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Cultura e società

Perché gli adolescenti non amano i libri? Disabitudine alla lettura

Perché gli adolescenti non amano i libri? Disabitudine alla lettura

“In Italia il 44% degli studenti delle scuole superiori non raggiunge un livello di accettabilità in Italiano (nel 2019 era il 35%). Questa è solo una delle tante drammatiche evidenze dei test Invalsi edizione 2021”. L’incidenza della Dad in questo anno e mezzo di Covid è stata sicuramente rilevante, non a caso secondo le indagini del Laboratorio Adolescenza – Iard, oltre il 45% degli studenti superiori e circa il 40% delle scuole medie hanno indicato come maggior problema della Dad (non legato ad aspetti tecnici) il seguire e comprendere le lezioni. Ma il problema relativo alla conoscenza della lingua italiana, risale a molto prima del Covid con alla base una povertà di linguaggio inquietante. “Secondo il linguista Tullio De Mauro gli adolescenti italiani utilizzerebbero, nel loro linguaggio abituale, non più di 300 parole”. Questo deriva principalmente da una crescente disabitudine alla lettura: sono in diminuzione anche i dati sui consumi di libri degli studenti. A riguardo, lo confermano ancora dati d’indagine del Laboratorio Adolescenza – Iard: “Quanti libri NON scolastici leggi in un anno? Se si esclude un 15% di grandi lettori che afferma di leggere, ogni anno, più di sei libri non scolastici, le evidenze sono drammatiche. Il 65% degli studenti delle scuole superiori confessa che nell’ultimo anno non ha letto alcun libro, o al massimo uno o due. Dato in netto aumento rispetto solo al 2020 (i non lettori riguardavano il 59,7%)”. Eppure, l’anno della Pandemia, tra i rari e sottili benefici prodotti, ha dotano il tempo: un tempo lungo e vuoto da poter insegnare ad organizzare in modo vantaggioso e soddisfacente. Gli adolescenti sono abituati ad un mondo essenziale dato da stimolo-risposta che attraverso il processo mediatico ha ridotto al minimo la comunicazione, la riflessione e l’ampliamento di pensiero. Il breve e istantaneo “messaggio whatsapp”, l’emoticon ed il “like” rappresentano i mezzi comunicativi più veloci ed “efficaci” utilizzati, senza i quali i giovani d’oggi non riuscirebbero a vivere. L’utilità da loro percepita è ricevere una risposta immediata e non scontrarsi con l’elaborazione di un pensiero che comporterebbe riflessione e movimento interno emotivo. In questo modo anche l’emozione è attivata da pulsanti rapidi che fingono un apparente appagamento. La lettura e il tempo per la lettura, d’altro canto, spingono ad un’elaborazione più lunga e profonda, a volte dolorosa, ma pur sempre liberatoria, attraverso cui la propria personalità prende forma, si incastra nel mondo, si confronta, si riconosce, muta. Tuttavia leggere non è un istinto innaturale e non per tutti rappresenta un’esigenza e/o un piacere scontato se non viene coltivato, fatto conoscere, apprezzare, appassionare. L’educazione alla lettura parte dall’adulto e va ben oltre il rendimento scolastico, la valutazione delle capacità cognitive e l’apprendimento: educare alla lettura significa educare all’indipendenza e alla libertà di scegliere, di decidere, di perdersi e ritrovarsi. Leggere rappresenta il cibo per la mente più ricco che si possa avere e ricevere, e collaborare nel trasmettere la passione alla lettura diviene uno dei gesti d’amore più autentici che si possa fare. “Una casa senza libri è come una stanza senza finestre” spiegava il grande Marco Tullio Cicerone. L’esempio è alla base dell’educazione: osservare un genitore leggere, passeggiare tra le librerie della propria casa, avere la possibilità sin dall’infanzia di afferrare i libri presenti in stanza e poterli sfogliare è il contesto migliore da costruire per il fanciullo. Incoraggiare alla lettura come pratica quotidiana e momento di condivisione fin dalla prima infanzia, trasformare il “momento lettura” in una scoperta di piacere e non di costrizione, regalare libri, accompagnare a scegliere libri, costruire giochi e attività stimolati da una narrazione, creare un ambiente riservato al relax della lettura, partecipare e proporre percorsi di lettura collettiva o di ascolto nel gruppo classe e di amici, sono tutti spunti ai quali dedicarsi per la crescita del bambino e formazione del ragazzo in una collaborazione educativa tra esterno-interno, insegnante-genitore.“Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra, che già viviamo, e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi”. (Cesare Pavese)

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