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Diventare genitori e l’incontro tra passato e futuro

La neuropsichiatra francese Bydlowsky ha definito la gravidanza e il post-partum «stati di trasparenza»

Diventare genitori e l’incontro tra passato e futuro

Bowlby (psicoanalista e psichiatra britannico) scriveva: “se una società vuole veramente proteggere i suoi bambini, deve cominciare con l’occuparsi dei genitori”. Ma perché scriveva questo? Cosa vuol dire? Proviamo a capirlo insieme. La neuropsichiatra francese Bydlowsky ha definito la gravidanza e il post-partum “stati di trasparenza”, in cui piccoli frammenti di proiezioni e difese passate riemergono alla coscienza, configurandosi come particolari momenti di vulnerabilità per la donna: la maternità diviene il luogo delle fantasie, delle emozioni, dei desideri, dei sogni, dei legami, di affetti, di relazioni nuove. Lo psichiatra Rinaldi ripropone questo aspetto spiegando come l’evento della nascita comporti una vera e propria discesa nell’abisso emotivo dove la madre diventa bambina e dove avvengono trasformazioni identitarie con angosce di tipo persecutorio e depressivo; in questo senso, specifica Rinaldi, la maternità porta con sé il passato, lo riassume e lo rielabora. L’incredibile Daniel Stern (psichiatra e psicoanalista statunitense) aveva parlato di “costellazione materna” in riferimento ad una particolare organizzazione psichica della madre che orienta tendenze, sensibilità, paure, desideri, fantasie, comportamenti e in cui le fantasie infantili sono rimesse in gioco. È come se la madre ripensasse al suo essere bambina nel rapporto con la madre, al suo essere donna e madre e al suo essere madre con il suo bambino, venendosi così a delineare una nuova “triade psichica”, definita così dallo stesso Stern. E ancora Cramer (anche lui psicoanalista) rimanda l’eco del passato nella nuova nascita spiegando che, quando si diventa genitori, si va incontro ad un cambiamento d’identità, di pelle e, senza rendersene conto, ci si sente improvvisamente abitati da uno dei due genitori o da un loro aspetto. Prima di tutto, quindi, la nascita richiede al genitore un lavoro di lutto: l’abbandono del ruolo di figlio per passare a quello di genitore, rivedendo le identificazioni e i conflitti con i propri genitori. Ne consegue che, alla nascita, il bambino deve essere “liberato” dalla sua “professione”, dal lavoro che gli è stato imposto dalle proiezioni genitoriali. Evocativo è l’incipit dell’articolo “Ghosts in the Nursery” di Selma Fraiberg (facilmente reperibile in rete) di cui riporto un estratto e con cui concludo: “Nella stanza di ogni bambino ci sono dei fantasmi. Sono i visitatori del passato non ricordato dei genitori: gli ospiti inattesi al battesimo. […] Persino nelle famiglie dove i legami affettivi sono stabili e forti in un attimo di disattenzione dal passato dei genitori gli intrusi possono irrompere nel cerchio magico, così che un genitore e il suo bambino possono trovarsi a rappresentare un momento o una scena di un altro tempo con un’altra compagnia di attori”.

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