equipari odio razzista e odio omo-transfobico, necessaria per garantire la possibilità di denunciare gli episodi di omofobia. Un simile strumento è previsto in quasi tutte le legislazioni dei Paesi Ue, eccetto Rep. Ceca, Lettonia e Bulgaria». La presidente esprime la propria vicinanza: «Il primo passo per contrastare le discriminazioni è lavorare alla costruzione della cultura della parità, dell'ascolto e dell'accoglienza incondizionata dell'altro. In una società dove la ferocia sembra essere diventata la regola, dove la differenza fa ancora troppo rima con diffidenza, saremo sempre al fianco dei più deboli perché nessuno si salva da solo». Differenza fa anche rima con indifferenza e come asseriva Albert Einstein: «Il mondo è un posto pericoloso non a causa di quelli che compiono azioni malvagie, ma per quelli che osservano senza dire nulla». A tal proposito non si ferma l’impegno di Arcigay Basilicata, che organizza l’evento social “Diritti alla meta: L'omofobia non è roba da veri uomini” per fare il punto sullo stato dei diritti e delle tutele esistenti oggi a protezione delle persone Lgbti. L’appuntamento è previsto per lunedì 18 maggio, alle ore 18.00, sulla pagina Facebook dell’associazione. Ad intervenire il consigliere regionale Mario Polese, la consigliera regionale di Parità Ivana Pipponzi e la senatrice Monica Cirinnà, relatrice della storica legge n. 76/2016 che ha introdotto nel nostro ordinamento le unioni civili e le convivenze di fatto registrate.
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