I libri che liberano le tue emozioni

immunizzazione

Le falle dell'immunizzazione e della cattiva informazione. Grimaldi (Ucdl): «Dove sono le Linee guida per i vaccinati positivi al Covid?»

Nel mondo distopico 'immunizzare' è sinonimo di 'vaccinare'. In una lettera indirizzata alla procura di Potenza il padre di un assistito ricoverato all'Istituto di riabilitazione dei "Padri Trinitari" di Venosa ripercorre le principali tappe della vicenda: «Tutta la struttura, tutti senza eccezioni avevano la doppia dose vaccinale - nonostante ciò - è arrivata la notifica che avrei mai voluto giungesse del ricovero d'urgenza nell'ospedale San Carlo di Potenza»

Le falle dell'immunizzazione e della cattiva informazione. Grimaldi (Ucdl): dove sono le Linee guida per i vaccinati positivi al Covid?

«Ci arrivano numerose richieste di assistenza sia da parte di pazienti vaccinati sia da parte di pazienti non vaccinati: ad oggi non esistono le Linee guida per il trattamento del paziente vaccinato positivo al Covid ed è molto grave in quanto alcune persone necessitano - pur da vaccinate - di essere trattate adeguatamente nel caso di severe cariche virali ed è importante intervenire nelle prime 72h per evitare un peggioramento del quadro clinico». Questo punto è di ovvio interesse: «Per il ministero della Salute - prosegue Grimaldi - il vaccinato non dovrebbe avere bisogno di terapie domiciliari precoci e invece talvolta ha addirittura bisogno di essere ospedalizzato. Su questo aspetto non abbiamo avuto ancora alcuna risposta dal ministero»

Del reale significato e dell'uso improprio e reiterato del verbo 'immunizzare' se ne sono perse ultimamente le tracce e talvolta è necessario anche salvare la lingua italiana. «Rendere immune da una malattia»: è la definizione tanto semplice quanto efficace fornita dalla Treccani e nel mondo distopico 'immunizzare' è sinonimo di 'vaccinare', pur essendo stato ampiamente dimostrato che il ciclo vaccinale non è garanzia di immunità, può, talvolta in un determinato arco temporale, prevenire gravi conseguenze rispetto all'infezione ma non può prevenire l'infezione in quanto tale. La cronaca - infatti - fornisce quotidianamente casi di focolai all'interno di comunità e di luoghi di lavoro che, tendenzialmente, dovrebbero essere 'immuni' rispetto al Covid19. Particolarmente significativo è il recente cluster riscontrato all'interno dell'Istituto di riabilitazione dei "Padri Trinitari" di Venosa in provincia di Potenza. In una lettera indirizzata alla procura di Potenza il padre di un assistito ripercorre le principali tappe della vicenda: «Tutta la struttura, assistiti, assistenti, operatori, dirigenti, tutti, senza eccezioni, hanno ottenuto la doppia dose vaccinale - nonostante ciò - è arrivata la notifica che avrei mai voluto giungesse del ricovero d'urgenza nell'ospedale San Carlo di Potenza». E prosegue: «Il ceppo virale e' stato in grado di bypassare una protezione vaccinale dovunque protettiva e li', solo li', inefficiente e inefficace». Per tale motivo, la missiva esortava il Ministero della Salute, la Regione Basilicata e l'Azienda sanitaria di Potenza di istituire una "commissione qualificata, terza ed obiettiva", per: «Accertare e dare risposte, dal momento che sono numeri che insospettiscono dal punto di vista epidemiologico, sconcertano sotto l'aspetto matematico-statistico, terrorizzano dal punto di vista umano». Il ciclo vaccinale e il contestuale rilascio della certificazione verde, pertanto, con buona pace del mainstream mediatico, oltre a non certificare forma alcuna di immunità produce anche l'effetto opposto: spasmodica voglia di riappropriarsi delle vecchie abitudini, tralasciando il così detto "galateo pandemico", ovvero quelle norme comportamentali di buon senso che abbiamo in questi quasi due anni imparato bene a conoscere. Il Green pass, per citare il coro unico della politica e dei principali media è stato concepito come uno strumento: «Per restituire la libertà». Libertà di lavorare, viaggiare, effettuare l'iscrizione in palestra o di cenare nella saletta del ristorante, ma certamente - a differenza numerosi Paesi europei - è stato partorito frettolosamente in maniera lacunosa e stringente. Non a caso in determinati luoghi, strutture o aziende il Green pass post vaccinazione non è sufficiente, come sottolineato ieri sera nel corso della trasmissione 'Quarta Repubblica' da Daniele Capezzone: «Siamo vaccinati e Greenpassati, ma per entrare in questo studio abbiamo dovuto fare un tampone perchè il pezzo di carta è una presa per i fondelli». «Serve la sostanza», tuona Capezzone. Sul punto Erich Grimaldi, presidente dell'Ucdl e del Comitato Cura Domiciliare Covid19 afferma che: «Il Green pass è uno strumento politico e non sanitario che erroneamente tende a garantire la nota immunità anche a chi ha ricevuto solamente la prima dose o addirittura a chi è già guarito dal Covid ma è egualmente esposto al rischio di un nuovo contagio. Più sicuro ed efficace - prosegue Grimaldi - è il Green pass di 48h, quello ottenuto a seguito di un tampone. Chi si è sottoposto ad un tampone ha la certezza di essere negativo e paradossalmente potrebbe correre maggiori rischi di contagio circondato da persone che hanno il Green pass ottenuto a seguito di vaccinazione. Lo screening è fondamentale ed è risaputo che i possessori di Green pass tendono ad abbassare l'attenzione comportamentale e si espongono a maggiori pericoli frequentando luoghi ove è previsto loro accesso, dal cinema allo stadio. A questo strumento si è arrivati in maniera poco leale e trasparente. Non si è mai parlato di terapie domiciliari precoci ed oggi, addirittura, si afferma anche che queste non siano mai esistite, nonostante abbiamo curato migliaia di pazienti». È lo stesso Grimaldi a parlare della scorretta campagna d'informazione: «Per alcune testate noi siamo quelli che propongono l'alternativa alle vaccinazioni, non è assolutamente vero in quanto abbiamo iniziato ad attenzionare il tema delle cure domiciliari precoci già dal mese di marzo del 2020, quando ancora non si parlava dell'odierna campagna vaccinale. Non abbiamo mai avuto la possibilità per emergere in termini mediatici nonostante gli ottimi risultati raggiunti dal comitato, nonostante il nostro gruppo crescesse di giorno in giorno arricchendosi di qualificati professionisti: medici, farmacisti, psicologi, biologi, fisioterapisti, infermieri. Domando: perchè non sono state approfondite le nostre esperienze, effettuando studi randomizzati sui farmaci utilizzati in fase precoce? Con alcuni strumenti ufficiali ho provato a mettermi in contatto con il ministero della Salute e con l'Aifa ma sembrava quasi che non ci fosse alcun interesse. I nostri medici - però - hanno curato e assistito migliaia di pazienti da casa. E noi abbiamo portato avanti importanti battaglie legali. Dal mese di dicembre del 2020 abbiamo iniziato ad ottenere alcuni riscontri con Mediaset ed abbiamo avuto la possibilità di esporre le nostre esperienze e di estendere il nostro raggio d'azione. E dal servizio pubblico?: «Dalla Rai, invece, un silenzio assordante, come ben sappiamo, è partecipata al 99,56% dal ministero dell'Economia e delle Finanze ed è per ovvie ragioni espressione del governo, rispondendo ad un determinato indirizzo politico. Secondo la riforma del 2015, il consiglio di amministrazione della Rai è composto da 7 membri: quattro nominati da Camera e Senato, due dal governo e uno dall'assemblea dei dipendenti». Grimaldi è categorico: «La scarsa e cattiva informazione ci ha arrecato un notevole danno, il comitato cura domiciliare Covid19 non è assolutamente contrario ad una campagna di vaccinazione, effettuata con trasparenza e lealtà, ma sostiene che da sola non è sufficiente perchè il vaccino non immunizza e le cure domiciliari precoci sono fondamentali. Ci arrivano numerose richieste di assistenza sia da parte di pazienti vaccinati sia da parte di pazienti non vaccinati: ad oggi non esistono le Linee guida per il trattamento del paziente vaccinato positivo al Covid ed è molto grave in quanto alcune persone necessitano - pur da vaccinate - di essere trattate adeguatamente nel caso di severe cariche virali ed è importante intervenire nelle prime 72h per evitare un peggioramento del quadro clinico». Questo punto è di ovvio interesse: «Per il ministero della Salute - prosegue Grimaldi - il vaccinato non dovrebbe avere bisogno di terapie domiciliari precoci e invece talvolta ha addirittura bisogno di essere ospedalizzato. Su questo aspetto non abbiamo avuto ancora alcuna risposta dal ministero. Presto sarà pubblicato un primo studio retrospettivo (attualmente in peer review), da parte del prof. Serafino Fazio, membro del nostro consiglio scientifico, che dimostrerà l’importanza dell’approccio terapeutico in fase precoce, ai primi sintomi, senza alcuna vigilante attesa». In questo scenario le scuole - anche esse con le dovute contraddizioni - hanno da poco riaperto e solo un anno fa il ministro Speranza annunciava sui social la sua fatica letteraria: perchè (non) siamo guariti?

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

edizione digitale

Insert these parameters on configuration: newsstand_link, newsstand_title

Il nostro network