L'intervista
30.09.2022 - 17:03
Donato Pessolano
«Era una sfida difficile, contro partito molta radicati sul territorio, di governo e con il vento in poppa nei sondaggi nazionali. Abbiamo fatto il possibile nelle condizioni date: un mese scarso di campagna elettorale per una lista ed un progetto politico nato in poche ore», commenta dopo il voto il segretario lucano di Azione Donato Pessolano.
Segretario c'è rammarico per la non elezione di almeno un parlamentare?
«La forza del nostro programma e dei singoli candidati, mi riferisco certamente al nostro candidato al Senato Pittella, oggi dirigente nazionale di Azione, ci ha però consegnati un risultato senza precedenti nella storia politica lucana. Raggiungere il 12% in così poco tempo è un fatto enorme che ci permette di essere forza centrale nell'agorà politica della Basilicata e modello in Italia. È stata la nostra prima campagna elettorale ma, a differenza di altri, non sarà l’ultima».
Appunto, parliamo di Basilicata. Prossima sfida le regionali? Giocate per vincere?
«Ovviamente si, lo dico senza troppi giri di parole. Chi mi conosce sa bene che non amo troppo il politichese. Vogliamo però aprire il cantiere di una nuova area politica che sappia riunire i riformisti, democratici e liberali lucani. Donne e uomini delle istituzioni, della società civile e della politica che vogliono lavorare sul serio per la Basilicata. La nostra Regione ha bisogno di un governo autorevole ed una prospettiva di rilancio necessaria per farla uscire dal cono d'ombra in cui l'inesperienza del governo Bardi l'ha collocata. Su questo punto, che è già un programma politico, sono sicuro che incontreremo i favori e l'impegno di moltissimi lucani».
Anche lei vuole un campo largo come il segretario del Pd?
«No, e mi spiego. La nostra intenzione, come Azione Basilicata, è di dare alla Basilicata una classe dirigente competente che sappia affrontare i problemi irrisolti, dalla sanità al lavoro, senza però prendere in giro i lucani con le mirabolanti promesse elettorali tipiche delle forze politiche irresponsabili e populiste. Per fare questo dobbiamo andare oltre il nostro stesso perimetro, chiamare all’azione – mi conceda questo gioco di parole – le migliori esperienze e le intelligenze più vive della regione. Superando anche gli unitili steccati identitari che vanno bene per chi vive di nostalgie e non riesce a proiettarsi verso il futuro. Ci sono sindaci, amministratori locali a vario livello, intellettuali, donne e uomini dei settori produttivi e del lavoro che sono pronti a dare una mano per il bene della Basilicata».
Sul Pd però non ha risposto.
«Cosa vuole che le dica, è evidente a tutti che la deriva populista dei democratici lucani ha portato quel partito a perdere consensi e dirigenti. L’aver abbandonato il profilo riformista per quello grillino ha svuotato il Pd della propria identità, la stessa che lo ha caratterizzato come forza di governo per un lungo periodo. Per questo serve altro».
E cosa?
«La dirò con uno slogan: finito il “Partito Regione” bisogna costruire oggi il “Partito per la Regione”, un luogo di comunità differente che assuma la responsabilità ed il peso del governo della maggiore istituzione lucana e dei nostri comuni. La crisi energetica, l’attuazione del PNRR, le vertenze aziendali aperte e le liste d’attesa lunghissime per cure e diagnosi sono questioni troppo serie che hanno bisogno di risposte urgenti che tardano ad arrivare».
Un vasto programma, da fare con Italia Viva?
«Certo, ma non solo. Il dialogo sarà aperto a tutti, anche al Pd se si darà un profilo riformista. Con gli amici di Italia Viva abbiamo in animo di dare un seguito concreto a questa esperienza della campagna elettorale. Chiaramente seguiremo quelle che saranno le indicazioni nazionali, ma in Basilicata partiamo già avvantaggiati avendo un’agenda politica riformatrice comune».
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